2022-12-01
«Il Pnrr è in ritardo. Promessi maxi bandi: ma dove sono finiti?»
Massimo Mauri (Imagoeconomica)
L’Ue avverte che la nuova rata è a rischio. L’ad di Seco Massimo Mauri: «Finora poche risorse per il digitale. Accelerazione negli ultimi 2 mesi».Il Pnrr è in ritardo e la rata di fine anno è a rischio. A richiamare l’Italia ieri è stata proprio l’Unione europea. «Il piano va attuato e le scadenze devono essere rispettate», ha detto Bruxelles. Per questo il governo sta preparando una serie di interventi, forse un decreto prima di Natale. Il problema è che il piano di finanziamenti dell’Ue prevede anche molti vincoli e l’arrivo dei fondi non è sempre così scontato. Questo timore è condiviso anche da Massimo Mauri, ad di Seco, secondo cui le Pmi stanno facendo molta fatica ad accedere ai bandi.L’Italia è il Paese a cui dovrebbero andare i maggiori finanziamenti dal Pnrr. Che difficoltà vede per il mondo digitale in termini di finanziamenti Ue?«Seco è una realtà italiana che si occupa di digitalizzazione e analisi dei dati attraverso software e algoritmi di intelligenza artificiale. Sulla carta, quindi, la nostra è una società ideale per attirare le risorse in arrivo dal Pnrr, in particolare quelle legate alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale. Nella realtà stiamo vedendo delle ricadute positive in questo senso, ma minori rispetto a quelle che potevano essere le aspettative. La difficoltà, che penso sia abbastanza comune alle aziende di medie dimensioni come Seco, è quella di capire e ricevere indicazioni sui bandi a cui aderire. Noi stiamo vedendo adesso le prime ricadute positive. Sicuramente per l’Italia e l’Europa in generale il Pnrr è una grande opportunità. Siamo agli inizi di una rivoluzione industriale che è fondamentalmente digitale e quindi usare investimenti pubblici per crescere in questo contesto è sicuramente importante per la competitività dei prossimi 10-20 anni. Le attese che avevamo erano di vedere grandi bandi su digitalizzazione e intelligenza artificiale. A oggi è arrivato qualcosa, ma non stiamo ancora vedendo ingenti risorse come quelle che sono state annunciate. Questa è solo una prima tranche. La mia impressione è che sia stato fatto un ottimo lavoro di coinvolgimento delle grandi aziende italiane che tutti conosciamo, ma sulle medie e piccole aziende oggi manca uno strumento di collegamento che possa rendere fruibili i soldi del Pnrr. Per un’azienda come Seco è ancora complicato capire dove e come potere farsi avanti per competere nei bandi. Credo e spero che arriverà di più in futuro. Negli ultimi due mesi abbiamo notato una certa accelerazione in questo senso». Voi fate molto affidamento sul Pnrr?«Secondo me è profondamente sbagliato che una azienda faccia affidamento su un progetto come questo. Noi la vediamo come una opportunità di accelerare tantissime cose. Facciamo affidamento sui nostri clienti e sulla capacità di crescere sul mercato come abbiamo fatto negli ultimi 40 anni. Non leghiamo certo la vita dell’azienda a questo piano di investimenti europeo». Questo denota una certa cautela da parte vostra.«Noi siamo realisti. Speriamo di avere un risultato da questo piano, ma non possiamo basare il futuro della società su questo». Come va il settore digital italiano? Secondo lei siamo davvero indietro rispetto ad altri Paesi europei?«Penso che abbiamo una grandissima opportunità come Paese. Abbiamo grandi chance nei prossimi 5-10 anni e la nostra creatività e la flessibilità tipica degli italiani possono risultare vincenti in patria e a livello internazionale. Io ritengo che oggi in Italia il settore del digitale abbia lavorato per colmare un buco che esisteva e se un gap è rimasto è molto piccolo». Dove vedete le maggiori opportunità per voi e più in generale per il mercato italiano?«Per il Pnrr vediamo opportunità nell’applicazione, ad esempio, dell’intelligenza artificiale per il monitoraggio infrastrutturale, piuttosto che della digitalizzazione che può aiutare nella vendita di servizi. Il settore delle fabbriche intelligenti è sicuramente una’opportunità per Seco». Con l’inflazione, la pandemia e la guerra in Russia che problemi avete riscontrato per Seco?«È stato un anno molto complicato a causa dell’inflazione, delle difficoltà nella catena degli approvvigionamenti e della crisi energetica. Il 2023 sarà ugualmente difficile. La forza di un’impresa è quella di trovare opportunità nelle difficoltà. Abbiamo subito problemi della catena di approvvigionamento con alcune consegne che son passate da 12 a 52 settimane. Questo ha rischiato di impattare sulle nostre capacità di delivery. Fortunatamente la nostra creatività ci ha aiutati e abbiamo trovato soluzioni che, nella difficoltà, ci hanno fatto guadagnare quote di mercato e mantenere inalterati le consegne verso i nostri clienti finali».
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)