2020-01-14
Il Pd ha fame di poltrone Rai. È pressing selvaggio per avere la direzione dei tg
Le proposte di Fabrizio Salini per le reti (Stefano Coletta, Ludovico Di Meo e Silvia Calandrelli) lasciano scontenti i dem che vogliono mettere le mani sull'informazione. Dove, dicono, c'è ancora troppa Lega.«Almeno non ci sono marziani». Maurizio Gasparri accoglie le nomine Rai con una battuta che evidenzia un pericolo scampato, quello di vedere extraterrestri alla guida delle tre reti. Ma il dettaglio sottolineato dal notabile della Commissione di Vigilanza è percepito come l'unico dato positivo nelle proposte dell'amministratore delegato Fabrizio Salini, che era sotto assedio dei partiti prima delle scelte e lo è ancora di più dopo. Stefano Coletta a Rai1, Ludovico Di Meo a Rai2, Silvia Calandrelli a Rai3, Franco Di Mare all'Intrattenimento, Angelo Teodoli al Coordinamento generi: sono solidi professionisti interni certificati a sinistra (tranne Di Meo) i direttori che stamane il consiglio d'amministrazione dovrà approvare con una votazione consultiva, quindi non vincolante. Nel senso che Salini può tirare dritto anche se, come sembra, avrà contro proprio il Pd. La situazione è paradossale. Nicola Zingaretti voleva un ribaltone per dare un segnale forte sul cambiamento di narrazione da parte della Rai, ma negli ultimi mesi i suoi uomini avevano sempre bocciato i candidati proposti perché troppo vicini a Matteo Renzi. In effetti, trovare dentro la Rai giovani manager e comunicatori in qualche modo non affezionati all'ex premier è un'impresa titanica. Così Salini ha fatto le sue scelte anche per dare seguito al piano editoriale tematico. Come chiesto dal nuovo esecutivo rappresentato da Michele Anzaldi e Davide Faraone, ha silurato Teresa De Santis, ha spostato il fido Coletta da Rai3 a Rai1, ha dato Rai3 a Calandrelli (era a Rai Cultura) e ha sostituito il pensionato Carlo Freccero con Ludovico Di Meo, sponsorizzato dal consigliere di Fratelli d'Italia Giampaolo Rossi, oppositore sempre molto dialogante con Salini. Poi ha proposto Duilio Giammaria ai Documentari, Luca Milano ai programmi per Ragazzi, Eleonora Andreatta detta Tinny alla direzione Fiction (la figlia del ministro fondatore dell'Ulivo sosteneva il ruolo da otto anni). Il coordinatore del pool sarà Marcello Ciannamea, braccio destro dell'ad.C'è un buco evidente in tutto questo programma e al Nazareno l'hanno subito notato. Non si parla di informazione, non sono stati toccati i direttori del Tg, soprattutto Giuseppe Carboni (Tg1) voluto dai 5 stelle e da tempo nel mirino del Pd, che vorrebbe al suo posto un profilo più politicamente affidabile. «Senza modifiche della formazione informativa non si va da nessuna parte», filtra dalle antenne dem. E stamane la consigliera Rita Borioni potrebbe astenersi o addirittura votare contro i nomi proposti. «C'è troppo Di Maio è c'è ancora troppo Salvini», spiegano con famelica bulimia dal Pd, riferendosi a Gennaro Sangiuliano che sta facendo bene al Tg2. «Il responsabile di questo squilibrio è solo Salini, noi siamo contro questo ad che non riesce a garantire il pluralismo nell'informazione della Rai». Abituati a vincere 5-0 non gli basta il 4-1 e adesso il gestore della Rai rischia davvero la poltrona.Con una mossa è riuscito a scontentare quasi tutti. Il Pd come raccontato, la Lega (via la De Santis), e Italia viva che continua a vedere in panchina i suoi campioni Mario Orfeo e Tommaso Montanari. Anche i grillini sono in fibrillazione perché hanno capito che nella rivoluzione dell'informazione i loro uomini potrebbero essere sacrificati alle logiche della spartizione a sinistra. On ogni caso nessuna decisione verrà presa prima delle elezioni in Emilia Romagna: Salini vuole verificare gli equilibri e poi tentare nuove mosse. Questa sarebbe la Rai liberata dai partiti o la fantomatica Rai sovranista; in realtà è la solita Rai del parassitismo politico, penombra del potere, paralizzata dai veti incrociati e ben raffigurata dal cavallo morente di Francesco Messina.In tutto questo caos ieri è scoppiato il caso De Santis. In due ore di colloquio, Salini non è riuscito a trovare una motivazione plausibile per spiegare alla direttrice di Rai1 la decisione di accantonarla: la rete va bene, ha vinto l'80% delle prime serate e i dati di ascolto sono positivi. Se c'è un programma deficitario è proprio il telegiornale, più volte sorpassato nell'audience dal Tg5, ma il direttore protetto da Di Maio non è neppure stato sfiorato dalle critiche. In più il siluramento sa di schiaffo in pieno volto per la tempistica: oggi infatti De Santis avrebbe dovuto presenziare sullo scranno più nobile - ma da dimissionaria - alla conferenza stampa di presentazione del Festival di Sanremo. Ha fatto sapere che non ci sarà e ha annunciato di voler querelare non solo la Rai ma anche Salini. «Teresa De Santis è stata sostituita solo per ragioni politiche e non di merito», è intervenuto Gasparri. «È una storica dirigente, in azienda da una vita. Si continua con uno stile che soprattutto la sinistra ha praticato tradizionalmente nell'ambito Rai». Così il Festival, che resta il più prestigioso e costoso appuntamento d'intrattenimento dell'anno, non avrà alcun garante aziendale. In prima fila solo il conduttore Amadeus e il suo agente Lucio Presta, che peraltro le stanze al settimo piano della Rai dimostra di conoscerle a memoria.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)