2020-10-24
Il processo contro Eni nel pantano. La Nigeria cambia ancora avvocati
Scelto lo studio Franklin Wyatt per modificare la strategia. Forse si cerca la trattativa.Mentre in Nigeria montano per le strade le proteste contro il presidente Muhammadu Buhari e le sue squadre speciali di polizia, il nuovo ministro del petrolio Timipre Sylva ha deciso di assumere una nuova società di consulenza legale sul caso Opl 245, il giacimento petrolifero al centro di un processo dove Eni e Shell sono imputate per corruzione internazionale. A darne notizia è Bloomberg che, citando una lettera di fine giugno, spiega l'accordo con la Franklin Wyatt di Londra, per rappresentare e consigliare il governo in «questioni commerciali e legali in sospeso» proprio sulla licenza di estrazione petrolifera Opl 245. Gli avvocati arruolati dal governo nigeriano in questi anni non si riescono più a calcolare sulle dita di una mano. Nel processo in corso a Milano, infatti, il primo a essere assunto nel 2017 fu un legale napoletano di origine nigeriane, Hillary Sedu, a cui poi fu tolto il mandato. Poi la pratica passò allo studio legale Carponi Schittar di Venezia, quindi è finita nelle mani dell'avvocato milanese Lucio Lucia che tutt'ora sta seguendo le ultime udienze processuali. Non solo. A livello internazionale la Nigeria ha anche arruolato lo studio Johnson & Johnson, dove il titolare è Babatunde Olabode Johnson che si fa coprire le spese legali dalla società anonima americana Poplar Falls, fondata nel 2016 nel Delaware dal fondo off shore Drumcliffe partners del Maryland. A quanto apprende la Verità, la scelta del nuovo studio legale Franklin Wyatt sarebbe una mossa del governo nigeriano per trattare con Eni in vista soprattutto della scadenza della licenza su Opl 245, ormai vicina, prevista nel maggio del 2021. Del resto la Nigeria ha avuto in questi anni comportamenti molto altalenanti nel processo. All'inizio sembrava non ci fosse intenzione di costituirsi parte civile, poi invece è stata portata avanti, tanto che il 9 settembre proprio Lucia ha chiesto, in quanto legale di parte civile, un risarcimento del danno da 1 miliardo e 92 milioni di dollari per la presunta corruzione di Eni e Shell. In sostanza, oltre al processo, che è ormai alle battute finali e dove gran parte delle accuse sono state smontate dalle difese, c'è il destino del giacimento Opl 245, sui cui Eni e Shell hanno già investito più di 2 miliardi di dollari, tra acquisto e inizio delle esplorazioni. Ora è tutto fermo. E nel maggio del 2021 gli accordi potrebbero decadere. L'idea non deve piacere al governo nigeriano, anche perché secondo uno studio fatto dall'Università di Tor Vergata per verificare l'impatto di Opl 245 sull'economia nigeriana, nell'arco dei 25 anni il progetto potrebbe aiutare notevolmente le casse statali di Abuja. Secondo la facoltà di Economia dell'ateneo di Roma, infatti, il giacimento potrebbe generare «un incremento cumulato del Pil nigeriano di 41 miliardi di dollari a prezzi costanti 2011, ossia un valore medio annuo di 1,64 miliardi di dollari, con un rendimento del capitale del 32%». Per di più «l'accordo per l'acquisizione dei diritti di esplorazione garantirebbe allo Stato nigeriano l'incasso immediato del signature bonus di 200 milioni di dollari e risolverebbe numerosi contenziosi tra le società e il governo di Abuja. Eni calcola che ci potrebbero essere grandi benefici per l'indotto, come 200.000 nuovi posti di lavoro e un incremento del consumo alimentare delle famiglie più povere valutato in oltre 107 milioni di dollari. In sostanza il presidente Buhari - che in questi anni ha provato sia alla corte di Londra sia alla Sec americana, di rivalersi senza successo contro Eni e Shell - ora potrebbe cambiare un'altra volta strategia. Così visto l'andazzo del processo almeno ci sarebbe aperta una finestra di dialogo. Gli avvocati di Londra sono stati arruolati per questo.
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