2020-11-15
Il problema non sono i brindisi saltati ma i settori che chiuderanno bottega
I mancati introiti di dicembre metteranno a rischio 460.000 imprese e 5 milioni di posti. Buco nella pubblicità da 300 milioni. E per Confcommercio il conto di un blocco totale può arrivare a 50 miliardi in un solo mese.Da (villa) Nazareth dove era chierichetto, Giuseppe Conte zio si è avviato con l'asinello sperando di scaldarsi col fiato del popolo bue. Per Natale ci promette presepe e astinenza. Babbo Natale in cassa integrazione ci costa almeno 30 miliardi in meno in un solo mese. A rischio 460.000 imprese e 5 milioni di posti. Conte prova coi ristori a reinterpretare Eduardo De Filippo di Natale in casa Cupiello: «Se ti do 100 lire ti piace o' presepe?». Gli italiani rispondo: no! Perché c'è una crisi che fa spavento! E ci si mettono anche i virologi a fare i profeti. Massimo Galli per difendere la sua idea di carcerazione ha detto: «Cari commercianti imparate a vendere su Internet». Come se scontrarsi con Jeff Bezos (Amazon) che non paga un euro di tasse o con Jack Ma che tiene in scacco perfino Xi Jinping (Ali Baba) per chi vende cravatte in galleria fosse semplice. Gli risponde Gabriel Meghnagi, di Confcommercio Milano: «Spieghi Galli a chi ha fatto di tutto per adeguare i negozi alle misure che devono vendere sul Web. È una beffa di cattivo gusto a chi dà lavoro a migliaia di persone e che ogni giorno lotta per resistere sul mercato a una situazione estrema. Caro Galli a Milano si dice Ofelé fa il to' mestè. Continui a fare il suo che è molto importante». Pure Conte è salito sul pulpito: «Pentitevi! Il Natale non è shopping, ma raccoglimento spirituale». Siamo alla farsa nell'Italia da colors disunited, tanto per non dispiacere ai Benetton, perciò Babbo Natale si vergogna di farsi vedere in tv. C'è un crollo degli spot natalizi: meno 24 per cento, 300 milioni persi in un mese di pubblicità. Saranno buoni i consigli per gli acquisti, ma sono i soldi che mancano. Parliamo di gratifiche natalizie. L'ammontare complessivo delle tredicesime sarebbe di 36 miliardi. Ma quest'anno a prenderla per intero saranno solo i dipendenti pubblici e i pensionati perché chi è in Cig avrà decurtazioni che possono arrivare fino al 60 per cento: dai 6 agli 8 miliardi in meno. Bloomberg ha stimato che l'Italia semichiusa costa solo di sussidi, cassa integrazione e bonus vari 10 miliardi al mese. Secondo Bloomberg questo stato di necessità si prolungherà fino a marzo il che significa 50 miliardi di costi vivi che sommati a quelli della prima chiusura rappresentano un esborso di 1.000 euro per ogni italiano. Senza considerare gli effetti economici. Tant'è che Bloomberg osserva: «Il lockdown è la misura più semplice, ma anche più onerosa; costava di meno costruire più ospedali e assumere più medici». Perché la cassa integrazione di Babbo Natale getterà il Paese sul lastrico sia dal punto di vista economico che sociale. I conti li ha fatti il Censis con Confimprese. La bolletta del Natale a porte chiuse è di 25 miliardi, ma la proiezione sull'anno è drammatica: il crollo dei consumi si attesterà sui 229 miliardi con 5 milioni di posti di lavoro volatilizzati. Solo la vendita «retail» (i normali negozi) ha perso 95 miliardi, il che significa 700.000 posti in meno. Per Confcommercio il conto del Natale bloccato è ancora più pesante: 30 miliardi se si va avanti con le regioni chiuse a scacchiera. Ma un blocco totale potrebbe portare il conto sopra i 50 miliardi in un solo mese. Se il ministro Roberto Gualtieri invece di genuflettersi all'Europa facesse due conti saprebbe che questo significa 120 miliardi di entrate fiscali in meno! E allora andiamo a vedere chi paga di più questo Natale ai tempi del virus che secondo i conti delle associazioni - da Confcommercio a Coldiretti - significa la morte di 460.000 imprese entro la fine dell'anno.1Agroalimentare. La stima è di una contrazione di consumi alimentari durante il 2020 di 30 miliardi. Per quel che riguarda la ristorazione e la spesa alimentare se ne vanno in fumo con la chiusura parziale per Natale 5,2 miliardi. A questi si aggiungono 1,2 miliardi di vino (più o meno il 10% del fatturato annuo) considerando che a dicembre si stappano 74 milioni di bottiglie di spumanti e che quest'anno si prevede una perdita del 70%. Il settore dolciario realizza a Natale circa un terzo del suo fatturato e ci sono aziende che vivono praticamente solo di panettone, pandoro - se ne vendono 70 milioni di chili - e cioccolato. Secondo la stima di Coldiretti Ixe si perderà anche il 50 per cento della vendita dei 6 milioni di chili di cotechini, zamponi e salumi.2Turismo. Il conto dice che solo a Natale si perderanno 4,1 miliardi. Nei primi dici mesi dell'anno si sono persi 48 miliardi di fatturato ed è a rischio la metà delle 600.000 imprese di settore.3Moda e abbigliamento. Il calo di fatturato è oggi di 29 miliardi, nel mese di dicembre si pensa che ci sarà un ulteriore crollo per 3 miliardi e in questo settore almeno 30.000 aziende tra produzione e distribuzione salteranno da qui a fine anno. Secondo Confcommercio escludendo l'alimentare il crollo dei consumi su base annua è stato di oltre 110 miliardi, le imprese a rischio chiusura a questo punto possono arrivare a 330.000.4Giocattoli. Dopo la prima chiusura di primavera in cui il settore aveva perso il 14 per cento c'è stato un rimbalzo del 12 per cento nei mesi estivi, ma ora la paura è tantissima. Secondo Assogiocattoli - riunisce circa 200 industrie del settore - a Natale si concentra il 38 per cento delle vendite di tutto l'anno. La chiusura significa perdere solo a Natale 750 milioni di euro. 5Artigianato. Secondo un rapporto Barometro Censis-Commercialisti sono a rischio con questo nuovo giro di vite circa 460.000 imprese al di sotto dei 500.000 euro di fatturato. I commercialisti dichiarano che 370.000 imprese hanno ridotto il fatturato di più del 50 per cento. A questo dato macro fa da conferma la sofferenza di luoghi emblematici. La chiusura dei mercatini di Natale porta a Bolzano 40 milioni di fatturato in meno a Trento 60 milioni di fatturato e a Napoli Gabriele Casillo a nome dei presepari di San Gregorio Armeno ha scritto al governo per dire: qui chiudiamo. Purtroppo come a casa Cupiello gli italiani rispondo: «Nun me piace o' presepe!».