2019-10-01
Il Pd non si fida del suo candidato in Umbria
La multa anti ribaltone da 30.000 euro proposta dai dem non è pensata contro i renziani, ma contro l'aspirante presidente grillopiddino Vincenzo Bianconi. Che è di idee moderate e, proprio nei giorni in cui fu designato, doveva incontrarsi con la rivale Donatella Tesei.Le regionali del 27 ottobre stanno diventando una tragicommedia per il Pd umbro che pensa di varare una norma anti inciucio per porsi al riparo di una possibile mossa del suo candidato presidente. L'ultima pièce che va in scena è la proposta avanzata dal commissario politico del partito, Walter Verini, di stretta osservanza zingarettiana, che tiene insieme il partito dopo che a seguito dell'inchiesta sulla sanitopoli è stato arrestato - ora è libero - l'ex segretario regionale Gianpiero Bocci, già eminenza grigia democristiana, signore dei voti e delle tessere. Verini l'ha buttata lì: «Propongo di istituire una multa da 30.000 euro per chi eletto al consiglio regionale nella lista del Pd dovesse cambiare gruppo o partito». Tutti hanno pensato a una mossa anti Renzi. In realtà la norma escogitata da Verini che la presenta come un «giusto risarcimento per chi usa soldi, forze e passione del Pd» per farsi eleggere e poi va altrove (insomma una roba da fuga dei cervelli), ha un'altra genesi: Verini non si fida di Vincenzo Bianconi, il candidato civico presidente della Regione Umbra che i 5 stelle hanno tirato fuori dal cilindro e il Pd ha dovuto in qualche modo ingoiare. La diffidenza di Verini è motivata dal fatto che da sempre Norcia, da dove arriva Bianconi, è un feudo prima democristiano e poi della destra e del resto il «candidato» ha ammesso di aver aiutato un'amica in lista con Forza Italia alle europee, di avere un ottimo rapporto con Nicola Alemanno (centrodestra) sindaco di Norcia e che la sua famiglia ha avuto un orientamento moderato di centro. Così il commissario politico del partito ha pensato bene di blindare il prossimo consiglio regionale per evitare che a seguito di Bianconi qualche eletto del Pd fosse tentato di fare il salto della quaglia verso Italia viva o peggio ancora verso quella che si annuncia la prossima maggioranza, il centrodestra che sostiene Donatella Tesei. Evidentemente la vicinanza con i pentastellati condiziona ormai le scelte del Pd in Umbria. L'esempio è proprio Bianconi, spuntato all'ultimo dopo che il candidato alla presidenza della Regione scelto dal Pd è stato bocciato dai 5 stelle. È quell'Andrea Foro, tanto gradito alla curia di Perugia (che poi significa Cei, visto che il cardinale del capoluogo è Gualtiero Bassetti presidente dei porporati italiani), che, bocciato, è stato comunque tentato di lanciarsi in una corsa solitaria salvo poi accettare il ticket con l'uomo di Norcia. Ma è chiaro che nel Pd umbro c'è tensione e Verini non si fida neppure dei suoi. Così ecco la proposta della multa. Si ricorderà che qualche giorno fa Di Maio - inseguito dalla protesta dei suoi senatori e con le prime defezioni annunciate verso i renziani di Italia viva e la Lega di alcuni pentastellati - aveva posto al Pd la questione del «vincolo di mandato». La Costituzione lascia liberi gli eletti di agire come meglio credono. Luigi Di Maio ha detto al Pd: quella norma va cambiata. Ma da Nicola Zingaretti in giù, a cominciare dal titolare del Mibact Dario Franceschini che è il capodelegazione del Pd nel governo giallorosso, si è risposto al capo politico pentastellato: non se ne parla neppure. Sono passati un paio di giorni ed ecco che spunta l'idea di Walter Verini. Bizzarrie dell'Umbria, che ha sì meno abitanti di un quartiere di Roma (il 27 ottobre voteranno in 650.000), ma che in questo momento - come direbbero a Foligno - è «lu centro de lu munno», capace, se la coalizione Pd-grillini sarà battuta, di far saltare per aria il governo. Inutile dire che al commissario del partito sono saltati tutti addosso. In Umbria nessuno ne vuol sentir parlare e anche dal Pd nazionale hanno storto la bocca. I primi a schierarsi contro Verini sono stati i riconfermati in lista del Pd (solo la presidente uscente Catiuscia Marini, l'ex assessore Luca Barberini finito agli arresti nell'inchiesta sanità peraltro innescata dai 5 Stelle, e l'assessore all'agricoltura Fernanda Cecchini non hanno ottenuto la ricandidatura) con in testa l'ex segretario regionale Giacomo Leonelli. La stessa Catiuscia Marini via Facebook ha fatto dell'ironia («In Umbria anticipiamo le riforme costituzionali») spalleggiata dal capo dei senatori del Pd Andrea Marcucci. Ma in realtà Verini quell'idea potrebbe averla maturata per un'altra ragione. E qui sta la tragicommedia. Il candidato presidente della Regione, «civico» partorito da Pd e 5 stelle Vincenzo Bianconi sarebbe un buon amico di Donatella Tesei, la candidata unitaria del centrodestra con un sostegno molto forte della Lega. Raccontano i retroscena che Vincenzo Bianconi, presidente degli albergatori e albergatore lui stesso a Norcia dove ha quattro strutture tutte colpite dal terremoto di cui solo una, Palazzo Seneca, è tornata a funzionare con evidente aggravio economico per la sua famiglia, avrebbe chiesto aiuto a Donatella Tesei. I fatti sono questi. Il 16 settembre Vincenzo Bianconi pubblica un post su Facebook in cui dice: «Sono passati tre anni e tre governi dal terremoto: molte dichiarazioni ci hanno trasmesso fiducia e speranza, ma alle parole non hanno fatto seguito i fatti». Bianconi concede anche un' intervista in cui ribadisce che le zone terremotate soffrono e anche le attività economiche, alberghi compresi. Da qui l'idea di fissare un incontro con Donatella Tesei - la candidata del centrodestra che i sondaggi danno per sicura vincente - per studiare insieme un piano d' azione per la ricostruzione e di rilancio del turismo una volta che lei fosse eletta in Regione. L'incontro viene fissato per la mattina del 23 settembre in Comune a Montefalco dove la Tesei è sindaco. Ma sabato 21, quindi due giorni prima dell'incontro a Montefalco, a sorpresa Vincenzo Bianconi annuncia di aver accettato la proposta di 5 stelle e Pd di candidarsi alla presidenza della Regione. Forse basta questo a giustificare una norma anti ribaltone!
Marta Cartabia (Imagoeconomica)