2020-03-29
Il premier finge la pace col Tesoro ma sul Mes i due sono agli antipodi
Giuseppi vuole il ministro accanto in conferenza stampa ma malgrado le smentite il titolare del Mef appare un pesce fuor d'acqua in un governo diventato ostile al fondo Salva stati. Anche il Pd sembra sconfessarlo.Non si può servire due padroni perché, come insegna il Vangelo, o si ama l'uno e si odia l'altro, oppure si finisce per essere fedele all'uno e per disprezzare l'altro. Eppure, c'è un ministro del nostro governo che non si capisce a quale dei due padroni obbedisca, se all'Italia o all'Unione europea. Il personaggio in questione, lo avrete intuito, è Roberto Gualtieri. Poco conta se, a seguito delle bordate degli ultimi giorni da parte della Verità, Palazzo Chigi si sia affrettato a smentire tutto. «Il presidente del Consiglio con il ministro Gualtieri e l'intera compagine di governo sono in totale sintonia sui dossier europei e sulla linea adottata dal governo italiano nell'ultimo Consiglio europeo», così recita la nota diffusa dall'ex gieffino Rocco Casalino, pertanto «le ricostruzioni apparse su alcuni quotidiani che riferiscono di attriti e divergenze nella maggioranza sono completamente prive di fondamento». Nella conferenza stampa Conte lo vuole accanto a sé, ma la realtà dice tutt'altra cosa. Sull'opportunità di utilizzare le risorse del Meccanismo europeo di stabilità per gestire la crisi causata dal coronavirus, Gualtieri ormai è rimasto con il cerino in mano. Non è dato sapere se il ravvedimento del premier Conte sia da ricondurre a un'improvvisa illuminazione oppure a questioni di mera opportunità politica. Fatto sta che la durissima presa di posizione di Giuseppi sul Mes ha scavato un solco profondissimo tra Palazzo Chigi e via XX Settembre. Resosi finalmente conto che un Mes senza condizionalità è una pia illusione, il premier si è buttato sui coronabond, emissioni di debito comune a livello europeo per fronteggiare la crisi. Con tutta probabilità si tratta di una battaglia anche questa già persa in partenza, per via delle resistenze dei Paesi del Nord Europa che giovedì sera hanno decretato il fallimento del Consiglio europeo. Come se non bastasse, i media tedeschi hanno riportato ieri che anche il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sarebbe contraria a questa soluzione. Ma ciò non toglie che sull'eventuale ricorso al Mes i due abbiano idee diametralmente opposte.Della posizione contraria da parte del M5s sull'utilizzo del Fondo salva Stati si è già detto negli scorsi giorni su queste stesse pagine. Una scelta di campo – bisogna ammetterlo – coerente con i principi stessi del Movimento. Ma la novità è che da oggi Gualtieri ha contro anche il Pd. Con un post pubblicato giovedì notte sulla pagina Facebook, i dem elogiano Conte e contemporaneamente scaricano il ministro dell'Economia: «Dopo aver sbattuto i pugni sul tavolo, l'Italia ha dato dieci giorni di tempo all'Ue per far arrivare proposte decenti, accettabili. E sapete cosa? Sono arrivate in due ore. Due ore. E ci dicono qualcosa di importante: il Mes è stato eliminato da ogni riferimento del vertice». E dire che, appena 48 ore prima, in audizione di fronte all'Ufficio di presidenza delle commissioni Bilancio della Camera e Finanze del Senato, Gualtieri aveva salutato con favore il ricorso al Meccanismo europeo di stabilità.E qui la domanda sorge spontanea: per conto di chi parla e agisce il nostro ministro dell'Economia nelle sedi europee? Delle due l'una: o lui e Giuseppi stanno giocando al poliziotto buono e al poliziotto cattivo, oppure Gualtieri sta facendo di testa sua. Situazione gravissima che, in assenza di un veloce riallineamento, presenta solo due sbocchi: o Gualtieri va a casa, o crolla tutto il governo. Ma la partita si gioca anche su un altro campo, più tecnico che politico. Voci sempre più insistenti, come conferma un articolo pubblicato ieri sulla Stampa a firma Paolo Baroni, sembrerebbero confermare che sia proprio il dicastero di Gualtieri a tenere chiusi i cordoni della borsa nel momento in cui invece c'è disperato bisogno di liquidità. Boicottato il ricorso alla Cassa depositi e prestiti – la strada più veloce per ottenere i 100 miliardi necessari a far fronte alla crisi – il Mef sembra anche assai poco propenso all'emissione di nuovo debito, che sarebbe peraltro garantito dal nuovo programma di acquisiti annunciato dalla Bce. Non per niente, negli ultimi giorni ha fatto capolino lo spettro della mancanza di liquidità a medio termine. Se le cose stanno davvero così, perché Gualtieri non striglia i suoi tecnici? Tutte le strade portano al Mes. Ricordate quando a dicembre il ministro chitarrista si intitolava il merito per aver rinviato la riforma del Fondo salva Stati? Ebbene, grazie a una richiesta di accesso agli atti inoltrata dalla Verità, abbiamo avuto conferma che il Consiglio di Stato francese all'inizio di marzo ha sciolto positivamente il dubbio di costituzionalità della riforma sollevato dal governo transalpino. Guarda caso, pochi giorni dopo, l'approvazione politica della revisione del Trattato è stata inserita all'ordine del giorno dell'Eurogruppo del 16 marzo. D'altronde, in un'intervista rilasciata a fine gennaio il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno aveva individuato nella pronuncia del Conseil d'Etat l'ultimo cavillo legale per mandare avanti la riforma. «La Francia si augura che il negoziato si concluda presto», ci scrive una portavoce da Parigi, «perché la revisione del Trattato sul Mes rafforza l'eurozona». Dobbiamo dire grazie al coronavirus se poi il disco verde alla riforma è saltato. Rimane il fatto che Gualtieri non ha fatto rinviare proprio un bel nulla. E non per niente, nel corso dell'audizione dell'11 marzo scorso, quasi dispiaciuto per il rinvio a causa del coronavirus ha finalmente sollevato il velo: «La riforma non rappresenta un pericolo per la stabilità dell'Italia, l'esito del negoziato sarà positivo».