2019-11-22
Il Pd ricorre al Tar e prova a stoppare l’indagine di Ferrara sulla sorte dei bimbi
Nervosismo dem sulla gestione dei minori. Eppure si affannano a dire che in regione non c'è «allarme sociale diffuso sul tema».Gli avvocati contro i giudici minorili. I legali reggiani stilano un lungo elenco di «criticità e disservizi» nei confronti del tribunale per i più piccoli di Bologna. «Una lesione dei diritti processuali e sostanziali». Lo speciale comprende due articoli.Come sia andata a finire l'indagine della Regione Emilia Romagna sugli affidi è ormai noto: è stata sepolta sotto metri di terra. Un paio di giorni fa, tutto soddisfatto, il presidente Giuseppe Boschini (ovviamente del Partito democratico) ha annunciato che i lavori d'inchiesta si sono conclusi e il risultato è che nella Regione non c'è niente che non vada. «La magistratura», ha detto Boschini, «accerti e punisca con la massima severità se sono stati commessi reati individuali. Il sistema regionale è migliorabile, ma di qualità», ha aggiunto. Insomma, in Emilia non c'è alcun «allarme sociale diffuso sul tema». Tutto come previsto: la commissione era presieduta dal Pd e aveva un 5 stelle come vice, era scritto che finisse con una cortina fumogena. Come, del resto, era facile immaginare che tendesse all'insabbiamento anche la commissione tecnica che la Regione ha messo in piedi in parallelo. Era formata quasi esclusivamente da esperti che lavorano o hanno lavorato con la Regione medesima: davvero qualcuno poteva pensare che scovassero qualche magagna? Il Partito democratico e le istituzioni emiliane hanno potuto dormire sonni tranquilli: controllori e controllati non avevano motivo per confliggere o danneggiarsi. Quando però le commissioni di indagine non sono a trazione democratica, beh, allora in quel caso cominciano a sorgere i problemi. In questo senso è emblematico - e anche piuttosto inquietante - il caso di Ferrara. La città, da non molto tempo, ha un sindaco di destra, Alan Fabbri. Una decina di giorni fa, su impulso sovranista, il Consiglio comunale ha approvato l'istituzione di una commissione di inchiesta locale sul sistema di gestione dei minori. Va dato atto alla giunta destrorsa di aver tenuto bassi i toni: «Con il via libera del Consiglio comunale nella nostra città prende vita una Commissione di indagine sulla gestione dei minori allontanati», ha dichiarato l'assessore alle Politiche sociali, Cristina Coletti. Che a scanso di equivoci ha aggiunto: «Sia chiaro: non si tratta di una caccia ai colpevoli ma, come avevamo annunciato in passato, della volontà di approfondire, spinti da un doveroso impegno di trasparenza nei confronti delle famiglie, utenti di un servizio delicatissimo, soprattutto dopo i dubbi sollevati sull'intero sistema dalle inchieste nazionali ancora in corso». Non sembrano le frasi di chi voglia mettere in piedi una caccia alle streghe con tanto di forconi. Eppure il Partito democratico non è per niente contento. Tanto che ha deciso di presentare un ricorso al Tar per chiedere che la delibera che istituisce la commissione sia dichiarata illegittima. Le motivazioni a sostegno del ricorso sono per lo più di natura tecnica, ma i consiglieri dem insistono in particolare su un punto, quello riguardante il numero di piddini all'interno della commissione. Invece di avere in commissione un esponente per ogni gruppo politico vorrebbero che ogni partito avesse una rappresentanza proporzionale. In sostanza temono di non avere il controllo della commissione, dunque stanno brigando perché sia bloccata. Il tutto è reso ancora più grottesco dal fatto che, in consiglio comunale, il Pd si è ben guardato dal votare contro l'istituzione della commissione. Ha scelto una più prudente astensione, onde evitare la figura di chi boicotta una indagine sulla sorte dei bambini. Perché il punto è questo. Scopo della commissione è quello di verificare se la macchina degli affidi funzioni bene. Per quale motivo, allora, il Pd intende fermarla addirittura ricorrendo al Tar? Stando alle dichiarazioni dei vertici regionali emiliani, tutto funziona perfettamente da quelle parti. E allora di che cosa ha paura il Pd? Forse teme che esca qualche magagna. Oppure vuole solo tenere la linea consueta: nel dubbio, insabbia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-pd-ricorre-al-tar-e-prova-a-stoppare-lindagine-di-ferrara-sulla-sorte-dei-bimbi-2641424203.