2021-09-02
A Roma volevano farsi la campagna elettorale con i soldi degli italiani
Il ministro voleva consentire lo stop ai pedaggi sulla A24 e congelare gli aumenti su altre tratte. Costo: 35 milioni all'anno da far pagare agli italiani e su cui si è fatta campagna elettorale. Per adesso non accadràQuesta sera è previsto il consiglio dei ministri. All'ordine del giorno c'è, oltre alle tematiche di routine, l'approvazione del decreto infrastrutture con le relative disposizioni in materia di investimenti e di sicurezza. Il testo che entrerà nella riunione di stasera è però ben diverso da quello arrivato al vaglio del comparto legislativo del Mef dove hanno sfoderato dai cassetti forbici ben affilate. E pensato di tagliare il dono targato Enrico Giovannini e destinato alla campagna elettorale di ben tre candidati alla corsa per il Campidoglio: Virginia Raggi, Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti. Praticamente tutti i politici in corsa per ricoprire la poltrona di sindaco, con la lodevole esclusione di Carlo Calenda, hanno girato in lungo e in largo la Capitale promettendo lo stop al pedaggio che i romani sono chiamati a pagare quando viaggiano sul tratto urbano dell'autostrada A24, Strada dei Parchi, quella che collega Roma con Teramo passando per L'Aquila. Si possono trovare dichiarazioni dei candidati a ogni del Web. Ovviamente fino a ieri avremmo pensato a boutade da sindaci che la sparano più grossa per portare a casa qualche voto. Non che l'idea sarebbe potuta diventare realtà. Invece nel testo originale decreto redatto dalle parti del ministero delle Infrastrutture si poteva leggere a pagina 8 e a seguire alla 9 un intero comma dedicato alla Strada dei Parchi. La nuova norma avrebbe consentito lo stop ai pedaggi e il congelamento degli aumenti su altre tratte con un costo complessivo di 35 milioni di euro all'anno. Il tutto però a carico dei contribuenti nazionali. Infatti, sempre nello stesso testo veniva specificato che il gestore della A24, il gruppo Toto, avrebbe ottenuto una sorta di compensazione sul fronte del contratto in essere tra Toto e Anas. Tradotto in parole povere, i cittadini romani residenti in alcuni quartieri che usano l'A24 come strada di passaggio per gli spostamenti quotidiani non avrebbero più il pedaggio (previo controllo delle targhe attraverso Telepass), mentre tutti gli altri che transitano sull'arteria e il suo sdoppio (A25) avrebbero visto sterilizzare gli aumenti tariffari previsti da contratto di concessione. Il tutto fino al 2030, anno di scadenza della concessione. Il regalo per la campagna elettorale è però durato poco. Una volta arrivato al Mef si è visto che il comma avrebbe pesato sui conti pubblici per 300 milioni di euro e avrebbe creato un terribile precedente. Già perché allora non azzerare i costi per i cittadini dell'Aquila che utilizzano il tratto vicino alla città per spostarsi. Oppure per gli abitanti di Firenze che giornalmente si spostano dal casello Sud a Scandicci sganciando soldi. Ma vale anche per i milanesi e molti altri automobilisti. Insomma, si è pensato giustamente di intervenire e stoppare le velleità. resta però un po' l'amaro in bocca. Come è possibile che un politico come Gualtieri che si è seduto a lungo in via XX Settembre possa cambiare improvvisamente e da sostenitore dell'austerity diventare uno che sperpera soldi dei contribuenti? Ovviamente è una domanda retorica. Ed è chiaro a tutti che cosa non si fa per un voto in più. Solo che nel caso di Gualtieri il cambio di prospettiva stona veramente tanto. Solo per fare un esempio, a novembre del 2018 da presidente della commissione economica dell'Europarlamento rilasciava una lunga intervista a Repubblica per celebrare il ritorno all'austerità e paventare i pericoli della spesa. «Già per il 2019 ci sarà richiesta una manovra correttiva che nel caso migliore ci riporterebbe a quell'1,6% inizialmente concordato. Poi per gli anni successivi è auspicabile che si riescano a negoziare obiettivi di aggiustamento annuali non eccessivi, ma che comunque saranno più severi di quelli che si sarebbero potuti ottenere senza procedura. E saranno più vincolanti perché in caso di mancato rispetto scatteranno le sanzioni», spiegava Gualtieri da Bruxelles. Ovviamente più l'aggiustamento sarà graduale, più a lungo durerà la procedura, ingabbiando l'Italia per più tempo, almeno 5 anni. In ogni caso per uscire bisognerà arrivare almeno al pareggio di bilancio, a deficit zero, mantenendolo al meno per tre anni». Un lungo passaggio che vale la pena riportare in pieno per comprendere come l'esponente del Pd sia cambiato in meno di quattro anni. È chiaro che lo stesso discorso si può fare anche per Michetti e Raggi, entrambi sostenitori dell'idea di farsi pagare la campagna elettorale dai contribuenti italiani. Unica differenza, l'attuale sindaco e il rappresentante del centrodestra non sono mai stati ministri dell'Economia o censori della spesa pubblica. Magra consolazione che però ci riporta a un fatto concreto. Visto le promesse fatte ai cittadini romani c'è da scommettere che il tentativo dei candidati, stavolta appoggiato da Giovannini, si riproponga nei prossimi giorni. Lode al ministro Daniele Franco, ma il blitz sono all'ordine del giorno. C'è da scommettere che riapparirà in altri decreti la famosa manina che fa gli scherzi.