2021-07-13
Il Pd non conosce le leggi che vota
Enrico Letta incolpa del caso Gkn lo sblocco dei licenziamenti. Ma le norme del Conte bis avrebbero permesso la chiusura dello stabilimento anche durante i lockdown.Per ragioni perfino ovvie, nessuno può permettersi di commentare con leggerezza la notizia anche di un solo licenziamento: figurarsi se poi i posti saltati in un colpo solo sono ben 422, com'è accaduto nei giorni scorsi alla Gkn. Si tratta di uno stabilimento di componentistica auto (a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze), con prodotti destinati per i quattro quinti al gruppo Fca Stellantis. Mise e ministero del Lavoro hanno convocato un tavolo giovedì. «Purtroppo è inevitabile che queste cose accadano, però non possono succedere in questo modo perché noi abbiamo in mente di “fare il west" non il “far west"», ha detto Giancarlo Giorgetti Tuttavia, dopo la diffusione della notizia, è partita una discussione politica per molti versi bizzarra, sia nella forma sia nella sostanza. Quanto alla forma (c'è stata una comunicazione via mail, tramite posta elettronica certificata, alle persone interessate), il primo a protestare è stato il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha parlato di «modo inaccettabile». Resta tuttavia da capire, secondo il ministro, come debbano essere informate - tempestivamente e simultaneamente - oltre 400 persone: appare abbastanza scontato che, in circostanze del genere, l'azienda usi la forma scritta e meccanismi di consegna certa della comunicazione. Così come non appare brillante la prova di un sindacato che protesta a cose fatte, a partita ormai chiusa. Nessuno si era accorto di niente fino alla ricezione della mail? Altrettanto stravagante il dibattito sulla sostanza. Diversi sindaci ed esponenti del Pd hanno attivato quello che hanno chiamato un «presidio istituzionale» («Resteremo fino a quando non si fermerà questo atto di gravità inaudita», ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella). Dopo di che, è arrivata la sortita di Enrico Letta: «Se questo è l'andazzo, dobbiamo rivedere la norma del 30 giugno che pone fine al blocco selettivo dei licenziamenti. Un problema è anche capire chi siano i datori di lavoro: se si tratta di fondi esteri diventa complicato tutelare i lavoratori» (È un fondo inglese a essere proprietario di Gkn).Ora, al di là del riferimento surreale ai fondi esteri (che propone Letta, di escluderli dall'Italia?), il segretario Pd finge di non sapere che, anche prima dello sblocco parziale, c'erano tre casi in cui si poteva licenziare (in piena pandemia). Primo: in presenza di un accordo collettivo aziendale con i sindacati più rappresentativi. Secondo: in caso di fallimento dell'impresa. Terzo: se il licenziamento dipendeva dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa. E proprio quest'ultimo sembra essere il caso in questione. Gkn, infatti, segnalando un calo di fatturato del 48% rispetto ai livelli pre pandemia, ha messo nero su bianco la «indifferibile e irreversibile decisione di chiudere lo stabilimento e cessare ogni attività presso di esso». Morale: a ben vedere, una scelta del genere poteva essere compiuta pure nei mesi precedenti. Non solo. Allargando la prospettiva, va ribadito che la tesi secondo cui nel periodo del blocco non vi sarebbero stati licenziamenti è grossolanamente falsa. Lasciamo la parola a quanto ha scritto nelle scorse settimane il presidente della Fondazione Adapt Francesco Seghezzi: «La narrazione del 2020 senza alcun occupato a tempo indeterminato che perde il posto di lavoro si scontra con i dati. Infatti dall'analisi delle Comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro emerge che nel 2020 ci sono stati circa 550.000 licenziamenti contro i 900.000 del 2019. Non sono ancora disponibili i dati del 2021 ma c'è da immaginare un trend almeno simile. A questi poi si sommano le centinaia di migliaia di occupati a termine che hanno visto il loro contratto non rinnovato e i tirocinanti che hanno avuto la stessa sorte o peggio hanno visto il tirocinio interrompersi». Si è trattato soprattutto di donne e giovani, su cui è sceso un gran silenzio. Più facile twittare ora sui «licenziamenti via mail».