2020-09-30
Il reddito di cittadinanza ha fallito: non serve a combattere la povertà
È il lavoro la prima forma di risposta al bisogno, non il welfare sbagliato e inefficiente.Come si fa a vedere se un provvedimento del governo a favore dei più disagiati funziona o no? C'è un metodo infallibile. Se si trasforma in una amaca per i destinatari, allora vuol dire che ha fatto fiasco, se - invece - si trasforma in un trampolino, l'esperimento può considerarsi riuscito. A oggi, il reddito di cittadinanza, per chi ne ha usufruito è stato una amaca. Sul trampolino ci sono finiti i soldi che abbiamo buttato in aria. È la differenza che c'è tra lo Stato sociale e lo Stato assistenziale. Spinta al lavoro il primo, sofà, divano o canapè, il secondo.Del resto, se uno lo metti su un'amaca a bordo piscina, secondo voi, comincia a farla dondolare per fare poi un doppio carpiato con triplo salto mortale, o si addormenta e si sveglia con la bolla al naso e un po' di bavetta? Che schifo, lo so, ma che ci dobbiamo fare, la carne è debole. Ora, se a uno dài dei soldi e non lo stimoli a far qualcosa, secondo voi che farà? Andrà in giro dalla mattina alla sera a cercare un lavoro, o andrà in giro per il salotto tra tv, birra e noccioline?Come sosteneva, infatti, Marco Biagi, il lavoro è la prima forma di risposta al bisogno. E non è una sola questione di soldi. È che nel lavoro la persona dovrebbe sviluppare sé stessa, i propri talenti. Non si deve essere liberati dal lavoro, come sostiene Beppe Grillo, in una delle sue tante idee strampalate, prive di radici e di futuro, si deve semmai essere liberati nel lavoro. E liberati dal bisogno, tramite il lavoro stesso.Detto questo, dopo i primi 18 mesi che il reddito di cittadinanza è in funzione, i dati parlano chiaro. Un vero e proprio fallimento, almeno dal punto di vista principale che era quello di dare una mano ai disoccupati privi di un reddito - e combattere così la povertà, obiettivo sanissimo -, ma in vista di un nuovo avviamento al lavoro, in modo tale da rendere quelle persone autonome e, per ciò, ridare loro la dignità che viene solo dall'essere in grado di farcela da soli a guadagnare il necessario per mandare avanti sé stessi e una famiglia. E invece no. Un milione e 300.000 circa la famiglie beneficiarie del reddito, 3 milioni le persone interessate, 196.000 i contratti di lavoro sottoscritti, soprattutto passando da canali esterni ai servizi pubblici.E i 3.000 navigator, quelli che avrebbero dovuto aiutare i percettori di reddito a trovare un lavoro? Sarebbe come aver assunto dei falegnami e non averli dotati, almeno, di una sega. O, che so?, di un martello, di chiodi, colla, pialla, lima. Come farebbero a fare un mobile? Lo stesso per questi navigator: come fanno a far incontrare chi offre e chi cerca lavoro? L'app messa a punto dall'Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro), quella che coordina i Centri dell'impiego, non funziona, le regioni vanno per conto loro, è tutto un gran casino. La verità è che non si deve far partire un'iniziativa così importante senza averla provata. Non si va a fare una corsa in bicicletta senza aver oliato la catena e gonfiato le gomme. Non si iniziano a pendere soldi pubblici senza una ragionevole certezza di riuscire. Nessuno chiede i risultati il giorno dopo, ma responsabilità e competenza il giorno prima. Questo, almeno, sì.Io non penso che la logica del Reddito di cittadinanza sia sbagliata, ma in astratto non significa niente. A forme di intervento per i più svantaggiati ci aveva pensato anche il padre del liberismo del Novecento, Milton Friedman. In Italia, buona parte del debito pubblico, è stato accumulato perché sperperato in forme di welfare sbagliate, inique e inefficienti, nelle quali l'unica cosa certa era lo scambio tra spesa pubblica e ricerca del consenso elettorale. È questa l'intenzione degli inventori del Reddito? Se no devono dimostrarlo immediatamente cambiandolo da amaca a trampolino. E qualche testa non salta mai?
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.
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