2020-04-18
Il M5s sta per disintegrarsi sul Salvastati
Mentre i dem, per bocca di Andrea Orlando e Paolo Gentiloni, ribadiscono l'entusiasmo per il Mes, i grillini arrivano come al solito in ordine sparso: Vito Crimi fa il duro, Luigi Di Maio nicchia e l'eventualità di dividersi al momento del voto è sempre più probabile.Una vera e propria sceneggiata, quella che sta mettendo in scena il M5s, in Italia e in Europa. Il dibattito sul Mes sta mettendo allo scoperto l'ipocrisia dei pentastellati, completamente allo sbando, che continuano a collezionare brutte figure in serie, costretti a giravolte di ogni genere per simulare agli occhi dei loro (pochi) elettori rimasti un briciolo di coerenza: eppure, quando il Parlamento italiano sarà chiamato a votare definitivamente se accedere o meno al Mes sanitario, i grillini voteranno inevitabilmente a favore, trovando qualche scusa, qualche cavillo, qualche acrobazia propagandistica per tentare di occultare la verità: l'unica preoccupazione dei parlamentari pentastellati è quella di restare il più possibile incollati a quelle poltrone che non rivedrebbero mai. Non solo: il frullatore impazzito di dichiarazioni e controdichiarazioni sull'argomento da parte dei grillini è anche, conoscendo ormai come si muove la marmellata parlamentare pentastellata, un modo per preparare il terreno a una possibile spaccatura nel M5s, quando si arriverà in Parlamento. Accadrà, con ogni probabilità, ciò che è accaduto ieri a Bruxelles, al Parlamento europeo, dove la delegazione grillina si è spaccata in tre parti al momento del voto sulla risoluzione per la crisi sul coronavirus.Molta più coerenza va riconosciuta al Pd, che anche ieri, con le parole del vicesegretario Andrea Orlando, ha ribadito il «sì» al Mes: «A me convince», ha detto Orlando a Radio Capital, «il lodo che ha proposto Conte. Vediamo alla fine di una trattativa, che è complicata e nella quale è consigliabile non andare divisi e in ordine sparso, quali saranno gli strumenti e poi valutiamo gli strumenti. Noi continuiamo a fare una discussione su come va usato il Mes quando ancora non sappiamo come sarà scritto, mi sembra abbastanza surreale, considerato che il lavoro dell'Eurogruppo è meramente istruttorio finché non è votato dal Consiglio Ue. Inoltre», ha sottolineato Orlando, «aprire uno scontro frontale su questo tema mentre c'è una trattativa aperta è il modo migliore per condurre al peggio la trattativa. Noi dobbiamo avere quanti più strumenti possibili: quando avremo scritti nero su bianco i meccanismi di funzionamento, cosa che, fino all'ultimo momento di un Consiglio, è impossibile dire, a quel punto vedremo quali sono quelli funzionali ad un processo di ripresa nel nostro Paese».La linea di Orlando è quella di tutto il suo partito: «Lo strumento delle linee di credito facilitate del Mes», ha detto ieri il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, a France24, «è utile e sta a ogni Paese decidere se questo strumento sarà utilizzato o no». Il Pd vuole il Mes, e si comporta di conseguenza; il M5s, invece, dice di non volerlo, ma si comporta in maniera ambigua, ipocrita: «Il mandato del M5s a Conte», ha ribadito ieri il reggente dei pentastellati, Vito Crimi, a In viva voce su Radio Rai, «è chiaro, riuscire a ottenere uno strumento che consenta all'Europa unita di affrontare la crisi: emissione di debito condiviso e che la Bce svolga un ruolo più incisivo. Il Mes è inadeguato, tra l'altro con risorse insufficienti». Molto più cauto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: «Il governo», ha twittato Di Maio, «lavora costantemente pensando al bene degli italiani. Massimo impegno per trovare soluzioni concrete. È il nostro compito e dobbiamo svolgerlo al meglio. Solo così riusciremo a portare a casa il miglior risultato per la nostra nazione. Bisogna tifare Italia». Nessun proclama da parte di Di Maio, che, spiega alla Verità chi gli ha parlato, ritiene che gli italiani «vogliono vedere i loro governanti che lavorano nell'interesse del Paese».Nei giorni scorsi, il M5s, sia nella capigruppo della Camera che in quella del Senato, ha votato contro la richiesta del centrodestra, che voleva che il parlamento votasse sulle comunicazioni del premier Conte in programma il prossimo 21 aprile, in vista del Consiglio europeo del 23. Una risoluzione «no Mes» avrebbe avuto una larga maggioranza, con M5s, Lega e Fdi contrari all'utilizzo del fondo, ma i grillini hanno preferito evitare la conta, e così quella del premier sarà solo una «informativa», che non prevede il voto dell'aula. Ieri, come dicevamo, il M5s è andato in frantumi a Bruxelles. I parlamentari europei grillini, nel segno dell'ambiguità, avevano comuncato l'astensione sulla risoluzione sul coronavirus: «La delegazione del M5s al Parlamento europeo», avevano annunciato in pompa magna gli eurodeputati pentastellati, «si asterrà sul voto finale alla risoluzione che riguarda il superamento della crisi posta dal coronavirus. La risoluzione presenta tante luci, ma anche troppe ombre. Ci saremmo aspettati un chiaro e forte riferimento ai coronabond grazie ai quali l'Unione europea potrebbe finanziare la ripartenza economica una volta superata l'emergenza. Ribadiamo la nostra contrarietà al Mes con il voto negativo sul paragrafo che lo menziona. Purtroppo», proseguiva la nota, «molti emendamenti migliorativi non sono stati approvati e di questo ci rammarichiamo: senza gli Eurobond si è rivelata una occasione mancata. Esprimiamo la nostra totale fiducia e il nostro sostegno a Giuseppe Conte nella difficile trattativa europea in occasione del prossimo Consiglio europeo». Al momento del voto, la delegazione è andata in frantumi: 10 eurodeputati del M5s si sono astenuti, tre (Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D'Amato) hanno votato contro, una (Eleonora Evi) non ha partecipato alla votazione. La stessa cosa potrebbe accadere anche alla Camera e al Senato.