
Francesco accusa i vescovi italiani di «amnesie» e sul futuro sinodo ribadisce la linea dettata a Firenze nel 2015: «La totalità dei credenti è infallibile, parli la gente». Ma tra idee «dall’alto» e «dal basso», gli unici senza voce saranno proprio i pastori«Ci sono i giornalisti?». Il cardinale Gualtiero Bassetti guarda in fondo alla sala dell’hotel Ergife di Roma, e risponde sottovoce al Papa: «No, non ci sono giornalisti». Il tutto in diretta su Vatican News, praticamente in mondovisione. Comunque Francesco, presente ieri pomeriggio per aprire i lavori dell’Assemblea generale della Cei, apparso sollevato dalla risposta di Bassetti, ha preso la parola per dire le «tre cose che gli stanno a cuore» ai vescovi italiani. Peraltro, che l’intervento del Papa sarebbe stato «trasmesso in diretta da Vatican Media e da Tv2000» era largamente annunciato, ma qualche comunicazione deve essere circolata male. Infatti, le trasmissioni sono state poi interrotte bruscamente dopo qualche minuto, perché non si poteva continuare a mandare in onda un Papa che pensava di parlare senza «i giornalisti». E per fortuna che proprio ieri mattina Francesco si era recato in visita nelle redazioni de L’Osservatore Romano e di Radio Vaticana dove aveva detto che se un lavoro è troppo bene ordinato «alla fine finisce ingabbiato e non aiuta».Il Papa ha ribadito ai vescovi che ama procedere in modo «libero» con «domande e risposte», senza discorsi preconfezionati. L’intervento di Bassetti, presidente della Cei, aveva già fatto capire che il tema forte, come previsto, sarebbe stato il sinodo della Chiesa italiana. Introducendo il Santo Padre, il cardinale non a caso ha citato quel famoso passaggio dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni in cui don Abbondio davanti al cardinale Borromeo dice che «il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare». La confessione di don Abbondio pronunciata da Bassetti sembra avere anche un certo carattere autobiografico, visto che proprio il capo della Cei ha recalcitrato in tutti i modi per evitare il sinodo italiano. E il cardinale davanti al Papa ha aggiunto che «se uno non ha coraggio può essere che gli venga, se mosso da un desiderio più grande delle nostre paure».Il desiderio «più grande», al di là degli afflati spirituali, che potrebbe aver mosso i vescovi italiani è certamente la volontà di Francesco. Per papa Bergoglio il metodo sinodale è un punto fisso: proprio venerdì scorso la Santa Sede ha annunciato un percorso triennale per la Chiesa universale incamminata in un colossale sinodo dei sinodi che vedrà coinvolte tutte le diocesi del mondo, dal basso. Sembra di veder realizzato il desiderio del cardinale Carlo Maria Martini, che nel 1999 disse di aver «fatto un sogno», quello di una Chiesa capace di mettersi in uno stato sinodale permanente.La maggioranza dei vescovi italiani però non ne voleva sapere. Infatti, il Papa ieri ha detto loro che spesso «abbiamo amnesia, perdiamo memoria di quello che abbiamo fatto. Una delle cose su cui abbiamo perso memoria è Firenze 5 anni fa». Il riferimento è al Convegno ecclesiale del novembre 2015 quando il Papa disse che gli piaceva «una Chiesa italiana inquieta», capace appunto di incamminarsi in un sinodo. «Il sinodo deve svolgersi sotto la luce dell’incontro di Firenze», ha rimarcato Francesco, e con un metodo che proceda «dall’alto in basso» partendo appunto dai temi sviluppati nel 2015, e «dal basso in alto a partire dalla più piccola parrocchia». Poi ha aggiunto, sempre a braccio, che «la luce viene dalla dottrina della Chiesa, ma diciamo viene da Firenze. Il sinodo deve cominciare dalle piccole comunità. Questo chiederà pazienza, lavoro… far parlare la gente. Che esca la saggezza del popolo di Dio. Sinodo è fare esplicito quello che dice la Lumen gentium, che la totalità del popolo di Dio è infallibile in credendo, non può sbagliare: ma deve esplicitare quella fede…». Gli altri due punti affrontati da Francesco con i vescovi, oltre al sinodo, riguardano i tribunali ecclesiastici e i seminari. «Sono contento dei passi fatti» sui tribunali, ha detto, e ora «è prevista una visita di due giudici rotali ai tribunali», prima però un dialogo «con il vescovo incaricato delle cose giuridiche, quello che viene da una diocesi che ha il nome di un vino famoso (il riferimento è alla diocesi di Montepulciano-Pienza, nda)». Sui seminari, poi, il Papa ha chiesto di fare attenzione alla formazione: «Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni, ma rigidi, e dietro questa rigidità c’erano problemi».L’intervento del Papa, dopo la domanda sottovoce «Ci sono i giornalisti?», era partito con una battuta sull’impeccabile hotel dell’assemblea: «Appena sono entrato ho avuto un cattivo pensiero: sono a un’assemblea dei vescovi o un concorso per eleggere il vescovo più bello? Perché qui si fanno dei concorsi…».
2025-11-17
Magri, nutrienti, proteici. Bresaola e carpaccio sono sempre più apprezzati anche da chi fa sport
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In questi giorni il produttore Rigamonti ha presentato alla stampa e al pubblico la Carta delle bresaole e carpacci, naturale prosecuzione della Carta delle bresaole presentata nel 2021: «Proseguiamo il percorso di trasparenza ed educazione al gusto avviato cinque anni fa con la prima Carta delle bresaole», ha spiegato l’amministratore delegato di Rigamonti, Claudio Palladi, «per accompagnare il pubblico con questo nuovo vademecum in un viaggio fra le diverse qualità e peculiarità di bresaole e ora anche dei carpacci. Un prodotto fresco, leggero e versatile quest’ultimo, che sta incontrando un consenso crescente, con incrementi a doppia cifra nei primi 9 mesi del 2025, sia al banco taglio che nel libero servizio. Il nostro intento è valorizzare le filiere e allo stesso tempo guidare il consumatore nella conoscenza delle diverse peculiarità delle carni, in base alla loro provenienza e alle razze. Un impegno apprezzato dal pubblico: oggi il segmento bresaole - Igp e specialità - registra un +25% a valore negli ultimi 4 anni e un +6% nel 2024. Positivi anche i primi nove mesi del 2025, con una crescita del 10%; in particolare sulle specialità trainano la crescita referenze come Gran Fesa e Angus, ormai punti di riferimento per i nuovi gusti dei consumatori».
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