2022-02-26
Alessandro Ristori: «Il mio viaggio rock da Faenza fino allo yacht di Bezos»
In Italia è un artista di nicchia, ma il suo stile «Dolce vita» spopola nel jet set mondiale: «Non imito nessuno, mi ispiro». Si definisce un «portatore sano di Novecento». Nella sua cameretta, da bambino, svettavano sulle pareti i poster di Celentano, Elvis Presley, Villeneuve e Mansell. Totem di un’epoca che non esiste più. E anche Alessandro Ristori, fin dal primo colpo d’occhio, sembra sbucare da un altro tempo: ciuffo anni Sessanta, pantaloni svasati, stivaletti dal tacco pronunciato. Sorprenderlo con indosso una t-shirt è come imbattersi in una cartaccia sui marciapiedi di Lugano. Probabilmente dorme in smoking. Classe 1979, nato a Faenza, dove tutt’ora vive, da 20 anni Ristori è sinonimo di rock’n’roll e italianità. Eppure, nemo propheta in patria, è oltreconfine che il cantante romagnolo ha trovato il suo Bengodi. Nel jet-set internazionale se lo litigano. Nel 2018, l’incontro con Flavio Briatore gli cambia la vita. Un anno dopo si esibisce con la sua band, The Portofinos, al matrimonio tra Charlotte Casiraghi e Dimitri Rassam. La scorsa estate ripete l’exploit alle nozze di Alexandre Arnault, rampollo di lusso figlio di Bernard, proprietario del colosso francese Lvmh.So che è in partenza per la Svizzera.«Sì, Gstaad. Arriverò presto per pranzare col mio amico Ahmed Shary, un principe del Bangladesh. Condividiamo la passione per i sigari».Da Faenza a Gstaad è un discreto salto, anche solo in termini fiscali.«(Ride) A parte quello, sono zone che hanno un fascino storico, se pensiamo che ci vivevano Gunter Sachs e la Bardot».Questa ricerca musicale ed estetica della Dolce vita è stata un modo per evadere dalla provincia?«Sicuramente. Sono figlio di un teddy boy che da ragazzo inseguiva il sogno americano. Crescendo, mi sono creato la mia Las Vegas nella testa per esportarla nel mondo».Moda e lusso hanno sempre corteggiato i rocker, che con l’élite avevano un rapporto di amore e odio.«Sono un rocker educato. Non mi oppongo a chi ha sempre dato da mangiare agli artisti: chi è ricco spesso ha tanto tempo per informarsi e gustare l’arte. Il lusso va benedetto, non demonizzato».Non so se ricorda quell’esibizione di Zucchero a Porto Cervo in cui, dal microfono, fustigò la platea borghese.«Altroché. Pur essendo un suo grande fan, non condivisi. È facile fare i comunisti coi miliardi».Rock star come Keith Richards, all’apice del successo, rifiutarono il titolo di baronetto. Lennon lo restituì. Se un giorno le offrissero il cavalierato della Repubblica lo accetterebbe?«Ne accetterei due. Parliamo di personaggi di un’epoca che non esiste più. Bob Dylan rifiutò il premio Nobel, se lo facesse uno della mia generazione verrebbe considerato un cafone».Perché Dylan se lo può permettere?«Perché è diventato un mito in un mondo dove non c’erano i social. Si è trasformato in leggenda anche per l’alone di mistero che lo avvolgeva. Oggi la gente sa anche quando vai al bagno».La politica la appassiona?«Sì, perché sono un uomo del fare».Guardi che se dice così la accostano subito a Renzi.«Ah sì? Allora no: sono un uomo che fa».La sua è stata una delle categorie più falcidiate dal Covid.«Un disastro. Ho avuto la fortuna di lavorare moltissimo nei quattro anni che hanno preceduto la pandemia, dopodiché ho dato fondo ai risparmi. Non mi vergogno a dirlo».Perdoni il calembour: ristori ne ha visti?«Qualcosa sì, ma se devi dare da mangiare a una mandria di mucche e ti arrivano 5 kg di biada non è facile. Per fortuna sono ripartito bene».Sdrammatizziamo. Pensavo che, negli anni Ottanta e Novanta, lei avrebbe potuto essere un pupillo dei fratelli Vanzina. Un po’ Sapore di mare, un po’ Vacanze di Natale.«Essere parte di un mondo popolare come quello dei Vanzina sarebbe come un sogno per me. Sono stati anche capaci di far sembrare Jerry Calà un bravo attore (sorride). Quel finale, in Sapore di mare, con Marina Suma e Celeste nostalgia di Cocciante in sottofondo, rimane un momento di grande malinconia italiana».A proposito di personaggi vanziniani, mi parli di Briatore.