2019-08-14
Il Movimento preso in contropiede. Riforma costituzionale in Aula il 22
Luigi Di Maio costretto ad accogliere la sterzata di Matteo Salvini sul taglio degli eletti: «Solo gli stupidi non cambiano idea». Sulle elezioni frena: «Decide solo Mattarella». La capigruppo della Camera, all'unanimità, anticipa il voto.Il taglio di 345 parlamentari, 230 deputati e 115 senatori, diventa materia incandescente nel bel mezzo della crisi di governo. Luigi Di Maio ieri ha confermato di voler usare la riforma costituzionale per ritardare il voto e mettere in difficoltà la Lega, trasformando quella riforma nell'arma più potente da impugnare contro l'ex alleato di governo, Matteo Salvini. In un messaggio uscito alle 12 sulla sua pagina Facebook, Di Maio ha annunciato di avere inviato al presidente della Camera, Roberto Fico, «la richiesta, firmata da tutti e 215 i deputati del M5s, per calendarizzare urgentemente in aula il taglio di 345 parlamentari», anticipandolo rispetto alla data fissata al 9 settembre.Per inchiodare la Lega alle sue responsabilità, Di Maio ha ripercorso la storia di quella proposta-bandiera, tipica dell'armamentario grillino. «Abbiamo portato avanti insieme con la Lega questa riforma per 14 mesi», ha scritto, ricordando poi l'iter accelerato della legge costituzionale che, com'è noto, richiede una doppia lettura da parte delle due Camere: tre approvazioni sono già arrivate dal Senato il 7 febbraio 2019, poi dalla Camera dei deputati il 9 maggio 2019, quindi nuovamente dal Senato l'11 luglio, un mese fa. «Ora mancano due ore di lavoro», ha rilanciato Di Maio, e la riforma potrebbe diventare legge. Quindi ha lanciato l'affondo: ma che cosa farà la Lega? «Accetterà di portarla in aula, oppure tradirà di nuovo gli italiani?».Quella del taglio dei parlamentari è una lunga storia. Al punto numero 20 del «Contratto del governo del cambiamento», firmato da Di Maio e Salvini nel maggio 2018, si concordava la «drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori», allo scopo di «conseguire anche ingenti riduzioni di spesa». Di Maio ha sempre sostenuto che il taglio dei 435 parlamentari farebbe risparmiare allo Stato 100 milioni all'anno. In realtà, tra indennità e rimborsi-spese, un parlamentare costa in media 235.000 euro lordi annui: quindi il risparmio sarebbe di 54 milioni per le 230 teste tagliate alla Camera e di 27 milioni per le 115 in meno al Senato. Alla fine, 81 milioni in tutto. Al netto delle tasse, però, il risparmio scende ancora, a 55-60 milioni.Quasi metà della promessa grillina…Indipendentemente dalle cifre, però, oggi Di Maio punta a un voto sul taglio dei parlamentari perché impedirebbe a Salvini di passare velocemente all'incasso della popolarità raccolta in 14 mesi di un'efficace campagna condotta dal Viminale. Per questo, ieri, il leader del M5s ha battuto sul tamburo della propaganda e ha accusato gli ex alleati leghisti di avere «tradito la parola data, firmando un contratto per cinque anni e poi strappandolo». Di Maio si è anche rivolto agli elettori leghisti, in realtà appellandosi soprattutto a quei milioni di ex elettori grillini che negli ultimi mesi sono passati con Salvini: «Abbiamo condiviso tante battaglie, nell'ultimo anno: era questo il cambiamento che volevate?».Sono bastate poche ore, e il leader della Lega gli ha risposto. Lo ha fatto dal Senato, nella discussione che poi s'è conclusa con un voto che ha allontanato a martedì 20 agosto il dibattito sulla sfiducia al governo. In piedi al suo scranno, Salvini è stato veloce a smontare il giocattolo del leader grillino: «Sfida accettata», ha dichiarato a sorpresa: «Ho sentito l'amico e collega Luigi Di Maio più di una volta ribadire in questi giorni “votiamo il taglio di 345 parlamentari e poi andiamo subito al voto". Io rilancio: chiudiamo la legislatura in bellezza, con il taglio dei 435 parlamentari, e poi per dignità, onestà e coerenza si va subito al voto. Noi ci stiamo, affare fatto. Tagliamo settimana prossima questi 345 parlamentari, e poi si vota».Le parole di Salvini (il quale ha poi spiegato ai giornalisti che «anche con il taglio dei parlamentari si può benissimo votare in ottobre: non c'è problema perché la riforma prevede che il taglio entra in vigore nella legislatura successiva in caso di crisi») hanno indotto il M5s a rialzare subito la posta. Lo ha fatto Stefano Patuanelli, capogruppo grillino al Senato: «La proposta di Salvini», ha detto, «è possibile solo se non viene votata la sfiducia al governo. Quindi mi aspetto che ora venga ritirata la proposta leghista per la sfiducia». Quanto a Di Maio, è tornato su Facebook: «Voglio darvi una buona notizia», ha scritto. «Dopo le proteste dei cittadini nelle piazze e sui social, la Lega ha ceduto sul taglio dei parlamentari, una riforma del M5s che il Paese aspetta da anni». Poi però ha messo la solita zeppa sul voto anticipato, rimandando la palla a Mattarella: «Per quanto riguarda il voto, il Movimento 5 stelle è nato pronto, ma è il presidente della Repubblica il solo ad indicare la strada per le elezioni. Gli si porti rispetto».Ieri sera, poi, la conferenza dei capigruppo della Camera, all'unanimità, ha deciso di anticipare il voto sul taglio dei parlamentari a giovedì 22 agosto. Quel giorno si vedrà come finirà. Il braccio di ferro, comunque, continua.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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