2019-07-23
Il Movimento spara sull’autonomia anche se la riforma è da moderati
Il M5s si oppone alle richieste delle Regioni, dicendo di difendere il Sud. Oggi il vertice.Sull'autonomia, l'ultima polemica è scoppiata a proposito della scuola, con i grillini e Giuseppe Conte (che ha convocato per oggi un nuovo vertice) mobilitati per il mantenimento dello status quo, ipotesi respinta dai governatori Luca Zaia e Attilio Fontana. Allargando lo sguardo, vale la pena di riconsiderare il tema complessivo dei rapporti finanziari connessi alla riforma. Attualmente ci sono materie a competenza statale, a competenza regionale e a competenza concorrente (articolo 117 della Costituzione): su queste ultime, può legiferare lo Stato oppure la Regione, creando inevitabilmente confusione. L'obiettivo dell'iniziativa di Lombardia-Veneto-Emilia Romagna è dunque il trasferimento alla Regione di queste ultime competenze, per poter legiferare in autonomia, e ovviamente esercitare le relative funzioni amministrative. Quanto alle risorse, a riforma realizzata, ci sono due possibilità. A volte si tratta di competenze per cui non è prevista una spesa: in quel caso, è in gioco essenzialmente il superamento delle burocrazie ministeriali centrali a beneficio degli organi regionali. Altre volte - più spesso - invece una spesa c'è: in questo caso, in prima battuta, si adotta il criterio della «spesa storica». Di che si tratta? Già esiste la cosiddetta spesa statale regionalizzata, è una componente del bilancio dello Stato: è la spesa che lo Stato sostiene in quella Regione. Che si farà allora? Si attribuirà alla Regione lo stesso costo che sosteneva lo Stato (non per mezzo di trasferimenti, ma attraverso la compartecipazione ai tributi erariali). Questo all'inizio: ma poi l'obiettivo sarà quello di arrivare a costi e fabbisogni standard. Come si vede l'approccio è moderatissimo, ma la prima obiezione grillina ha a che fare con i cosiddetti Lep (livelli essenziali di prestazioni): vogliono affermare il principio per cui un certo standard di servizi vada garantito ai cittadini di tutte le regioni. Ma il paradosso è che già oggi ci sono trattamenti di serie A e di serie B (e non è certo colpa dell'autonomia): si pensi al caso della sanità, con (anche a parità di risorse spese) evidentissimi casi di malagestione in tante Regioni del Sud, con i cittadini costretti a fare le valigie per curarsi. Forse sarebbe il caso di condannare il malgoverno di quelle Regioni, anziché fissare ulteriori paletti astratti. La seconda obiezione pentastellata riguarda il fondo di perequazione, rispetto al quale M5S vorrebbe imporre ulteriori travasi a favore delle regioni in difficoltà. Ma anche qui il rischio è quello di minare il richiamo alla maggiore responsabilizzazione che l'autonomia dovrebbe produrre verso tutte le Regioni, non solo verso quelle del Nord (e senza pretendere, per le altre, che ci sia sempre qualcun altro pronto a pagare). Come abbiamo detto, in base al criterio della spesa storica, con l'autonomia sarà attribuita alla Regione la stessa somma che prima lo Stato spendeva su quel territorio per un certo servizio. Se però, in futuro, una Regione virtuosa riuscisse a risparmiare, perché mai dovrebbe girare ad altri quei risparmi? Verrebbe meno l'incentivo a essere più efficienti, e ci sarebbe sempre un «cugino», invece di «papà Stato», a saldare il conto.Terza obiezione del M5s: sostiene che con la riforma, nel gioco del residuo fiscale (cioè la differenza tra le tasse pagate e le spese ricevute), qualcuno ci guadagni e qualcun altro ci perda. Ma l'argomento non appare solido, perché, in base al modello della compartecipazione ai tributi erariali, se è vero che in caso di aumento del gettito fiscale una Regione «autonomizzata» potrà avere più soldi, può esser vero anche il contrario: in tempi di crisi, il gettito tende a diminuire, e quindi anche la Regione avrà una quota inferiore. Ultima obiezione, tutta politica ed elettorale: dicono i grillini che con la riforma si tolgono soldi al Sud. L'argomento non è convincente: non si toglie niente a nessuno. Semmai, come abbiamo ripetuto più volte, si dà a una Regione esattamente ciò che lo Stato già pagava (in quella stessa Regione) per svolgere un certo servizio (prevalentemente, gli stipendi relativi a una funzione o competenza).
Jose Mourinho (Getty Images)