2021-11-19
Il piano referendum: Delrio in radio, sms e foto coi grandi
Il Bullo preparò il voto sfruttando la «voce calda» dell'ex ministro, messaggi a pioggia e incontri con Barack Obama e Theresa May.Alla vigilia dell'undicesima Leopolda, che si aprirà con un intervento di Matteo Renzi, dalle carte dell'inchiesta Open salta fuori un documento che ricostruisce come per il rush finale del referendum costituzionale il fu Rottamatore aveva dettato la sua agenda, ricordando ai suoi di buttare «un occhio»: «Fatemi sapere che ne pensate via sms, non intasando qui».La data: 12 novembre 2016. A meno di un mese dal 4 dicembre, giorno del voto che bocciò la proposta di riforma e lo mandò a casa da presidente del Consiglio, una delle carte con le quali il Bullo voleva conquistare gli elettori era la voce di Graziano Delrio: «Mandiamolo in radio», scrive Renzi, che aggiunge: «Ha una voce calda». Sulle radio l'ex sindaco di Firenze puntava molto: «Mi raccomando, sono decisive per gli indecisi». Intanto commissionava sondaggi: «Prendiamo 1,2 milioni di persone e ci facciamo un sondaggio sopra [...]. Modello, Luca (probabilmente Lotti, ndr), quando facemmo sondaggio sullo stadio e ci accorgemmo che interessavano le buche e la pulizia delle strade». Poi voleva preparare una lettera a tutti gli iscritti alle email delle Camere di commercio. Il tema? «La stabilità». L'obiettivo era «dividere gli indecisi e i moderati e li diamo a tutti i territori». E contemporaneamente affidava a «Ercolani (probabilmente Simona Ercolani, autrice televisiva e produttrice)» un video «Renzi agli esteri». Il compito per gli elettori all'estero lo affidò a Lotti: «Propongo una giornata di mobilitazione di 50 eurodeputati che vanno in 50 città europee a fare iniziativa. Cinquanta città venerdì 18? Tutti insieme in 50 città? Volendo io potrei fare una cosa rapida a Berlino. Tutte le città europee all'ora di pranzo, una cosa del Pd per il Sì, coordinato». Ma in piazza Renzi voleva mandarci anche i sindaci: «19-20 e 26-27 tutto il Pd e tutti i comitati in piazza, 29 i sindaci nelle loro città al mattino». Senza tralasciare il materiale cartaceo: «Facsimile stampato in milioni di copie con divisioni Sì-No. Volantino sull'attività del governo. Lo ha fatto il Pd. Lettera agli italiani, giornalino di 16 pagine». L'operazione, ribattezzata «Mille giorni», viene affidata a Maria Elena Boschi, Filippo Sensi (portavoce del Pd) e Marco Fortis (consigliere economico del presidente del Consiglio). E poi email a pioggia: «A tutti quelli cui abbiamo sbloccato soldi energivori, ai ragazzi di 18 anni per chiedere come far funzionare meglio l'applicazione, a tutte le realtà industriale, ai professori di nuovo sì o no? Io credo che non sia giusto, ma pensiamoci comunque». Così come ha dei dubbi su «un salto sui luoghi del terremoto?». E ancora: «Giro in Sicilia per cantieri con Delrio». E poi al Mosaicoon «per un fact-checking sulla riforma modello Fanpage?». In serata partenza per la Sardegna. «Cena alle 19 con Xi Jimping (presidente della Cina, ndr)». Accanto Renzi annota: «Voglio vederlo a tutti i costi». Nel suo delirio programma «la questione Bellezza» da lanciare in tv da Fabio Fazio. E in diretta da Massimo Giletti, ma solo «se solo». Ovvero senza contraddittorio. «Secondo me», annota Renzi, «la cosa migliore sarebbe annunciare da Giletti che faccio una cosa bella in Molise contro quei consiglieri regionali, perché Giletti è sensibile all'argomento!». In agenda c'è perfino un'ospitata da Barbara D'Urso. Accanto a Lilli Gruber, invece, ci piazza un punto interrogativo. E poi i confronti: «Sky»; «Foglio, Matteo Renzi contro Mario Monti». Per il 18 novembre prevede di incontrare a Berlino «Merkel, Obama, Hollande e May». E poi di corsa in Puglia: «Fare una follia?», scrive Renzi, «una cosa sui mille giorni con Michele Emiliano e Antonio De Caro». E il giorno seguente l'allucinazione per il Sì lo spinge a «girare come una trottola in Campania e Basilicata. Fare un salto a Cosenza?». Per mercoledì 23 novembre prevede una tappa importante: «Porta a porta». E la lascia come l'unico appuntamento della giornata. Il giorno seguente «Renzo Piano e prof. per Casa Italia». Ai suoi ricorda: «Studiare un modo per comunicarla bene». Poi indica come «motivare meglio i comitati»: «Un sms giornaliero di carica. Kit, telefonate. Un sms a tutti i comitati quotidiano». A seguire, un compito per la Boschi: «Ogni giorno serve un report delle risposte e uno spazio sul sito per valorizzare la loro azione. Io farò una bozza di 20 sms da inviare ai comitati. Però se li mandiamo non sbagliamo a scrivere». E i giovani? Compito per Marco Carrai: «Come facciamo comunicazione sui giovani fuori dai canali ufficiali. Non arrivano più altri video degli youtuber come l'altro giorno?». E sempre per Carrai: «Sponsorizziamo anche alcuni contenuti Facebook miei negli ultimi 20 giorni. Sta nel tuo budget, Marco». Negli ultimi giorni della campagna referendaria l'agenda di Renzi, però, sembra farsi sempre meno fitta. L'1 dicembre (accanto al giorno annota -3) prevede un convegno sul Mediterraneo e la solita girandola tra città: «Venezia-Ancona-Bari-Roma». Per il 2 dicembre (quando ormai mancano due giorni al voto) «Enews straordinaria» e altre quattro città da visitare, per chiudere a Firenze. Nell'ultima riga si concentra su Piazza della Signoria. «Sono un po' stanchino», ammetterà nell'ultimo comizio prima della sconfitta nelle urne. Quattro anni prima, quello stesso giorno, mestamente dovette accettare la sconfitta alle primarie con Pier Luigi Bersani. Questa volta, con il suo cronoprogramma fissato nell'agenda, pensava davvero di sbaragliare nell'ultimo mese i sostenitori del No. Tanto da chiudere la mail inviata a Boschi, Lotti, Carrai, Ercolani e Sensi con un «Vamos a ganar», cioè «vinceremo». Eppure, con quelle mosse, non era difficile prevedere come sarebbe andata a finire.
Chiara Appendino (Imagoeconomica)
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