«Lo incontrai nel 2018 alla sfilata di Philippe Plein al Billionaire. Mi disse: “Se vuoi, domani iniziamo a lavorare insieme”. Io avevo già un contratto per un party importante al casinò di Montecarlo; accettai rinunciando a prendere in un giorno quello che presi in cinque serate».Cos’è per lei il lusso?«Il lusso che vivo sul lavoro è qualcosa di inarrivabile. Il lusso mio personale è stare bene vivendo di quei piccoli sogni che ognuno di noi dovrebbe potersi permettere».L’esibizione più sfarzosa che ha fatto?«Sul Flying fox, lo yacht di Jeff Bezos, per un suo cliente. Eravamo in sette su una barca che tiene un migliaio di persone».Che tipo era da bambino?«Uguale ad adesso. I compagni di scuola che mi sfottevano, oggi mi dicono “Bravo, hai fatto bene”».Perché la sfottevano?«Negli anni Novanta, questo mood celentanesco appariva obsoleto».L’attenzione per i bei vestiti quando è nata?«La devo a mia madre: a un anno mi vestiva già come un piccolo lord. Poi ho avuto la fortuna di incontrare grandi personaggi come Gucci e Armani, che mi aiutano».Quindi attinge allo stesso armadio nel quotidiano?«Certo, altrimenti sarebbe un carnevale. Il carnevale è a febbraio, la realtà ogni giorno».Balzac scrisse: «Il bruto si copre, l’arricchito si addobba, l’uomo elegante si veste». Mi farebbe un nome per ognuna delle tre tipologie?«Tra gli arricchiti mi vengono in mente i trapper, si addobbano. Le star del passato che vogliono sembrare giovani si coprono. Mi dispiace fare nomi dei quali sono fan, però quando vedo un Fausto Leali, che a Sanremo del 1969 cantava Un’ora fa ed era un figo bestiale, con la maglietta nera girocollo e le sneakers, non mi piace».Manca l’elegante. Lapo Elkann, per esempio, è istrionico come lei.«Sì, però il nonno si vestiva meglio. Preferisco Tronchetti Provera».È vero che, in un esclusivo club londinese, Rod Stewart le fece i complimenti per il look?«Sì, stavo cantando il suo brano Da ya think I’m sexy?, ignaro che il tavolo vuoto di fronte fosse prenotato per lui. Quando arrivò, saltai dal palco e mi inginocchiai davanti a lui: “You are a big myth for me!”. E Rod: “But you’re too sexy for me!”».Un altro ricordo chic?«Al ricevimento di Charlotte vidi la mamma dello sposo, Carole Bouquet. Andai da lei con la faccia di uno innamorato dall’età di 4 anni. Ragazzi, noi italiani ce la ricordiamo bene nel film Bingo bongo».Che rapporto ha con le donne?«Dicono che piaccio molto, e mi lusinga. Di Dean Martin scrivevano: “Gli uomini vogliono essere come lui perché piace alle donne”».All’estero è un aedo del lusso. In Italia lavora meno. È perché fuori la pagano meglio?«Guido Barilla ha detto che in Italia dovrei essere mainstream perché sono l’unico che mette d’accordo l’avvocato con l’operaio».Sa, ci sono influencer che per meno di 30.000 euro non si alzano dal letto.«No, io mi alzo molto prima (ride). Sono un mattiniero».Visti i suoi committenti, pensavo si alzasse più tardi.«Dipende. Quando fai viaggi lunghi, la cifra è anche più alta di quella che ha citato».Uno sfizio che vorrebbe togliersi?«Sanremo e Las Vegas».Un duetto con Celentano no?«Anni fa, qualcuno lo aveva proposto per il programma Adrian, ma una persona pose un veto categorico».Chi?«Beh, a casa sono in due: una decide e l’altro no».Ah.«Penso che non abbia capito la differenza tra chi si ispira e chi imita».Lei a cosa direbbe un no categorico?«Oggi alla tv. Un anno fa andai al Costanzo Show, mi fu meno utile di un post su Instagram. C’erano grandi senatori, come Iacchetti e Brignano, che mi presero per i fondelli. Non li mandai a quel paese perché sono educato».Addirittura.«Mi trattarono molto male. Brignano è considerato un grande perché quelli più grandi di lui sono tutti morti. Non è che perché andavi a scuola da Gigi Proietti sei Proietti».Non le chiedo chi l’ha delusa, allora.«Le delusioni vere, purtroppo, le ho avute da chi conoscevo fin da bambino e credevo umile».Invidia?«Prima sì. Poi hanno capito che non sono mai cambiato. Quando torno a casa non vedo l’ora di offrire da bere a tutti. Voglio morire povero».Se va avanti così, dubito che ce la farà.«(Ride) Grazie per la fiducia».