2019-06-18
Il Pd si brucia anche in Sardegna. Cagliari e Alghero al centrodestra
Ennesimo ceffone per i dem, che perdono le loro roccaforti. E provano a contestare il risultato del capoluogo chiedendo il riconteggio. Sassari al ballottaggio. La Lega conquista il primo Comune isolano della sua storia.Exploit di Fratelli d'Italia ai danni degli azzurri. Sfiorando il 12 per cento si propone come seconda gamba della coalizione. Mentre prosegue la rissa tra Silvio Berlusconi e Giovanni Toti.Lo speciale contiene due articoliDalla Sardegna un'altra sberla per il Pd. E la conferma del risultato delle regionali dello scorso 24 febbraio, quando Christian Solinas (centrodestra) è diventato presidente. Infatti, nelle elezioni amministrative di domenica il centrodestra ha conquistato al primo turno Cagliari e Alghero, strappando entrambe al centrosinistra. Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fdi (e Sentinella in piedi), sostenuto dalla Lega e dall'intero centrodestra, oltre che dal Partito sardo d'azione e da diverse liste civiche, è il nuovo sindaco di Cagliari, dopo otto anni di sinistra, con il 50,25% delle preferenze mentre la rivale, Francesca Ghirra, assessore uscente di centrosinistra, si è fermata al 47,5%. «Chiederemo il riconteggio», ha detto, «ci sono 80 voti per il ballottaggio. Serve prudenza per valutare cosa succederà nei prossimi giorni: ci sono 1.300 schede nulle e oltre 20 contestate». Il candidato di Verdes, Angelo Cremone, ha riportato il 2,10% e la Ghirra, nell'ipotesi di un ballottaggio, non ha escluso accordi. «A Cagliari risultato senza precedenti: Fratelli d'Italia raggiunge il 12%», ha commentato la leader Giorgia Meloni. Se il risultato di Truzzu, storico esponente di Fdi, dovesse essere confermato, sarebbe il più importante tra i 28 Comuni sardi chiamati al voto, dove si è registrata un'affluenza del 55,33%, in calo circa 8 punti rispetto al 63,1% della precedente tornata.Il centrodestra ha vinto al primo turno anche ad Alghero, dove Mario Conoci, candidato del Partito sardo d'azione appoggiato dalla Lega, con il 53% dei voti ha sconfitto il sindaco uscente, Mario Bruno, del centrosinistra (31,9%), mentre il candidato del M5s, Roberto Ferrara, si è fermato al 14,97%. Si andrà invece al ballottaggio il 30 giugno a Sassari: davanti c'è il centrosinistra, con il magistrato Mariano Brianda al 33,7%, seguito dall'ex primo cittadino di An, Nanni Campus (30,8%), alla guida di tre liste civiche, seguono Mariolino Andria per il centrodestra (16,3%) e Maurilio Murru del M5s (14,3%).A parte l'incognita Sassari, il Pd deve registrare ancora una sonora sconfitta. «I risultati non sono incoraggianti, dobbiamo riflettere», ha ammesso ieri il segretario, Nicola Zingaretti, consapevole del fallimento del test di Cagliari: alle europee del 26 maggio il Pd era risultato primo partito con il 30,99%, in controtendenza rispetto al resto della Sardegna che aveva visto il Carroccio in testa alla classifica delle preferenze. Domenica invece è stato il centrodestra a trazione salviniana a ottenere il risultato migliore. La coalizione di centrodestra, con Lega e Partito sardo d'azione, ha confermato la sua forza mentre per il M5s c'è stata una nuova battuta d'arresto e sfiducia e, a guardare il voto di Cagliari, dove il Movimento non si è presentato, la conferma che i grillini poi restano a casa e non scelgono tra sinistra e destra.E da ieri la Sardegna ha anche il suo primo sindaco leghista: è Titino Cau, eletto a Illorai (Sassari), 830 abitanti, nella Barbagia: una sola lista che ha superato il quorum del 50% (63%), 444 voti. Nella provincia sassarese, Fabrizio Demelas è il nuovo primo cittadino di Sorso con il 41%. A Golfo Aranci prende il 58% il vicesindaco uscente Mario Mulas (Cd-Civica). La stessa lista con Antonio Capula vince anche a Castelsardo mentre a Putifigari ottiene il quorum l'unico candidato, Giacomo Contini. Nel Cagliaritano, a Sinnai, vince il centrosinistra con Tarcisio Anedda. A Monserrato si andrà al ballottaggio tra l'ex sindaco, Tomaso Locci, sostenuto da tre liste civiche, e Valentina Picciau, all'inseguimento, appoggiata dal Pd e da due civiche.Eletti i sindaci dei quattro paesi della provincia di Oristano. A Bosa è sindaco Pier Franco Casula, a Magomadas Emanuele Cauli, a Sini il sindaco eletto è Biagino Atzori mentre a Sorradile passa Pietro Arca. In Provincia di Nuoro a Onani è stata eletta Clara Michelangeli, a Ortueri Francesco Carta, a Sarule conquista il municipio Paolo Ledda, a Tortolì è stato eletto Massimo Cannas e a Villagrande Strisaili il sindaco è Alessio Seoni.Nella provincia Sud Sardegna sono stati eletti nove sindaci. A Calasetta, nell'isola di Sant'Antioco, per la prima volta una donna sindaco, Claudia Mura; a Esterzili passa Renato Melis, che con un'unica lista in campo doveva solo superare il quorum, così come a Genoni, dove vince Gianluca Serra. Paola Casula è il nuovo sindaco di Guasila mentre Enrico Cocco è il nuovo sindaco di Samatzai. Secondo mandato per Carlo Tomasi a San Gavino Monreale, a Sant'Anna Arresi vince Anna Maria Teresa Diana, Pantaleo Tolloru a Serrenti e Gianluca Dessì a Villasimius.