
Dopo aver ricevuto una visita delle Iene, ha scritto sul Web di non aver impiegato manodopera irregolare né aver commesso abusi edilizi: il sindaco di Rignano però ordina un controllo. Tiziano ribadisce: «Querelo».Il signor Tiziano Renzi continua a lanciare minacce alla Verità e al direttore Maurizio Belpietro. Ieri nell'ennesimo post su Facebook, dopo aver ricevuto la visita delle Iene, ha messo le mani avanti bruciando l'esclusiva del programma e anticipandone i contenuti. Ma soprattutto è riuscito a scrivere quanto segue: «Rispetto alle vicende di 22 anni fa denunciate dal signor Belpietro, ho spiegato che chi vende i giornali viene pagato in contanti ma questo non significa essere pagato in nero. E che in sede di tribunale sarà per noi un piacere dimostrare la falsità delle squallide accuse ricevute». Il riferimento è all'intervista rilasciata a questo giornale da Andrea Santoni, un suo ex lavoratore, il quale ha confessato a noi e altri organi di informazione di aver lavorato per Tiziano Renzi senza nessun tipo di accordo scritto; un cittadino africano, Monday Alari, ha rincarato la dose dalle colonne della Verità, raccontando di aver conosciuto personalmente il genitore dell'ex premier e di aver collaborato con la sua Arturo Srl (posseduta al 90% da Tiziano, mentre il restante 10% era della sorella Tiziana, e da lui amministrata) quando era un clandestino. Come poteva essere assunto nel rispetto dei codici se era sprovvisto di documenti? E in effetti il giudice genovese Giuliana Melandri ha escluso in una sentenza che il giovanotto potesse avere un regolare contratto. Nonostante tutto questo, Renzi senior continua a respingere «con forza ogni accostamento» con Antonio Di Maio, padre del vicepremier Luigi: «Capisco che si voglia far provare a dire che sono tutti uguali, però la differenza è chiara: da un lato c'è chi viene accusato di aver pagato in nero e confessa, dall'altro c'è chi viene accusato di aver pagato in nero e denuncia per diffamazione (in realtà intenta cause civili, ndr). Passerò nei tribunali i prossimi dieci anni, ma chiederò i danni a tutti quelli che scrivono falsità».Le minacce del babbo di Renzi non sono terminate: «Possono provarci fino allo sfinimento: io non sono come il padre di Di Maio. E chi continua nell'accostamento ne risponderà in tribunale. Perché io mi fido della giustizia italiana, la stessa che non ha mai condannato me, la stessa che ha condannato Marco Travaglio e altri».Per la verità la giustizia italiana, quella penale, è la stessa che continua a contestargli gravi reati. Per esempio, a Firenze, è accusato di bancarotta fraudolenta per il crac della cooperativa Delivery Italia Service. Tiziano Renzi e signora sono stati già rinviati a giudizio per la presunta emissione di false fatture: il babbo sarà alla sbarra in quanto «amministratore di fatto» della Eventi 6. In pratica, anche se non lo era ufficialmente, lo faceva. Renzi senior sostiene di non aver condanne personali, che la sua «fedina penale è pulita» e che nella sua vita ha subito solo il ritiro della patente per un mese. Ma nel conto non mette le indagini in corso ed evita di rammentare che diverse aziende a lui riconducibili sono state condannate a pagare risarcimenti ai lavoratori. Infine la questione degli abusi edilizi. Ieri abbiamo pubblicato l'ordinanza del 2002 con cui il Comune di Rignano chiedeva l'abbattimento di sei manufatti, tra tettoie, magazzini e laboratori realizzati sulla sua proprietà.Su Facebook, Tiziano Renzi ha protestato: «Sono stato accusato di costruzioni abusive. Falso. Diciassette anni fa abbiamo ricevuto l'ordine di smontaggio di un tendone e siamo andati in causa con il Comune per quello. Ovviamente non abbiamo ricevuto nessuna condanna. Ho invitato le Iene a venire a vedere il tendone, in qualsiasi momento. Un tendone, svitabile come quelli delle feste popolari in piazza». Il sindaco Daniele Lorenzini ci ha letto un verbale di sopralluogo dei vigili urbani, datato 6 aprile 2005. In quell'occasione la polizia municipale constatò che in quel momento risultavano demolite «la struttura tamponata su tutti e quattro i lati, realizzata con montanti in ferro e copertura in pannelli di lamiera, e la tettoia addossata al manufatto», mentre le tensostrutture erano state «private della copertura in pvc». Venne inoltre appurato che era stato «tamponato mediante la realizzazione di un muro l'accesso al locale in cemento armato, in maniera tale da eliminare l'eventuale utilizzo del volume».Il 28 marzo 2017 la signora Laura Bovoli, in qualità di amministratrice della Eventi 6, ha chiesto e ottenuto di poter piantare, «esigenze contingenti e temporanee», una di quelle opere «destinate a essere immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine non superiore a 90 giorni». Si trattava di un tendone verde che però, dal 2017, non è ancora stato smantellato. Per questo ieri il sindaco, dopo aver letto sul nostro giornale che non è ancora stato smontato, ha incaricato il comandante dei vigili di Rignano di fare i necessari controlli. Tutte questioni che non scalfiscono le certezze dei pasdaran di papà Tiziano. I quali su Facebook ci hanno definiti, bontà loro, cialtroni, diffamatori, pennivendoli, avvoltoi, sciacalli, squallidi individui da mandare sul lastrico. Ma il podio del giorno per questa gara di insulti lo hanno conquistato in tre. Ivo Mucciarelli («Se questi ciarlatani non vanno per qualche tempo dietro le sbarre di una prigione non la smetteranno più»), Renato Matteucci («Mi raccomando querela quello st… di Belpietro») e Paolo Fissi («Porti in tribunale Belpietro e Travaglio. Fanno schifo»). Chissà che in Tribunale non ci finiscano loro.
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Per intercettare dei mezzi piuttosto lenti la risposta occidentale è stata sproporzionata.
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