2020-05-07
Il Papa choc al giovane autistico: «Forse ci ritroveremo all’inferno»
Jorge Bergoglio chiama un fedele della Bergamasca e nel salutarlo fa un disastro, lasciando la madre esterrefatta. Infortuni che capitano al Pontefice «telefonista». Ma fanno peggio i pompieri del Corriere: «Scaramanzia».Un gesto di tenerezza trasformato in una gaffe memorabile. Il Papa che chiama un ragazzo autistico e si lascia scappare un «ci vediamo all'inferno». Assurdo ma vero: Francesco stava cercando di schermirsi dalle lusinghe della madre del giovane, che al culmine dell'emozione, è arrivata a dargli del «santo». Però la zelante modestia gli è costata uno svarione clamoroso.La premessa è la consueta «francescata»: il Pontefice alza la cornetta e contatta a un fedele un po' speciale. In questo caso, si trattava di Andrea, il ragazzo di Caravaggio (Bergamo), affetto da una forma di autismo, che Jorge Mario Bergoglio ha citato in un'omelia: il giovane, infatti, aveva «rimproverato» il Papa, perché continuava ad augurare «la pace sia con voi», anche se la stretta di mano è stata sospesa a causa dell'emergenza sanitaria del Covid-19.La chiacchierata con Andrea, che la mamma, al settimo cielo, ha descritto come «estremamente religioso», filava liscia. La signora ha chiesto al Pontefice la benedizione e una preghiera particolare per la nonna, malata di Alzheimer. Poi la magia s'è rotta quando la signora si è fatta bonariamente prendere la mano con i complimenti: «Noi preghiamo sicuramente per lei», ha detto, «ma lei non ne ha bisogno, è già un santo». È quella che, in retorica, si chiama iperbole: esagerare i toni, in tal caso, per elogiare l'interlocutore. Il quale ha replicato con la frase choc: «Ah, ma Dio mio, non dirlo due volte che forse ci ritroveremo nell'inferno, eh». Sarà stato un problema del Papa argentino con la lingua italiana; sarà che in quel momento Francesco non ha pensato al paradosso del successore di Pietro che, con un fedele, evoca un «appuntamento» nella dimora del demonio, o del «Papa della misericordia» che, al telefono con un autistico, minaccia pene infernali. Fatto sta che la madre di Andrea, come si evince dal video della conversazione, rimane comprensibilmente esterrefatta. Eppure, con signorilità, recupera la situazione: «Guardi, penso proprio per lei no. Noi sì, magari. In questo periodo siamo tutti un po' adirati qui nella Bergamasca». Un memorabile saggio di aplomb. Nessun processo all'intenzione, per carità. Urge tuttavia sottolineare che certi scivoloni sono l'inevitabile scoria della desacralizzazione dell'autorità del Pontefice. Bergoglio, per esprimere il suo scetticismo nei confronti delle apparizioni mariane a Medjugorje, ha coniato la definizione di «Madonna postina»: l'idea sottesa era che alla Madre di Cristo non s'addice conversare a cadenza regolare con presunti veggenti. Analogamente, nel caso di Francesco, potremmo parlare di un «Papa centralinista». Di certo animato dai più genuini scopi pastorali e, nondimeno, esposto a una tragica banalizzazione di sé.Non che la demolizione del prestigio papale sia un'invenzione di Bergoglio. È, semmai, una prerogativa postconciliare: fu Paolo VI, negli anni Sessanta, a mettere in vendita la tiara per devolvere il ricavato alle missioni africane. Erano gli anni dell'esperimento dello psicologo Stanley Milgram, che, nel secondo dopoguerra, angosciato dagli orrori nazisti, provava a dimostrare che eseguire gli ordini dei superiori porta gli uomini a compiere atrocità. Così, nel generale discredito che il Novecento ha gettato sui concetti di autorità e obbedienza, il triregno, simbolo della potestà dei Pontefici, andò - è il caso di dirlo - a farsi benedire. E nessuno sa quanti poveri abbia sfamato la rinuncia simbolica alla corona. Non è un caso se, nel Vangelo, è Giuda Iscariota quello che vuole vendere, spacciandola per opera di beneficenza, i pregiati unguenti con cui le donne profumano Gesù.Comunque, c'è chi è più imbarazzante di Bergoglio: la schiera dei «pompieri», subito prodottisi in un'impacciata difesa del Papa che l'élite progressista tira spudoratamente per la stola. Come il Corriere della Sera. L'edizione online del quotidiano di via Solferino prima assicura che Bergoglio non ha «davvero detto “ci rivedremo all'inferno"». Dopodiché, abbozza e derubrica la sortita a un «tentativo (forse anche estremo) di negare qualsiasi accostamento alla santità, o addirittura», a «una battuta scaramantica». La toppa, se possibile, è peggiore del buco: pensate se il capo dei cattolici si mettesse veramente a fare «battute scaramantiche», come se credesse nella wikka o nella luna nera...Più di tutto, però, incupisce quel che c'è a monte della sfortunata telefonata. Ovvero, Francesco che si rallegra della critica ricevuta dal giovane Andrea e inneggia alla «libertà di dire le cose come sono». Proprio ciò che raccomandò ai porporati, ai tempi del sinodo sulla famiglia. Solo che, quando il cardinale Raymond Leo Burke, prendendolo alla lettera, spiegò apertamente come la pensava sul progressismo teologico, il Papa gli tolse tutte le cariche e lo spedì a fare il patrono dell'Ordine di Malta. Non proprio all'inferno, ma quasi...
Jose Mourinho (Getty Images)