2021-02-21
Il reddito di cittadinanza ingrassa la mafia
Individuate dalla Gdf di Palermo 145 persone con precedenti gravi condanne che hanno percepito il sostegno non avendone diritto. Segno di quanto sia facile bucare il sistema. Quest'anno l'aiuto è già stato revocato a 15.000 famiglie contro le 20.000 di tutto il 2020.Le falle nei meccanismi che permettono l'accesso al reddito di cittadinanza sono sempre più ampie, tanto da aver permesso a condannati per mafia palermitani, e perfino a boss molto noti, di ottenere il bonus voluto dal Movimento 5 stelle. E anche se a gennaio, stando ai dati dell'Inps, 15.000 famiglie hanno perso il beneficio perché non in regola, il popolo dei furbetti sembra essere ancora folto, come dimostrano le inchieste giudiziarie. Ieri i finanzieri del comando provinciale di Palermo ne hanno individuati 145 che erano riusciti a incassare il reddito di cittadinanza nonostante pesanti condanne per mafia. Sono stati denunciati con l'accusa dichiarazioni mendaci e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L'inchiesta ha coinvolto circa 1.400 pratiche del reddito di cittadinanza, tra le quali sono stati selezionati coloro che a partire dal 2009 hanno subito condanne definitive per reati che impediscono di ottenere il sussidio. Incrociando i dati, gli investigatori della Guardia di finanza hanno scoperto che gli indagati, a volte in prima persona ma spesso attraverso i propri familiari, avevano omesso l'esistenza dei precedenti penali. E non di precedenti di poco conto: si va dall'associazione a delinquere di stampo mafioso (il 416 bis del codice penale) a reati come l'omicidio, l'estorsione, la rapina, il traffico di droga, il trasferimento fraudolento di beni, la detenzione di armi. Il comune denominatore, si è scoperto, è che tutti i reati commessi erano aggravati dal metodo mafioso. Sono saltati fuori anche un paio di condannati per scambio elettorale politico mafioso. Ci sono appartenenti alle famiglie mafiose della Kalsa e della Resuttana (quartieri di Palermo), e dei Comuni di Passo di Rigano, di Partinico e di Carini. Affiliati ai clan degli Inzerillo e dei Lo Piccolo. Tra i denunciati ci sono, per esempio, Antonino Lauricella, detto U' Scintilluni, che sulla sua card si è visto accreditare oltre 7.000 euro, e la postina del clan Maria Vitale (stando all'accusa portava i messaggi all'interno e all'esterno del carcere), figlia di Leonardo, che per l'antimafia è il boss di Partinico. Ci sono Bartolo Genova, che era considerato il capomandamento della Resutanna, Alessandro Brigati, presunto affiliato al clan Vitale di Partinico, e Domenico Caviglia, che ritirava i piccioli (i soldi) dagli imprenditori vittime di Salvatore Lo Piccolo, il capomafia di San Lorenzo. La Guardia di finanza ha quantificato in circa 1 milione e 200 mila euro le somme percepite a partire dal 2019. E sono scattati i sequestri sui conti di 26 indagati, per un ammontare complessivo, però, di oltre 70.000 euro. «L'ennesima scoperta che decine di boss condannati percepiscano il reddito di cittadinanza impone una riflessione seria», ha commentato sdegnata Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della fondazione intitolata al magistrato ucciso da Cosa nostra nel 1992. Ma Maria Falcone non si è limitata a commentare la notizia. È entrata nel merito, perché «è evidente», ha aggiunto, «che il meccanismo dell'autocertificazione e l'assenza di controlli preventivi non garantiscono che il beneficio economico pensato per sostenere persone bisognose vada a chi non lo merita e finanche a chi ha commesso reati gravi come quelli di mafia». Poi, la stoccata: «Stupisce che con gli strumenti tecnologici oggi a disposizione, che consentono di incrociare i dati delle diverse amministrazioni dello Stato, si arrivi ad accertare irregolarità di questa gravità solo dopo molto tempo». Ovvero quando i fondi percepiti sono ormai spariti o, comunque, molto difficili da recuperare. «Leggere tra gli elenchi dei percettori del reddito di cittadinanza nomi di mafiosi che già mio fratello aveva indagato oltre 30 anni fa», ha concluso Maria Falcone, è avvilente e certamente non fa bene alla credibilità delle istituzioni». Sprezzante anche il commento di Rita dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto, ucciso il 3 settembre del 1982: «È strano che con quei numeri nessuno avesse capito quello che stava accadendo». Ma ieri, oltre all'indagine palermitana, più eclatante per i numeri ma soprattutto per i nomi dei boss coinvolti, altre due inchieste hanno fermato i soliti furbetti: a Comacchio (Ferrara) otto famiglie avevano intascato circa 9.000 euro combinando il reddito di cittadinanza con il sussidio per gli affitti e altri benefit; a Lecce invece i denunciati per aver dichiarato il falso sono 12. Numeri che andranno ad accrescere la statistica del calderone di chi ha perso il beneficio. I dati Inps aggiornati al mese di gennaio 2021 indicano come percettori del reddito di cittadinanza 1,2 milioni di nuclei familiari, con 2,8 milioni di persone coinvolte (e un importo medio a nucleo pari a 573 euro). Ma indicano anche un dato impressionante: il bonus è stato revocato a 15.000 nuclei familiari per mancanza di uno dei requisiti, prevalentemente per dichiarazioni non conformi rispetto ai redditi da attività lavorativa e al patrimonio immobiliare. In tutto il 2020 erano stati 20.000. Numeri che dimostrano forse un maggior controllo ma anche quanto sia facile riuscire a bucare il sistema. Con buona pace dei grillini.
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