2021-07-02
La transizione verde ci costerà carissima: lo dice il ministro
Il ministro ammette che i costi della transizione ecologica saranno altissimi. Avremo energia pulita e dovremo pagarla di più. Per non parlare della bolletta. «I cambiamenti radicali hanno un prezzo». Ovviamente a carico dei cittadini. Ma ne vale la pena?Sarà un fallimento. Oppure sarà un bagno di sangue. Che cosa preferite? La maggior parte degli italiani si sta ancora interrogando su cosa sia mai questa transizione ecologica spuntata come un fungo (avvelenato?) nel bosco della loro vita. E all'improvviso arriva il ministro Roberto Cingolani a sciogliere il mistero con un'intervista a La Stampa in cui finalmente mette i paletti (ma non diciamo dove li mette perché è troppo doloroso). La transizione ecologica, spiega il ministro, «rischia il fallimento». E aggiunge che «abbiamo pochissimo tempo» per fare in modo di salvarla. Dobbiamo darci dentro. Impegnarci molto. Ma fin da subito dobbiamo sapere che, se non sarà un fallimento, sarà un «bagno di sangue». Cioè ci costerà carissima. Nelle bollette. Nei conti a fine mese. Nelle spese che dovremo sostenere. Nelle tasse che dovremo pagare. E dunque, a questo punto, non sappiamo nemmeno più che cosa augurarci: meglio che la transizione ecologica fallisca, finendo per devastare ancor più l'ambiente, o meglio che la transizione ecologica riesca, finendo per devastare ancor più il nostro salvadanaio?Ah i bei tempi in cui la transizione era confinata nei libri di storia (l'età di transizione) o al massimo nei manuali di metallurgia (metalli di transizione). Adesso invece ci investe tutti. Come un Tir (inquinante). «Confermo che potrebbe essere un bagno di sangue», dice infatti papale papale il ministro, ripetendo e spiegando le parole di Beppe Grillo. Il fondatore M5s ha detto che «se continua così la transizione ecologica rischia di essere un bagno di sangue». E tutti hanno pensato fosse un attacco a Cingolani. Invece quest'ultimo rivendica quella frase, dice che è stato lui a suggerirla a Grillo. E che bisogna interpretarla bene: la transizione ecologica non sarà un «bagno di sangue» se fallirà. Macché. Sarà un bagno di sangue se riuscirà. Proprio così. Ovvio: «I cambiamenti radicali hanno un prezzo». E il prezzo è a carico dei cittadini.Non che ci sorprenda, eh. L'avevamo vagamente intuito: ogni volta che compare una nuova formula magica, quale appunto la «transizione ecologica», essa si trasforma subito in un'arma contundente che si conficca laddove al Cipputi di Altan normalmente si conficca l'ombrello. All'incirca lo stesso posto in cui si conficcano i paletti del ministro. Ma ecco, quello che fa effetto, è che ciò viene teorizzato in modo sfrontato dal medesimo Cingolani: «Dovremo fare pagare molto la CO2», dice per esempio, «con conseguenze sulla bolletta elettrica». Ovvio, no? Tanto già sta aumentando che è un piacere (proprio in queste ore: +9,9 per cento quella della luce, +15 per cento quella del gas), cosa volete che sia una piccola maggiorazione? «I prossimi sei anni sono come il primo stadio di un razzo. Se lavora bene il razzo raggiunge la Luna», spiega il ministro. La metafora è affascinante, anche se resta il sospetto che quando il razzo raggiunge la Luna faccia un po' male. La sintesi della transizione ecologica, infatti, è questa: «I nostri obiettivi sono a rischio», per raggiungerli dobbiamo lavorare sodo, spendere soldi e convincere l'Europa a fare altrettanto. A quel punto il miracolo sarà realizzato. E in che cosa consiste il miracolo? Avremo energia pulita, e ovviamente dovremo pagarla di più. Avremo auto elettriche, e ovviamente dovremo pagarle di più. Avremo acciaio ecologico, e ovviamente dovremo pagarlo di più. E quando apriremo la bolletta ci verrà un coccolone. Non è una meraviglia? A questo punto una persona sensata comincia ad avere qualche dubbio: più che un piano per un'Italia verde questo è un piano per un'Italia al verde. Forse riusciremo a non morire di inquinamento. Ma moriremo di fame. Dice: epperò così rispetti l'ambiente. Sono soddisfazioni, si capisce. Ridotti alla fame ma in modo molto ecologico. Ora: a parte il fatto che non si capisce perché si debba rispettare ogni ambiente, tranne l'ambiente dei nostri salvadanai, viene anche il sospetto che tutto questo rispetto per l'ambiente, nella transizione ecologica, non ci sia. E per capirlo basta girare pagina, sulla medesima Stampa, dove il professor Salvatore Settis scrive un bellissimo articolo spiegando che per rispettare gli impegni della transizione ecologica previsti nel Piano nazionale di rilancio e resilienza bisognerebbe raggiungere il 30 per cento di energia rinnovabile entro il 2030 e il 50 per cento entro il 2050. Ciò significa ricoprire il Paese di pale eoliche e di distese enormi di pannelli solari «con impatto negativo su paesaggio e agricoltura di qualità». E dunque dobbiamo svenarci per questo? Per deturpare il nostro Paese? Per rovinare i borghi più belli d'Italia? Per rivestire colline e pianure di nuovi ecomostri con il certificato green? Il cambio di etichetta da «ministero dell'ambiente» a ministero «della transizione ecologica», commenta amaro il professor Settis, è stato considerato un «abracadabra che dischiude da solo le porte del paradiso ecologico». Purtroppo non è così. Nessun paradiso. E forse allora vale la pena cercare di capire di che cosa si sta realmente parlando prima di accorgersi che nella transizione ecologica l'unica cosa che transita davvero sono i risparmi degli italiani. Dalle nostre tasche a quelle altrui. Per carità: magari qualcuno così diventa effettivamente verde. Ma solo di bile. E non sarebbe una gran novità.
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