
Il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga: «Per difendere la nostra autonomia dagli attacchi di questo governo andremo fino alla Consulta».«Impugnare una legge regionale pensata per favorire i rimpatri e per tutelare chi da più tempo risiede in Friuli è evidentemente una scelta politica, non solo assurda, ma che fa anche capire bene come la golden share di questo nuovo governo in tema di immigrazione sia nelle mani del Partito democratico e della sinistra». Così il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, commenta la decisione del Consiglio dei ministri che nella sua prima seduta, giovedì, su indicazione del neo ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha impugnato la legge numero 9 dell'8 luglio 2019, «Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale», nei capitoli in cui questa poteva ledere interessi legati alla questione immigrazione.È stata una sorpresa la decisione del Cdm?«A sorprendere è il netto cambio di rotta del Movimento 5 stelle, che da alleato della Lega che proponeva normative rigorose per quanto riguarda l'immigrazione è passato a essere supporter del Pd che impugna le nostre leggi regionali».Cosa vi contesta il nuovo governo?«La prima delle norme contestate riguarda i contributi che diamo alle imprese per assumere persone in caso di crisi occupazionale».E cosa c'entrano gli immigrati?«Abbiamo posto un vincolo all'erogazione dei fondi per cui le persone assunte devono risiedere da almeno 5 anni in Friuli».Ed è un vincolo discriminatorio?«A noi sembra semplicemente di buon senso: i soldi dei cittadini della mia Regione li uso per diminuire la disoccupazione di chi abita nella mia Regione…».Come la residenzialità storica che serve per l'attribuzione delle case popolari?«Esatto, che peraltro già esiste in diverse Regioni, tra cui la nostra e la Toscana, dove l'anzianità di residenza per ottenere l'alloggio popolare è esattamente di cinque anni… e non parliamo certo di una Regione di centrodestra».E l'altra norma contestata? «È l'abrogazione della legge della Serracchiani, laddove prevedeva contributi abitativi per gli immigrati».Che cosa ne avete fatto?«Abbiamo spostato queste risorse a favore dei rimpatri volontari, semplicemente mettendo mano con una legge regionale a un'altra legge regionale. E il governo ce la contesta. È assurdo».È un attacco alle autonomie regionali?«Evidentemente sì: il governo mi sta dicendo che io, Regione, non posso abrogare una norma regionale. Se fosse così significherebbe che non esistono più le Regioni… altro che autonomia».E poi c'è il business immigrazione che torna a prendere forza.«La cosa interessante è che il governo ha utilizzato, per motivare l'impugnazione, la traccia di una contestazione sollevata già qualche mese fa dall'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) che si era detta in disaccordo con la nostra volontà di convogliare fondi per i contributi abitativi a sostegno dei rimpatri volontari».E come mai l'Asgi aveva contestato la vostra scelta?«La riteneva discriminatoria, appunto. Peccato che il vicepresidente dell'Asgi sia anche il presidente della onlus di Trieste Ics». E che cosa fa questa onlus? «Riceve fondi per gestire migranti».E la norma abrogata indirizzava fondi anche a loro?«Li indirizzava alle associazioni del terzo settore tra cui anche l'Ics».Il solito giro, insomma…«Esatto: a sinistra si fanno l'associazione per difendere gli immigrati, che in realtà serve per difendere i contribuiti che arrivano alle cooperative. Il vicepresidente dell'associazione gestisce anche una cooperativa, eppure il nuovo governo fa propri i loro rilievi».Ma di quanti soldi parliamo?»In totale 450.000 euro all'anno di fondi regionali».Ora cosa farete?«Resisteremo davanti alla Corte costituzionale e sono fiducioso».Ieri il ministro Boccia ha sostenuto che «se vi adeguate» il governo potrebbe ripensarci…«Quello che ha detto sottolinea la sua incompetenza: se il Friuli avesse dato disponibilità a ritirare le norme (cosa che è successa in altre occasioni a fronte di contestazioni sensate) per prassi, non ci sarebbe ragione di impugnarle. Se sono state impugnate è evidente che non abbiamo intenzione di tornare sui nostri passi…». Sarebbe dannoso tornare indietro?«Il Friuli ha un problema concreto: siamo frontiera italiana e ci troviamo in piena rotta balcanica. In collaborazione con il ministro Salvini siamo riusciti, in un anno e mezzo, a dimezzare gli ingressi e a diminuire del 40,6% la presenza di immigrati irregolari da gestire sul territorio. Se il nuovo governo vuole ricominciare con l'accoglienza diffusa rischiamo di tornare all'epoca Serracchiani».Cosa accadeva allora?«Quando ho preso in mano la Regione c'erano quasi 5.000 irregolari sul territorio, ora sono 3.000 e l'idea di ricominciare da capo mi preoccupa molto».È preoccupato anche in termini di spesa?«Nel tempo abbiamo abolito delle norme, ereditate dal Pd al governo, che finanziavano corsi gratuiti di sci agli immigrati o che davano 30.000 euro alle cooperative per organizzare un torneo di calcetto. Evidenti assurdità».I fondi destinati ai rimpatri volontari, che avevate preventivato di erogare come li avreste gestiti?«Niente soldi direttamente in mano agli immigrati ma incentivi reali a tornare nel Paese d'origine per restarvi».Attraverso progetti di reinserimento in patria?«Avevamo strutturato contributi in abbinamento a un nuovo programma di cooperazione internazionale per sostenere le realtà locali che creano lavoro nei paesi di provenienza».Aiutarli a casa loro, in pratica…«È una politica di buon senso, che però alle associazioni che si dicono umanitarie non interessa. Il denaro, in questo caso, sosterrebbe esclusivamente associazioni che operano nei Paesi d'origine».
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