2024-10-31
Il magistrato che boicotta il decreto sugli immigrati difendeva l’utero in affitto
Marco Gattuso volò col «marito» in Usa per la maternità surrogata. Il convegno con la collega Albano, giudice che ha bloccato l’intesa con Tirana. Governo nervoso, elettori perplessi.È stato ricevuto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea l’atto con il quale il Tribunale di Bologna chiede quale sia il parametro su cui individuare i cosiddetti Paesi sicuri, quelli nei quali è possibile rimpatriare i migranti con una procedura accelerata (quelli che dovrebbero essere trasferiti nel centro costruito in Albania) e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che, in caso di contrasto fra le normative, prevalga quella comunitaria. La causa è già stata protocollata ed è stato avviato l'iter di analisi della richiesta. A chiamare in causa la Corte europea è stata la sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Bologna, chiamata a pronunciarsi sul ricorso presentato da un richiedente asilo cittadino del Bangladesh contro la decisione della commissione territoriale di Bologna che, all’esito di una trattazione con procedura accelerata, aveva dichiarato la sua domanda di protezione internazionale manifestamente infondata in ragione della sua provenienza da un Paese di origine sicuro e della mancata indicazione di gravi motivi per ritenere che il Bangladesh non fosse sicuro per la particolare situazione in cui il richiedente si trovava. Una sezione presieduta da un giudice, Marco Gattuso, la cui sensibilità sul tema dei diritti civili e sulla problematica dell’immigrazione è ben nota, avendo la toga bolognese esternato pubblicamente le sue convinzioni. In particolare, il giudice Gattuso è stato autore di un intervento pubblico che ha suscitato molta attenzione per la delicatezza del tema trattato. Era il 2019, in consiglio regionale dell’Emilia-Romagna alcuni consiglieri del Pd avevano presentato un emendamento nel quale si assimilava la gestazione per altri alla violenza contro le donne, scatenando inevitabili polemiche. Il giudice Gattuso scrisse una lettera aperta al presidente della Regione Stefano Bonaccini raccontando la sua storia di padre grazie alla gpa. «Gentile presidente», recitava la lettera di Gattuso, «sono un giudice del Tribunale di Bologna e insieme al mio compagno, con cui sono unito civilmente, sono papà di un bambino di quasi cinque anni, nato in California grazie a una gestazione per altre o altri (gpa o maternità surrogata). Abbiamo letto con profondo stupore che i consiglieri della nostra Regione si appresterebbero a discutere un emendamento che assimilerebbe il modo in cui è nato nostro figlio a una forma di “violenza” o una “lesione della dignità della donna”. Noi, come può immaginare», aggiungeva Gattuso, «abbiamo fatto nascere nostro figlio nel pieno rispetto delle leggi italiane, che impediscono la gpa in Italia ma certo non all’estero, e delle leggi americane, dove la gpa è ritenuta, sin dal 1993, un esercizio della autodeterminazione della donna». La lettera, che a rileggerla oggi conserva una stringente attualità, proseguiva ricordando che «sentire parlare di “compravendita” di bambini offende, prima che noi e la dignità di nostro figlio, la stessa intelligenza di chi lo afferma: pensare che un Paese come gli Stati Uniti tolleri da decenni la “compravendita” di bambini americani agli stranieri fa un po’ sorridere e tradisce una grave ignoranza del fenomeno. La nostra gestante non è né ha mai voluto essere “madre” di nostro figlio (con cui non ha alcun legame genetico) e anche quando lo aveva in grembo lo indicava ai suoi figli non come un loro fratello, ma come nostro figlio. Questa meravigliosa donna californiana è proprio in questi giorni con i suoi figli a Bologna. Sarebbe molto bello», scriveva il giudice Gattuso a Bonaccini, «se Lei volesse riceverci, privatamente e lontano da ogni clamore, per farle conoscere le nostre due famiglie, così da poterle mostrare la bellezza della vicenda umana che ha portato al mondo il nostro bimbo».Il giudice Gattuso è anche uno dei massimi esperti dei temi dell’immigrazione: ha partecipato lo scorso 12 aprile, all’Università Roma Tre, al convegno sul tema «Immigrazione in Europa e diritti fondamentali. Quale progetto per la prossima legislatura europea?» organizzato da Medel, (Magistrats européens pour la Démocratie et les Libertés) del quale fa parte Magistratura democratica. Il panel al quale ha partecipato Gattuso è stato coordinato da Silvia Albano, giudice del Tribunale di Roma, presidente di Magistratura democratica, uno dei giudici della sezione specializzata sui diritti della persona e immigrazione del Tribunale di Roma che non ha convalidato i provvedimenti sui trattenimenti in Albania dei primi (e unici, almeno fino ad ora) 16 migranti spediti nel centro di Gjader e subito riportati in Italia. Al di là delle sensibilità dei giudici, quello che apprende La Verità da fonti molto autorevoli è che la vicenda-Albania è tutt’altro che risolta. Il Viminale non ha ricevuto indicazioni di sospendere i trasferimenti, ma nel governo non manca un po’ di nervosismo per la complessità della vicenda dal punto di vista tecnico-giuridico. Il centro di Gjader è sotto la giurisdizione italiana, e quindi sottoposto alle stesse regole di tutti gli altri 10 Cpr presenti sul territorio nazionale, ma presenta costi di gestione assai superiori. L’obbligo di rispettare le decisioni della magistratura vale per il Cpr albanese come per tutti quelli italiani, e le norme europee sono sovraordinate a quelle nazionali. Il governo, quindi, non può forzare la mano, mentre crescono le perplessità sul fatto che gli elettori di Fdi siano pienamente d’accordo con la soluzione-Albania, soprattutto alla luce degli intoppi registrati e dei costi dell’operazione.
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