2021-08-26
Niente accordo. Il ritorno a scuola resta in alto mare
Alcuni sindacati mollano il tavolo del protocollo sicurezza, il ministro Patrizio Bianchi annaspa. Il punto nevralgico è: chi paga i tamponi? Controllare tutti i giorni il pass di docenti e personale vuol dire iniziare le lezioni ore dopo Il pasticcio green pass rischia di paralizzare la scuola prima ancora che cominci l'anno scolastico. I presidi lamentano che il ministero dell'Istruzione sia ancora in alto mare. Il Garante della privacy spiega che gli elenchi con i nomi dei professori no vax sarebbero illegali. Alcuni sindacati mollano il tavolo del protocollo sicurezza e il ministro Patrizio Bianchi non riesce a trovare il bandolo della matassa, dopo aver minacciato di chiedere i tamponi ai non vaccinati ogni 48 ore e di sospendere dal lavoro (e dallo stipendio) chi non ha il lasciapassare sanitario. L'accordo sulla sicurezza tra i banchi di scuola firmato da Bianchi e dai sindacati confederali alla vigilia di Ferragosto, di fatto, dopo dieci giorni è già praticamente naufragato. Il punto più contestato, ovvero la gratuità dei tamponi al personale no vax, il ministero se l'era rimangiato nel giro di poche ore, di fronte alle prime polemiche. Che la collettività debba pagare i tamponi ai professori che non si vogliono vaccinare non era facile da mandar giù per tutti gli altri. Ma il tema ritorna, con l'aggravante che ogni giorno spunta un nuovo pasticcio. Il tavolo ministeriale che doveva tenersi già martedì con i sindacati, e che aveva proprio il tema dei tamponi gratis tra le richieste principali dei rappresentanti dei lavoratori della scuola, è scomparso dai radar. In compenso, anche ieri ci sono state defezioni. La Uil Scuola ha deciso di non ritirare la firma dal protocollo sicurezza del 14 agosto, ma ha dato uno schiaffo forse ben peggiore al ministro Bianchi ritirando la delegazione che tratta al suddetto tavolo. La colpa è della famosa nota che il ministero ha inviato alle scuole, aggirando il confronto sindacale, ordinando che alle aule si acceda o con il green pass o con il tampone negativo, effettuato da non più di due giorni. Ancora una volta, come La Verità aveva subito segnalato quando fu firmato il protocollo, il punto scoperto del ministero è che, anche per la Uil, «il tampone era chiaramente a carico del datore di lavoro e questo avevamo firmato». Chi invece ha raccontato di aver incontrato Bianchi, ieri mattina, è Attilio Fratta, presidente di Dirigentiscuola. Ne è uscito decisamente preoccupato e ha lamentato che «con il confronto di questa mattina abbiamo ottenuto ulteriori incontri per affrontare i problemi uno ad uno, da svolgersi dopo la risoluzione delle questioni più urgenti legate alla ripresa scolastica». Fiducia ribadita in Bianchi («diamo credito al ministro»), ma a parte parlare di supplenti e piante organiche (mancano 376 dirigenti scolastici in altrettante scuole), non si è avuta certezza su nulla. Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma, invece, a metà giornata ha dettato alle agenzie un nuovo allarme: «Sulla questione green pass siamo in alto mare. Stiamo aspettando indicazioni per capire come bisognerà procedere, ma se le scuole devono controllare tutti i giorni i certificati di docenti e personale rischiamo che si inizi a mezzogiorno». Altro giro, altra botta al ministro. Lezioni che iniziano a mezzogiorno e sindacati impegnati in una guerra di carte bollate con il ministero per la faccenda green pass rischiano di far rimpiangere perfino Lucia Azzolina. A complicare la questione si è messo anche il chiaro stop a mezzo stampa arrivato dal Garante della privacy, Pasquale Stanzione. Il giurista di area grillina si è fatto intervistare da Repubblica per sgombrare il campo da un'ipotesi che circolava sia al governo sia tra presidi e sindacati, ovvero che si possano stilare elenchi di professori vaccinati, per non mettersi ogni santo giorno a controllare tutti i green pass. Ebbene, Stanzione, per prevenire nuovi contenziosi e possibili scontri con il governo, ha messo in chiaro che «i presidi non devono conoscere le scelte sanitarie dei docenti». Non solo, ma una simile intrusione nella vita personale non centrerebbe neppure lo scopo al cento per cento, perché agli elenchi sfuggirebbe se un vaccinato è stato nel frattempo contagiato dal Covid19. Sempre Stanzione ha osservato come sia decisamente imbarazzante, per non dire pericoloso, anche riportare in degli elenchi scolastici le gravi patologie personali che sconsigliano la vaccinazione. Dopo di che, non è un mistero che il Garante della privacy sia stato scavalcato in sede di approvazione del decreto e che una qualche concertazione in sede di conversione del medesimo potrebbe disinnescare qualche mina. Anche con i sindacati. Lo spettro dei controlli giornalieri è dovuto anche a dettagli tecnici di non poco conto. Quando si inquadrerà il green pass nei controlli previsti al momento per la scuola, non appariranno né la data di scadenza, né la modalità con la quale lo si è ottenuto (tampone, vaccinazione, guarigione). Il tutto per ragioni di riservatezza. Questo però comporta che vada controllato ogni giorno. Insomma, al momento non se ne esce. O il ministro Bianchi convoca tutti alle sei del mattino davanti a scuola, con uno stuolo di steward, oppure andare a lezione sarà più complicato che entrare allo stadio per il derby. Su tutto il pasticcione ministeriale, alla fine, aleggia perfino il sospetto che ci sia chi ci sta marciando, perché per aggirare il rebus del green pass nelle scuole potrebbe finire che il governo, allargando le braccia, sposi la linea statunitense del vaccino obbligatorio.