2021-06-01
Il nuovo predellino infiamma la coalizione
Azzurri sorpresi dal blitz di Silvio Berlusconi. Via Bellerio apre. Fdi sulla difensiva: «L'ipotesi non ci preoccupa».La notizia del progetto per fondere Forza Italia e Lega alimenta il dibattito nel centrodestra. Sullo sfondo, c'è la proposta lanciata in Portogallo da Matteo Salvini: unire tutti i gruppi della destra (Identità e democrazia, Conservatori e riformisti e Ppe) nel Parlamento europeo. Un'idea che il Capitano ha ribadito, ieri, al vertice con ministri e sottosegretari, ma che era stata accolta con scetticismo dagli alleati. Ieri, Mariastella Gelmini ha contestato l'antieuropeismo degli alleati di Salvini nell'Ue, mentre Antonio Tajani chiosava: «Io un'alleanza con Afd o con Marine Le Pen non la farei». Quelle europee, però, sembrano querelle lontane. Decisamente più impellenti sono gli equilibri nazionali della coalizione. Lo sa bene Silvio Berlusconi, che ha accelerato sul nuovo predellino (creando imbarazzi all'interno del suo stesso partito), essenzialmente per due motivi: primo, perché è incalzato dalle manovre di Luigi Brugnaro e Giovanni Toti; secondo, perché sente di avere un po' di vento in poppa per discutere con il Carroccio da una posizione che non riduca Fi a un mero bottino. Tra l'altro, i ben informati confermano che, nei palazzi della politica, del «matrimonio» si parla già da mesi. Tanto che, per dissuadere i parlamentari tentati di lasciare la compagine azzurra, qualche maggiorente già anticipava: «Ma dove andate? Proprio adesso che facciamo il partito unico?».La fuga in avanti del Cav, invero, ha suscitato qualche malumore tra i suoi. Ieri, Gianfranco Rotondi ha twittato: «Noi siamo dc fedeli a Berlusconi, senza subordinate. Ma non siamo cambiali girabili né alla Lega né a destinatari sconosciuti». Con La Verità, l'onorevole ha chiarito meglio il punto: «Un conto è fare un'operazione culturale. Un conto è pensare che, siccome Forza Italia è in decadenza, si possa consegnare la propria quota al Carroccio per garantirsi seggi sicuri. Perché, alla fine, si rischia di non ottenere nemmeno quelli». Sicuramente c'è più entusiasmo tra i leghisti: lo schieramento di Salvini è in posizione di forza e, sebbene il disegno sia di creare un soggetto politico di cui l'attuale leader del Carroccio sarebbe il segretario e Berlusconi il presidente, è chiaro che la Lega può coltivare ambizioni predatorie su Forza Italia. I problemi, naturalmente, sono sia ideologici sia strategici. Ideologici, perché non è un mistero che su molti temi, a cominciare dal rapporto con l'Unione europea, le posizioni dei due partiti siano molto distanti. E il Capitano, presumibilmente, non è disposto a rendere definitiva la «giorgettizzazione» del Carroccio, dopo la partecipazione al governo Draghi. Strategici, perché qualche dettaglio da limare ancora c'è: se uno degli obiettivi del connubio è consegnare a Salvini un biglietto d'ingresso nel Ppe, perché spingere, al contempo, per l'unificazione dei gruppi di destra all'Europarlamento? Soprattutto qualora, tra gli scopi dell'operazione, ci sia altresì quello di neutralizzare l'apparentemente inesorabile ascesa di Giorgia Meloni. Il vicesegretario leghista, Lorenzo Fontana, non si sbilancia: «Io so che la priorità è costituire una federazione dei gruppi parlamentari di Lega e Forza Italia, per rafforzare la nostra posizione nella maggioranza di governo, in una fase in cui si percepisce un po' un rischio di dispersione». Da via Bellerio, comunque, traspare disponibilità a procedere con la fusione: l'unico dubbio, riporta l'Agi, riguarda il nome suggerito per il partitone, Salva Italia. In Fdi non paiono ancora profilarsi allarmi all'orizzonte. Il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, commenta con La Verità: «Quest'ipotesi non ci preoccupa. L'importante è che qualsiasi cosa accada, sia per rafforzare il centrodestra e non per indebolirlo. Se finiremo per essere isolati? Qualora qualcuno lavorasse per questo, non si renderebbe conto che marginalizzare una componente della coalizione significa marginalizzare l'intera coalizione. D'altro canto, mi pare che sul versante delle amministrative, pressoché ovunque, ci stiamo mantenendo fedeli al dogma dell'unità». Il partito della Meloni confida in due finestre d'opportunità: primo, sa che, in politica, due più due non fa sempre quattro. Mettere insieme due forze diverse non significa sic et simpliciter sommare i voti di ciascuna: a volte, può determinare una loro dispersione. Secondo, un avvicinamento della Lega a Fi ridurrebbe i piani di sovrapposizione tra Salvini e Fdi, contribuendo a tracciare i confini chiari di un centrodestra (il partito unico), affiancato da una destra (Fratelli d'Italia). In definitiva, il progetto di fusione presenta, per gli azzurri e il Carroccio, un vantaggio fondamentale: aumenta - ed è anche per questo che Berlusconi scalpita - il peso specifico delle due compagini nel governo e nella legislatura, ovviamente con la prospettiva dell'imminente partita per il Colle. Un partito unico, certo, non potrebbe far cadere l'esecutivo da solo, né potrebbe indicare il candidato più accreditato per il Quirinale. Ma è altrettanto evidente che nessuno, in nessuna circostanza, potrebbe prescindere da questo maxi contenitore.
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