2022-10-03
Il pasticcio di Biden sul debito studentesco
True
È di nuovo scontro tra Joe Biden e i repubblicani. Stavolta al centro del duello è finito il piano del presidente americano volto a cancellare il debito studentesco per gli appartenenti alle fasce meno abbienti. Un piano che, annunciato ad agosto, sta già tuttavia incontrando notevoli scogli.La settimana scorsa, sei Stati guidati dall’elefantino (Missouri, Arkansas, Kansas, Nebraska e Carolina del Sud e Iowa) hanno fatto causa alla Casa Bianca, accusandola fondamentalmente di aver abusato del proprio potere. Era fine agosto, quando Biden annunciò l’intenzione di cancellare fino a 20.000 dollari di debito studentesco per circa 40 milioni di americani. «Queste azioni mirate sono rivolte alle famiglie che ne hanno più bisogno: i lavoratori e la classe media hanno colpito particolarmente duramente durante la pandemia», disse il presidente, presentando il piano. Un progetto che, come visto, ha mandato i repubblicani su tutte le furie. «Oltre ad essere economicamente poco saggia e intrinsecamente ingiusta, la cancellazione di massa del debito dell'amministrazione Biden è un altro esempio in una lunga serie di azioni normative illegali. Nessuno statuto consente al presidente Biden di esonerare unilateralmente milioni di persone dall'obbligo di pagare prestiti che hanno assunto volontariamente», ha tuonato l'ufficio del procuratore generale del Nebraska, Doug Peterson, in una nota. Sarà un caso, ma nello stesso giorno in cui i sei Stati depositavano la causa, l’amministrazione Biden ha fatto un mezzo passo indietro, riducendo il numero di aventi diritto a chiedere la cancellazione del debito studentesco. Secondo Cnn. «i mutuatari i cui prestiti studenteschi federali sono garantiti dal governo ma detenuti da istituti di credito privati saranno ora esclusi dal ricevere la cancellazione del debito». «Circa 770.000 persone saranno interessate dal cambiamento», ha aggiunto. Ora, è senz’altro vero che il debito studentesco rappresenta da tempo un tema spinoso nella società americana. Tuttavia il provvedimento annunciato da Biden suona fondamentalmente demagogico e volto quasi esclusivamente a racimolare consensi in vista delle elezioni di metà mandato, che si terranno il prossimo 8 novembre. In primis, il presidente ha agito attraverso un’azione esecutiva: una sorta di decreto che si espone già di per sé a numerosi ricorsi legali. Se si volesse affrontare seriamente la questione in qualche modo, dovrebbe essere il Congresso ad agire tramite legge ordinaria: tuttavia è ben difficile che ciò possa accadere, viste le differenti posizioni che si scorgono tra i parlamentari americani e all’interno dei due principali partiti. In secondo luogo, c’è un problema di costi. Stando a quanto riferito dal New York Times, si tratta dell’«azione esecutiva più costosa della storia»: in particolare, il Dipartimento dell’Istruzione ha comunicato di stimare circa 379 miliardi di dollari in dieci anni. La stessa testata ha inoltre recentemente messo in evidenza le titubanze della Casa Bianca e i primi intoppi del programma, sottolineando anche la crescente preoccupazione che si registra tra le associazioni di attivisti contro il debito studentesco. «Il piano del debito studentesco di Biden provoca cause legali, truffe e confusione», ha titolato non a caso il quotidiano newyorchese lo scorso 30 settembre. In tutto questo, la media sondaggistica di Real Clear Politics sta dando i repubblicani in rimonta in vista del voto novembrino. Segno, questo, che forse l'effetto dell'annuncio-spot di agosto si sta progressivamente sgonfiando. Insomma, la riforma del debito studentesco rischia di ritorcersi contro il Partito democratico. E, se ciò avvenisse, si tratterebbe di uno smacco politico rilevante per l’inquilino della Casa Bianca.