2019-12-03
        Il premier invoca le regole ma «Le Iene» lo inchiodano. E ora rischia la cattedra
    
 
Nel giorno in cui l'ex avvocato del popolo richiama la Lega al galateo istituzionale, il programma Mediaset mostra le carte che smentiscono la sua versione sul caso Alpa.Le Iene azzannano in tv l'avvocato del popolo, che adesso deve difendere sé stesso. La notizia è arrivata alla fine di una giornata in cui era stato Giuseppe Conte ad azzannare. In Parlamento, dove era andato a rispondere sul caso del Fondo salva Stati, il presidente del Consiglio aveva accusato Matteo Salvini di spregiudicatezza e scarsa cultura delle regole, perché il capo della Lega si era azzardato a «insinuare» un tradimento del governo sul Mes, il meccanismo economico di stabilità. Ma prima ancora che arrivasse la replica dell'ex ministro dell'Interno alle bordate, è arrivata una nota della trasmissione tv in onda su Italia 1.Il comunicato della rete Mediaset annunciava che Le Iene avrebbero messo in onda un servizio con documenti inediti sulla carriera del professor Giuseppe Conte. In pratica, una lettera d'incarico dell'Autorità garante della privacy risalente al 2002, un testo che rappresenterebbe la prova del conflitto d'interessi del capo del governo quando salì in cattedra. La storia in parte era già stata raccontata quando Conte fece il suo ingresso a Palazzo Chigi. All'epoca Repubblica tirò fuori la notizia che il premier era stato promosso docente ordinario presso l'università di Firenze da una commissione di cui faceva parte Guido Alpa, docente che con Conte divideva lo studio di Roma. Il neo premier replicò sostenendo di non essere mai stato socio del professore e di non aver mai fatto parte del suo studio. Una difesa un po' fragile, ma supportata del formalismo dell'assenza di cointeressi professionali, ossia dalla mancanza di parcelle in comune per attività forensi svolte dai due. A consolidare la tesi giunse poi un parere dell'Anac, l'autorità anticorruzione, che certificò il mancato intreccio professionale fra i due avvocati. Dunque, anche se avevano una stanza nel medesimo edificio, a pochi passi l'uno dall'altro, Alpa e Conte non erano soci e il primo non aveva giudicato l'altro in una situazione di oggettivo conflitto d'interessi. Fine? No, perché adesso Le Iene hanno trovato la lettera d'incarico della causa già oggetto di dubbi. Il documento risale alla fine del 2001, cioè sei mesi prima del concorso che consentì a Conte di diventare professore ordinario all'età di 41 anni. Nel testo ritrovato dal programma Mediaset il Garante della privacy chiede ad Alpa e al futuro presidente del Consiglio di patrocinare una causa a difesa dell'Authority. Per le Iene sarebbe la prova che i due avvocati avevano in qualche modo interessi comuni e dunque il più anziano e noto, cioè il professor Alpa, mesi dopo avrebbe giudicato il più giovane, promuovendolo. L'inviato di Italia 1 ha gioco facile nel puntare il dito, perché nonostante sia stato sollecitato a farlo, finora il presidente del Consiglio non ha mostrato la prova che taglierebbe la testa al toro, ovvero la fattura per le prestazioni professionali prestate al Garante. Se fosse intestata solo a lui e non anche al professor Guido Alpa si dimostrerebbe la separazione fra i due, ma senza non si può mostrare nulla, se non i dubbi verso una situazione di fatto che certo appare piuttosto anomala. Sappiamo come vanno - e soprattutto come andavano - certe cose nelle università italiane, dove la scelta dei prof da premiare non sempre risponde al criterio dell'oggettività.Perciò, nel caso del presidente del Consiglio, appare un po' curioso che nella commissione che lo giudicò idoneo a ricoprire l'incarico di professore ordinario ci fosse Guido Alpa, cioè un coinquilino di studio, anche se un po' più grande e più famoso. Inquilino che poi, dopo l'elevazione di Conte al soglio di Palazzo Chigi, lo gratificherà di un'intervista in cui lo definisce un suo allievo. Solo che gli allievi di regola poi non vengono messi in cattedra dai maestri. Al momento non è nota la reazione di Conte, anche se sull'argomento il premier ritiene di aver già detto tutto, giudicando chiuso il caso. La lettera però oggettivamente lo riapre, perché anche se le formalità sono rispettate e non si può sostenere l'esistenza di un'associazione professionale che impedisse la presenza di Alpa in quella commissione, l'inopportunità resta. I due si conoscevano, dividevano lo stesso ufficio e, anche se ciascuno operava per conto proprio, sei mesi prima di quel concorso furono entrambi incaricati dallo stesso cliente e per di più con la stessa lettera. L'avvocato dirà che la legge è rispettata e le insinuazioni provvederà a perseguirle quando non sarà più a capo del governo. Ma a chi lamenta spregiudicatezza e scarsa cultura delle regole agli altri, è richiesto un supplemento di cautela, perché la forma sarà anche rispettata, ma la sostanza rimane. Le stanze quelle sono. Così come i dubbi.
        Luciana Littizzetto (Getty Images)
    
Hartmut Rosa (Getty Images)
        Luca Palamara (Getty Images)