2020-11-28
«Modello Italia? Siamo tra i peggiori»
Il presidente di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla: «Siamo agli ultimi posti fra i Paesi sviluppati per Pil e deficit. Il governo ha distribuito bonus invece di far lavorare le aziende. Ma nonostante questo non ha ridotto i morti».Il modello italiano contro la pandemia fa acqua da tutte le parti. Abbiamo preferito pagare, invece di trovare soluzioni concrete per continuare a produrre ricchezza e non indebolire il Pil. Sono solo alcune delle evidenze emerse dallo studio dell'osservatorio di Itinerari previdenziali sulla spesa pubblica e sulle entrate 2020 dal titolo La gestione dell'epidemia di Covid-19: Paesi e indici di performance a confronto. La Verità ne ha parlato con il presidente dell'istituto, Alberto Brambilla. Professore, dando uno sguardo allo studio di Itinerari previdenziali sembra che l'Italia non sia stata un modello poi tanto vincente in termini di strategie anti Covid. È così?«Noi siamo uno strano Paese, molte nazioni hanno fatto meglio di noi, ma noi abbiamo sempre detto che l'Italia si era mossa benissimo creando persino un modello da seguire. Noi avevamo già fatto notare nei mesi di marzo e aprile che il calo dei consumi energetici era molto più alto della media di altri Paesi europei. Ciò a indicare che noi abbiamo perso molti più punti percentuali di prodotto interno lordo. In quei mesi avevamo già notato oltre il 20% di calo di consumi energetici. Si tratta di un dato che non ha commentato nessuno. La logica dice che un Paese che ha speso tanto e ha perso tanto Pil almeno dovrebbe avere meno morti per 100.000 abitanti. Chi, invece, come la Svezia, non ha chiuso e non ha fatto debito non dovrebbe aver perso troppo Pil. Va detto che non tutti i Paesi utilizzano lo stesso metro di valutazione per registrare il numero di decessi, ma si può comunque definire un dato piuttosto indicativo. La media dei maggiori 30 Paesi al mondo è di 38 morti ogni 100.000 abitanti. L'Italia ne ha circa 75. In classifica siamo al settimo posto. Il Paese peggiore è il Belgio, uno Stato in stallo politico da tempo, poi ci sono la Spagna, l'Argentina, il Regno Unito, il Messico e poi arriviamo noi». Cosa è andato male?«Siamo andati a vedere chi ha perso più Pil. In questo caso siamo al quarto posto: abbiamo davanti sempre la Spagna, l'Iraq, l'Argentina e poi ci siamo noi. Poi vengono India e Portogallo. E il deficit? Noi siamo al nono posto. Abbiamo inoltre voluto vedere il rapporto deficit/Pil. L'idea è chiara: una famiglia che ha tanto debito non è che può indebitarsi ancora, una famiglia che invece va bene e non ha tanto debito in questa crisi può magari spingersi a fare più debito per tirare avanti. Lo stesso sarebbe dovuto avvenire con l'Italia. Avendo noi un rapporto deficit/Pil al 136% non avremmo dovuto indebitarci ancora. Invece siamo al terzo posto. Così abbiamo creato un indice di performance ed è emerso che l'Italia è tra i quattro peggiori Paesi tra i 30 più sviluppati. È difficile, dunque, che si possa parlare di modello italiano contro il Covid». Dove si doveva fare di più quindi?«L'Italia è tra i Paesi peggiori come tasso di occupazione. Lo stesso vale per il tasso di produttività. Abbiamo perso oltre 20 punti in dieci anni come tasso di sviluppo. Dobbiamo ammettere che non siamo i migliori. Siamo anche andati a vedere il numero di decessi non sulla popolazione, ma sui contagiati. Ci battono Paesi come l'Egitto e la Cina. Questo significa che il sistema sociosanitario non è quello spettacolo che pensiamo. È vero che la nostra è una popolazione anziana. Ma il Giappone ci batte per longevità. Eppure, è molto al di sotto della media: 1,49 decessi per 100.000 abitanti contro i nostri 75,68. La politica continua a vantarsi, ma la verità è che la classe politica ha lavorato male. Il 28 gennaio Giuseppe Conte affermava di aver messo a punto un piano anti Covid. È vero, siamo stati sfortunati perché siamo stati fra i primi a essere colpiti. Perché, però, il governo non ha capito che in Cina stavano già utilizzando mascherine e presidi medici per proteggersi e non ha fatto nulla per comprarli? Fino a maggio non abbiamo visto nulla in Italia. La prima fase è stata sbagliata su tutta la linea. Poi, però, quando il governo si è reso conto che servivano tutte queste attrezzature, avrebbe dovuto muoversi. Invece, niente. Ha avuto tempo da maggio a settembre, ma non è stato fatto nulla».Non è stato fatto abbastanza?«Noi lo abbiamo scritto nello studio. Le persone hanno paura. Dovevano essere fatti tamponi a tappeto. L'Italia doveva fare come il Veneto e attrezzarsi per produrre reagenti in massa. Invece fino a settembre il tampone poteva essere fatto solo con il sistema sanitario nazionale. C'è poi il tema del trasporto pubblico. Il sistema è insufficiente per riaprire le scuole. Bastava autorizzare ogni scuola, ogni fabbrica a fare una convenzione con gli autisti, invece di pagare 600 euro di bonus. Così loro avrebbero lavorato. Bisognava organizzarsi. I ristoratori avrebbero potuto lavorare. Sarebbe bastato avere una app che permetteva di entrare nei locali solo con prenotazione e con turni prestabiliti. Abbiamo preferito pagare invece di fare. Così il Pil è crollato e il debito pubblico è schizzato. La politica ha fatto malissimo, ugualmente le Regioni non si sono comportate bene. Noi avremmo potuto creare più ricchezza per pagare meno, invece non abbiamo avuto la benché minima strategia. Questo, da italiano, mi dispiace moltissimo».