2020-01-03
Scusi ministro, ha visto l'Italia?
Il ministro dell'Interno promette tolleranza zero verso qualsiasi manifestazione di razzismo. Il comunicato del Viminale è arrivato a stretto giro di posta dopo che l'altro ieri Arturo Scotto, ex parlamentare della sinistra, è stato aggredito a Venezia da un gruppo di ventenni che inneggiava al Duce. «Agiremo con fermezza e determinazione per contrastare e isolare tutte le manifestazioni di odio e razzismo», ha assicurato Luciana Lamorgese, «perché gli estremismi non possono in alcun modo essere tollerati in una società civile». Difficile non essere d'accordo con la responsabile dell'ordine pubblico e della sicurezza quando parla di contrastare la violenza politica. Tuttavia, se la prefetta di ferro fa bene ad agitare il manganello contro «le gravissime e vili aggressioni» fasciste, farebbe ancor meglio se lo sfollagente lo mostrasse sempre e non solo in talune occasioni. (...) (...) Già, perché in Italia non esistono solo i razzisti che attaccano Scotto e insultano Anna Frank, ci sono anche altri generi di assalti, a nostro parere non certo meno pericolosi di quelli descritti dall'ex parlamentare di Leu. Giorni fa, per esempio, dalle parti di Livorno un consigliere comunale leghista ha denunciato d'essere stato aggredito da alcuni antagonisti e però non risultano comunicati di solidarietà del ministro dell'Interno, né promesse di agire con il pugno di ferro contro chiunque si renda responsabile di «vili aggressioni». Dal Viminale non sono partite dichiarazioni neppure la vigilia dell'ultimo dell'anno, quando un designer ha raccontato di essere stato circondato nel pieno centro di Milano da un gruppo di nordafricani e derubato del cellulare. Certo, qui non c'erano di mezzo né l'odio politico e né il razzismo, ma si trattava «solo» della sicurezza di persone che hanno il diritto di non essere aggredite e rapinate. Forse però una parolina della ministra sarebbe stata ugualmente gradita, anche perché nel capoluogo lombardo non è la prima volta che nella zona della movida avvengono episodi del genere. Basta digitare «aggressione» e «Corso Como», luogo a due passi dalla Milano dei luccicanti palazzi che toccano il cielo, per rendersene conto. Solo negli ultimi mesi si sono registrate rapine ai danni di turisti stranieri, risse con sfregio, pestaggi fra pusher e clienti e tuttavia dal Viminale non è giunta alcuna nota, né - da quel che ci risulta - alcuna promessa di tolleranza zero contro spacciatori e ladri.Forse la ministra Lamorgese era distratta e non ha letto il commento del designer rapinato il quale, arrivato dritto dritto dagli Stati Uniti, ha assicurato che neppure a Los Angeles capita di essere circondati da una banda di stranieri che ti ruba telefono e portafogli. Già, ma la responsabile dell'Interno deve essere stata impegnata a fare altro anche l'ultimo dell'anno quando, sempre a Milano, un'intera zona è stata messa a ferro e fuoco da una banda di teppisti e delinquenti. A San Silvestro una squadra di vigili del fuoco intervenuta per spegnere un incendio appiccato nel quartiere Ticinese si è vista accerchiata, bersaglio di lancio di bottiglie e oggetti vari, oltre che di insulti e di cori di dileggio. Però, nonostante il fortino dell'illegalità sia noto da tempo alle forze dell'ordine, e sebbene a essere presi di mira fossero servitori dello Stato, al ministero dell'Interno se ne sono stati zitti, evitando di manifestare solidarietà al vigile del fuoco aggredito. No, per lui e per i suoi colleghi nessuna parola di conforto, né promesse di misure concrete contro chi ha appiccato l'incendio e impedito l'intervento dei pompieri. Anche in questo caso, si sa che la zona è presidiata da spacciatori e immigrati, che ormai la fanno da padroni in alcune zone della città, ma evidentemente, non essendoci di mezzo l'odio politico né il pericolo di un rigurgito fascista, si è ritenuto di soprassedere. Sarà perché Milano non è Venezia ed essendo amministrata, al contrario della città lagunare, da una giunta di sinistra non si può dirne male? Oppure perché Luciana Lamorgese è stata nominata ministro dell'Interno in quanto portatrice del modello Milano, ossia di uno stile che - secondo la vulgata - coniuga accoglienza e sicurezza? Sta di fatto, che mentre da una parte si promette tolleranza zero, dall'altra si tollerano zone fuori controllo all'interno di città che si definiscono sicure. Agli spacciatori che riforniscono di cocaina a basso prezzo le zone della movida non si mostra il pugno di ferro, ma solo il guanto di velluto. Anzi, con la scusa che sono immigrati, con loro si usano i guanti bianchi.