2019-04-01
Il Pontefice tiepido con le famiglie. Però incontrerà gli attivisti Lgbt
Secondo l'autore di Sodoma, il Papa riceverà in Vaticano un leader del movimento pro nozze arcobaleno. Potrebbe essere la risposta alla denuncia di monsignor Viganò: ecco la lobby che comanda davvero la Chiesa.Sono passati sette mesi da quando monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, denunciò l'esistenza di una lobby gay nel mondo della Chiesa. Secondo il presule molte denunce contro cardinali e vescovi che intrattenevano relazioni omosessuali all'interno dei seminari, come ad esempio il discusso Theodore McCarrick, arcivescovo di Washington rimosso dopo lo scandalo, sarebbero cadute nel vuoto proprio per la presenza in Vaticano di una potente lobby gay, che offrìcopertura a comportamenti sessuali discutibili di molti prelati. La denuncia di monsignor Viganò chiamava in causa direttamente papa Francesco, al quale lo stesso nunzio avrebbe confidato l'esistenza presso la Santa sede di dossier sull'argomento, stranamente dimenticati dalle alte gerarchie della Curia.Il Pontefice ha preferito non replicare all'arcivescovo Viganò, forse nell'intento di non attizzare tensioni in un mondo, come quello cattolico, che negli ultimi anni è stato scosso da scandali e divisioni. Tuttavia, a distanza di sette mesi e proprio dopo le polemiche scatenate dalla sinistra contro il Congresso mondiale delle famiglie, Jorge Mario Bergoglio pare intenzionato a ricevere una delegazione di attivisti per i diritti gay. A dare la notizia è stato lo scrittore francese Frédéric Martel, autore di Sodoma, libro che si occupa proprio dell'omosessualità all'interno della Chiesa. Secondo Martel il Papa riceverà Raul Eugenio Zaffaroni, giudice e docente di sinistra molto noto in Argentina, soprattutto per le sue battaglie a favore dei matrimoni gay e dell'aborto. Ora, lungi da noi voler discriminare qualcuno in base alle proprie idee e dunque sostenere che Bergoglio non dovrebbe ricevere gli attivisti per i diritti degli omosessuali. Chi fa il Pontefice mi pare ovvio che avvicini anche le pecorelle smarrite, cioè chi sostenga tesi lontane da quelle della dottrina cattolica, come ad esempio l'aborto o l'utero in affitto. Se si deve convincere qualcuno non lo si fa di certo con chi è già convinto. Dunque, papa Francesco fa bene a incontrare la delegazione gay e anche l'avvocato che ne patrocina i diritti. E però la scelta di organizzare un'udienza, ancorché privata, con gli emuli latinoamericani dell'Arcigay pochi giorni dopo il Congresso mondiale delle famiglie qualche dubbio lo fa sorgere, per lo meno sull'opportunità dell'appuntamento.Come i lettori ben sanno - perché ne abbiamo scritto a più riprese - a causa della difesa della famiglia naturale, contro l'aborto e l'utero in affitto, gli organizzatori del Congresso di Verona sono stati presi di mira per settimane, criticati e accusati di voler imporre un modello medievale, ossia l'unione di un uomo e di una donna. Parlare di politiche della famiglia e di vita, per le femministe alla Susanna Camusso sarebbe fascista. Cosa ci sia di mussoliniano nel discutere di sostegno a chi fa figli in un Paese che di figli ne fa sempre meno non è dato sapere. Una cosa però si sa ed è che mentre a Verona si dibatteva di unioni fra uomo e donna, di bambini e di come evitare che le donne in difficoltà ricorrano all'aborto o all'utero in affitto per risolvere i loro problemi, una parte della Chiesa stava con chi contestava il Congresso delle famiglie. Le dichiarazioni di alcuni vescovi infatti sono sembrate voler prendere le distanze dal convegno, quasi se ne vergognassero. Il segretario di Stato, sua eminenza Pietro Parolin, per non scontentare troppo la sinistra ha dato pure un colpo al cerchio e una alla botte, uscendosene con una frase che poteva suonare come una benedizione ma anche come una condanna: giusta la sostanza di cui si parla a Verona, ma sbagliato il metodo.Perché sia sbagliato riunire in un teatro centinaia di persone a ragionare di famiglia resta un mistero glorioso. Tuttavia al discorso di Parolin ha fatto eco lo stesso Papa, il quale nel viaggio in Marocco, ai giornalisti che lo hanno interpellato, ha ribattuto facendo proprie le parole del cardinale. Insomma, il Papa sposa le tesi della famiglia, di cui si è discusso a Verona e per le quali ieri hanno marciato almeno diecimila persone, ma lo fa con un po' di distinguo, senza troppa convinzione.Invece, mentre prende le distanze da chi marcia per la vita, accoglie chi ha posizioni contrarie, preparandosi, secondo lo stesso scrittore che ha rivelato dell'udienza papale, a uno storico discorso sull'omosessualità. Ribadiamo: il Papa fa bene a incontrare gli attivisti gay. Ma dopo essere stato lontano da Verona, aver scelto di non sposare la battaglia per la famiglia e la vita, la sua potrebbe sembrare una risposta indiretta a monsignor Viganò. Cioè una conferma su chi davvero comandi in Vaticano.