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-avvocati-contro-i-giudici-minorili" data-post-id="2641424203" data-published-at="1758233273" data-use-pagination="False"> Gli avvocati contro i giudici minorili Ci sono procedure di sospensione della potestà genitoriale, o addirittura di adottabilità di un bambino, «in cui da oltre un anno non vengono fissate le udienze istruttorie, nonostante i solleciti svolti anche su istanza del tutore del minore». C'è perfino «il sistematico mancato reperimento dei fascicoli in cancelleria e negli uffici dei magistrati». Ma c'è anche «lo smarrimento dei fascicoli», che agli avvocati spesso impone di ricostruire le pratiche a loro spese. Per non parlare della cancelleria, evidentemente inadeguata, dove la regola sono «insostenibili code d'accesso a uffici presidiati da volontari, a volte impreparati». È davvero lungo, e a tratti imbarazzante, l'elenco di «criticità e disservizi» lamentati dall'Ordine degli avvocati di Reggio Emilia nei confronti del Tribunale per i minorenni di Bologna: per intenderci l'ufficio che ha giurisdizione su tutta l'Emilia Romagna, Bibbiano compresa. Nemmeno una settimana fa, interrogato dalla Commissione regionale d'inchiesta sugli affidi minorili, il presidente di quel Tribunale, Giuseppe Spadaro, dichiarava che «il sistema emiliano è tra i migliori in Italia, e funziona bene». Oggi, invece, gli avvocati reggiani sparano una bordata di critiche proprio al suo ufficio, e lo fanno in una lettera formale inviata non soltanto a Spadaro, ma anche al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al Consiglio superiore della magistratura, al Consiglio nazionale forense e al presidente della stessa Commissione d'inchiesta regionale, il pd Giuseppe Boschini. Gli avvocati reggiani sostengono che le inadempienze, da parte del Tribunale minorile di Bologna «comportano non soltanto disagi per i legali, ma anche e soprattutto una lesione dei diritti processuali e sostanziali delle parti e dei minori coinvolti, che invece debbono essere garantiti anche dai magistrati». Gli avvocati lamentano di non ottenere la comunicazione di provvedimenti emessi dal Tribunale; segnalano «il sistematico mancato inserimento nei fascicoli di memorie, documenti e relazioni dei Servizi sociali»; sostengono addirittura che il presidente Spadaro e i suoi giudici non rispondano alle istanze presentate loro. Un quadro preoccupante, insomma, che viene rappresentato al ministro Bonafede proprio mentre i suoi ispettori avviano l'indagine amministrativa sul Tribunale minorile di Bologna. Il guardasigilli, infatti, ha chiesto al suo ispettorato di «accertare possibili anomalie nell'attività svolta da quel Tribunale», così come «gli eventuali rapporti, anche extraprofessionali, tra giudici e operatori che potrebbero aver determinato situazioni d'incompatibilità». Ora sui giudici guidati da Spadaro si allunga anche l'ombra della segnalazione degli avvocati reggiani. La loro presidente, Celestina Tinelli, aggiunge alla Verità quella che ritiene un'altra grave falla, relativa al gratuito patrocinio. Questo istituto permette alle persone non abbienti di chiedere e ottenere la nomina di un avvocato a spese dello Stato. È una garanzia spesso fondamentale, in questo campo: tra i dieci casi di allontanamenti dei bambini di Bibbiano finiti la scorsa estate sotto la lente della Procura di Reggio Emilia, per esempio, molti riguardavano famiglie povere, o genitori immigrati con scarsi mezzi. «Nei decreti del Tribunale dei minori», dice l'avvocato Tinelli, «si legge che le famiglie indigenti hanno diritto alla difesa legale a spese dello Stato. Ma a noi risulta che i giudici di Bologna non rispondano nemmeno alle istanze che ricevono». La presidente dell'Ordine, che è stata anche al Csm, aggiunge sconsolate considerazioni sulla giustizia minorile in genere: «In questo settore», sostiene, «non ci sono né giusto processo né procedure certe. Gli avvocati spesso non possono nemmeno partecipare alle udienze. Gli assistenti sociali dovrebbero aiutare le famiglie ma poi le inquisiscono, nemmeno fossero agenti di polizia giudiziaria; e sono insieme pubblici ministeri, giudici, tutori del minore e della famiglia». La conclusione è amara: «La giustizia sarà anche uguale per tutti», mormora l'avvocato Tinelli, «ma di certo non lo è per i bambini».
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
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