2021-11-25
Il re del risparmio che rivoluzionò le banche
Il fondatore di Mediolanum è morto ieri a 81 anni. Figlio di un mediatore di bestiame, creò un gioiello da 3 milioni di utenti con l’aiuto di Berlusconi, precorrendo l’home banking. Umanista, rimborsò i suoi clienti dopo il crac Lehman. Amava dire: «C’è anche domani»Alla fine di settembre la malattia l’aveva spinto a fare un passo indietro e aveva lasciato la presidenza: «Superata la soglia degli 80 anni», aveva detto, «penso sia venuto il momento di ridurre almeno in parte il mio impegno quotidiano». Ennio Doris, geniale fondatore di Banca Mediolanum e tra i grandi protagonisti della finanza, è morto di cancro poco dopo le 2 della scorsa notte. L’annuncio è stato dato ieri mattina dalla moglie Lina Tombolato e dai due figli, Sara e Massimo, il suo successore alla guida dell’istituto. Padovano di Tombolo, la cittadina dov’era nato il 3 luglio 1940, Doris era figlio di un mediatore di bestiame e quasi sicuramente avrebbe seguito le orme del padre se, da bambino, non si fosse ammalato di nefrite: quella malattia lo aveva avvicinato ai libri e spinto a studiare. Il suo primo impiego era stato alla Banca Antoniana di Padova. In quell’istituto, nei primi anni Sessanta, Doris aveva presto capito che il crescente e prudente risparmio degli italiani meritava di essere più valorizzato. Così era divenuto promotore finanziario per Fideuram e nel 1971 era entrato nel gruppo Ras, dove si era occupato di fondi d’investimento e aveva fatto una rapida carriera.La sua vita, però, era stata travolta attorno ai 40 anni dall’incontro con Silvio Berlusconi. Nel maggio 1981, intervistato dal mensile Capital, il Cavaliere aveva lanciato un appello-sfida allo spirito imprenditoriale degli italiani: «Se qualcuno ha un’idea, mi venga a trovare», aveva proposto, «e se è buona ci lavoreremo assieme». Tra i primi a raccogliere il guanto era stato proprio Doris, che aveva incontrato Berlusconi e gli aveva proposto il suo pallino di sempre: creare una rete indipendente per la raccolta e la gestione del risparmio. Pochi mesi dopo, nel 1982, era socio al 50% della Fininvest berlusconiana nella neonata Programma Italia, la prima rete di consulenti globali nel settore del risparmio. Quella piccola società nel 1997 sarebbe stata ribattezzata Mediolanum: oggi ha quasi 3 milioni di clienti, gestisce oltre 104 miliardi di euro e in Borsa ne capitalizza più di 6,5. È un gioiello che nei primi nove mesi del 2021 ha prodotto un utile netto record di quasi 376 milioni. Uomo di marketing, oltre che d’impresa, Doris ha sempre vissuto di ottimismo e di conoscenza del mercato: «Nel lungo periodo», questo era il suo mantra, «la Borsa ha sempre guadagnato». Era anche un perfezionista. Di lui Giuliano Ferrara ha scritto: «Ama arredare case e uffici curando ogni particolare: dai mobili ai quadri, dalle foto in cornice ai fiori, alle luci studiate in un certo modo». Era soprattutto un visionario, uno che ha sempre saputo giocare d’anticipo. Del resto, è stato proprio Doris a inventarsi la figura dei «family banker», i promotori finanziari a tutto campo di Mediolanum (oggi sono più di 5.200), il cui ruolo è stato centrale nell’impetuoso sviluppo dell’azienda. È stato Doris a importare dagli Stati Uniti l’uso delle grandi convention per celebrare successi e galvanizzare collaboratori. Passo dopo passo, è stato sempre lui a rivoluzionare il rapporto con clienti, creando la prima banca senza sportelli. Dieci anni fa, Doris prevedeva: «Le banche faranno la fine delle cabine telefoniche. A che cosa servono, se non c’entra nessuno? Ma il fattore umano non sparirà mai». Così è stato l’antesignano dell’home banking, prima con i collegamenti via telefono e poi con l’online. Per cultura, oltre inclinazione caratteriale, era decisamente un imprenditore-umanista, cui perfino i più agguerriti concorrenti hanno sempre riconosciuto una correttezza calvinista. Nel 2008, quando il crac dell’americana Lehman Brothers causò danni immensi alla finanza globale, fu probabilmente il solo azionista di banca al mondo a decidere di risarcire fino all’ultimo euro le perdite subite dai suoi clienti rimasti scottati o bruciati da quel fallimento: «Dovevamo dimostrare al mercato di essere diversi», spiegò, ricordando che «per qualsiasi impresa la reputazione è tutto». L’identificazione tra Doris e la sua creatura, del resto, era totale: il volto del finanziere era divenuto famoso, anni fa, proprio grazie al riuscitissimo spot televisivo in cui tracciava con un bastone un cerchio sulla sabbia bianca, pronunciando la frase «la banca costruita intorno a te». Il motto che più di ogni altro racconta quale fosse la sua visione esistenziale, però, era un altro: «C'è anche domani». Raccontava di essere rimasto colpito da quelle quattro parole che suo padre Alberto - come lui appassionato di ciclismo - aveva pronunciato dopo una cocente sconfitta di Fausto Coppi in una tappa di chissà quale giro d’Italia degli anni Cinquanta. Era ancora un ragazzino, Doris, ma quel «c’è anche domani» era divenuto il suo personalissimo brocardo. Dote anomala in un banchiere, era anche un uomo generoso. Nel 2002 aveva voluto creare la Fondazione Mediolanum, una onlus a sostegno dell’infanzia. Faceva anche molta beneficenza. Nel 2020 aveva regalato 5 milioni alla Regione Veneto per combattere il Covid. E aveva un carattere sensibile. Gli piacevano molto giardini e piante, e riconosceva ogni specie di albero e di fiore, che indicava con il nome latino. Ieri, per tutto il giorno, si sono inanellate le dichiarazioni di cordoglio. Silvio Berlusconi, che di Doris è stato amico fraterno per 40 anni, l’ha definito «un grande uomo, un grande imprenditore, un grande patriota, un grande italiano». Marina Berlusconi, da presidente di Fininvest, l’ha ricordato come «un imprenditore geniale, il più corretto e leale dei partner, cui tutto il gruppo deve moltissimo», e ne ha sottolineato «la generosità, la capacità, rara, di costruire dal nulla uno dei principali gruppi italiani senza perdere la genuinità e l’entusiasmo degli inizi». Antonio Patuelli , presidente dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane, ha detto: «Conserverò il ricordo forte dei nostri dialoghi sulla cultura e sulle regole del mercato, per la crescita economica e sociale in una democrazia libera». I funerali di Doris saranno celebrati sabato 27 novembre alle 14,30 nella chiesa di Sant'Andrea apostolo, a Tombolo. L’estremo omaggio alle sue radici.
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