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-pd-si-brucia-anche-in-sardegna-cagliari-e-alghero-al-centrodestra-2638894652.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giorgia-mette-la-freccia-e-supera-fi" data-post-id="2638894652" data-published-at="1758064083" data-use-pagination="False"> Giorgia mette la freccia e supera Fi Mentre il fondatore, Silvio Berlusconi, e l'ex delfino, Giovanni Toti, si accapigliano attorno alle vestigia, da Cagliari arriva una folata di maestrale sul centrodestra. Nel capoluogo sardo Fratelli d'Italia elegge un suo uomo, Paolo Truzzu, e sfiora il 12 per cento, doppiando sia Lega che forzisti. Ora si frega le mani, pregustando il sorpasso sugli azzurri: avvitati tra lotte intestine, imminenti scissioni ed elettori disillusi. Le urne isolane, per il Cavaliere, sono solo l'ultimo campanello d'allarme. Il partito guidato da Giorgia Meloni adesso potrebbe davvero diventare la seconda gamba della coalizione. Era nell'aria, del resto. Dopo anni vissuti danzando attorno all'esistenziale soglia del 4 per cento, da mesi il vento è cambiato. Lo scorso febbraio, Marco Marsilio viene eletto governatore in Abruzzo e Fratelli d'Italia supera il 6 per cento. Anche le successive regionali, in Basilicata e Sardegna, confermano la crescita. Sancita dal 6,7 per cento ottenuto alle europee. E ratificata dall'elezione di due sindaci di qualche peso: a Piombino, roccaforte rossa, e ad Ascoli. Eppure quella di Giorgia Meloni appariva, fino a qualche tempo fa, una lunga traversata nel deserto. Tutto comincia nel 2009, quando il Pdl a matrice berlusconiana fagocita Alleanza nazionale. Creando dissidi e dissapori. Il «che fai mi cacci?» dell'allora leader Gianfranco Fini, e i suoi seguenti inciampi, sembrano sancire la fine degli orgogliosi eredi del Movimento sociale di Giorgio Almirante. Alla fine del 2012 nasce però Fratelli d'Italia. Alla guida c'è un triumvirato. Dentro c'è una vecchia volpe della politica, come Ignazio La Russa. E poi ci sono «il gigante e la bambina»: Guido Crosetto e, appunto, Giorgia Meloni. Attorno a loro si radunano tanti ex dirigenti di Azione Giovani, il movimento dei virgulti di Alleanza nazionale: giovani combattivi, legati al territorio, con buon seguito. Oggi sono i fedelissimi della leader. Sono Carlo Fidanza, appena eletto europarlamentare, responsabile degli enti locali del partito. Andrea Delmastro, presidente della giunta per le autorizzazioni. Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera. E, a capo dell'organizzazione, Giovanni Donzelli. Che, laconicamente, spiega: «Gli elettori apprezzano la nostra coerenza. Non ci siamo mai alleati, né con il Pd né con i 5 stelle, e abbiamo una linea politica chiara». Sovranista. «Certo, ma con una particolare attenzione all'Italia che produce». Insomma: Dio, patria, famiglia. E portafogli. L'obiettivo, adesso, è recuperare i consensi di Alleanza nazionale. I sondaggi interni confermano che il 70 per cento dei vecchi elettori è stato riacciuffato. Ovviamente, però, si pesca anche dal bacino forzista. Da mesi, è in corso una discreta campagna acquisti fra gli azzurri, per cercare di allargare base e consenso elettorale. Le prove generali sono state le recenti europee. L'ex governatore berlusconiano, Raffaele Fitto, viene eletto al Sud con più di 83.000 voti. Meno brillante il risultato nel Nordest di Elisabetta Gardini. Che però porta in dote l'ambito voto cattolico. Così come Federica Picchi Roncali, in lista nel Centro Italia. Mentre, nel Meridione, ha abbondantemente pescato tra pensionati e dipendenti Denis Nesci, presidente del patronato Epas, raccogliendo più di 50 mila preferenze. Eppure «la signora Meloni», come la chiama il Cavaliere malcelando stizza, pare non volersi accontentare: «Lavoro per costruire il centrodestra del futuro» rilancia. «E Fratelli d'Italia, già un anno fa, ha lanciato un appello per aprire i propri confini». Tra gli aderenti c'era il governatore siciliano, Nello Musumeci, con cui intanto i rapporti si sono raffreddati. E poi l'attivissimo Toti, che però vorrebbe prima annettere le truppe dei berlusconiani delusi. Ma la faida tra gli azzurri continua e il presidente ligure temporeggia. Mentre Fratelli d'Italia, compatta come una falange, aumenta voti e attrae a sua volta disillusi. Così Giorgia rischia di ballare da sola. Una sorte che, adesso, le sembra più luminosa che mai.