
Tangenti sulla metropolitana di Milano, 13 arresti. Indagato anche un referente della Siemens. A tirare le fila sarebbe stato Paolo Bellini, che nelle intercettazioni si definisce «una prostituta» e che avrebbe scelto di installare pezzi mal funzionanti.Era il febbraio del 1996 quando il manager Paolo Bellini, 54 anni di Mantova, entrava in Atm, l'azienda del trasporto pubblico di Milano. Ieri è stato arrestato insieme a 12 persone in un'inchiesta che travolge anche società estere come Siemens e Alstom. La Guardia di finanza ha fatto perquisizioni in tutta Italia. È indagato anche un dirigente della Siemens, il referente del settore vendite Rudolf Unverzagt. I procuratori Maurizio Romanelli e Giovanni Polizzi accusano Bellini, - responsabile degli impianti di segnalamento e automazione della metropolitana - di essere il dominus di una rete di corruzione che andava avanti da anni, tra gare truccate, consulenze fittizie, tangenti e persino la cattiva gestione della metropolitana tanto da mettere a rischio la vita dei milanesi. «Bisogna falsificar le carte e io faccio finta di niente» spiegava il manager Atm intercettato «io non vengo neanche a farti i collaudi». Bellini era arrivato ad approvare la posa di cavi «sbagliati» - con una stampigliatura falsa - sostenendo che l'unica possibilità di scoprire la frode sarebbe stato un incidente («un incendio, un cortocircuito, per arrivare a quello deve bruciare la galleria»). Sugli appalti oggetto dell'inchiesta c'è infatti un'altra indagine collegata, cioè quella nata lo scorso anno per le frenate brusche sulla linea 1. I magistrati parlano appunto di «metodo Bellini», con livelli di «spregiudicatezza» forse nemmeno paragonabili a quelli di Mani pulite. Del resto, scrivono gli inquirenti, da quello che hanno potuto ascoltare dalle intercettazioni, «non è emersa neppure una procedura di gara pubblica negli ultimi 2 anni» che non sia stata toccata «dall'intervento abusivo di Bellini in favore di una o più delle imprese interessate all'appalto». Le accuse per gli arrestati sono a vario titolo di corruzione, turbativa d'asta, peculato, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Sulla scrivania degli inquirenti ci sono almeno 8 presunte gare d'appalto truccate da centinaia di milioni di euro con un giro tangenti da oltre 100.000 euro. Le mazzette sarebbero anche state dilazionate per tutta la durata dell'appalto. «Qual è il mio guadagno?» dice Bellini. «Un quid mensile come se prendessi uno stipendio, però è tutto molto occulto perché io tra l'altro non avendo partita Iva è sempre un problema farsi pagare». Come sia riuscito il manager di Atm a restare tutti questi anni in azienda è una domanda a cui dovranno rispondere i magistrati. D'altra parte tra le pagine dell'ordinanza si parla anche di un appalto del 2006 per la M1. Ad aggiudicarselo era stata la Alstom nonostante avesse proposto nell'offerta economica un ribasso molto meno competitivo di quello di Siemens. Proprio in quell'occasione Bellini era intervenuto favorendo l'azienda francese. «Il gioco è questo qua». Lui stesso fa capire nelle intercettazioni della Guardia di finanza di essere da anni abituato a lavorare così: «Perché se stai in Atm ti fossilizzi invece io siccome c'ho una mentalità imprenditoriale, ho sempre fatto questo nella mia vita». Oppure: «Quando vuoi facciamo gli affari come me, guarda quando vedo il soldo e l'affare lo faccio». C'è da dire che Bellini amava anche definirsi in modo colorito, come «una prostituta. Perché proprio per l'indole che ho come segnalamento, sto lavorando ufficialmente per la Bombardier, Alstom, Ansaldo e Siemens».A un anno dalla scadenza del mandato - nel 2021 si andrà al voto - il sindaco di Milano Beppe Sala ribadisce che «Atm è un'eccellenza milanese e il suo lavoro non deve e non sarà infangato dalle malefatte di pochi». Eppure chi ha presentato l'esposto in Procura è convinto che dentro l'azienda tutti sapessero il suo ruolo. Perché Bellini oltre all'incarico in Atm aveva anche un «altro» ufficio a Cascina Gobba, in Ivm, una delle aziende al centro dell'inchiesta. Lì avrebbe spartito gli appalti di manutenzione e aiutato amici a farsi assumere truccando i concorsi. Di quell'ufficio «lo sanno tutti in Atm» - si legge nell'ordinanza di quasi 500 pagine firmata dal gip Lorenza Pasquinelli. È lì «dove avvengono riunioni per rubare soldi a Atm e per concordare tutte le schifezze che fanno». Per di più Bellini si sarebbe anche occupato di Expo 2015, la manifestazione universale che 5 anni fa fu amministrata proprio da Sala. L'azienda si difenda in una nota, spiegando di essere «del tutto estranea ai fatti contestati, attribuiti ai singoli soggetti che, a quanto si apprende, avrebbero agito autonomamente in violazione del codice etico di Atm ancor prima che in violazione delle norme di legge. Di conseguenza, Atm ha già dato incarico ai propri legali al fine di tutelare l'azienda in tutte le sedi opportune». Eppure 24 anni sono tanti. Il metodo Bellini si era affinato nel tempo. Come aveva spiegato lui stesso a Pasquale Boccia, il figlio di amici a cui aveva anticipato le prove scritte per farsi assumere in Atm. («Sei già a cavallo, sei sulla sella, bisogna solo che prendi qualche lezione di equitazione, poi vedrai che andrai da solo» gli aveva anticipato il manager al telefono). A quell'incontro del 18 marzo del 2019 era presente anche la Guardia di finanza. Registrato dalle cimici, Bellini raccontava di essere uno che conta. «Tu anche se verrai in Atm, e verrai sicuramente in Atm, Paolo Bellini è il tuo capo, basta, ok?». Del resto, sostiene il responsabile Atm, «abbiamo tutta la manutenzione del segnalamento della linea 1, 2 e 3» e «ci siamo buttati sulla fibra ottica, possiamo fare tutto, abbiamo fatto una parte di Expo. Dove salta fuori lavoro che non è anche segnalamento noi ci buttiamo».
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