2020-07-11
Il killer del carabiniere sputa contro l’Italia
Intercettato in galera, il drogato americano che ha ammazzato Cerciello Rega si lascia andare: «Me lo sono buttato via di dosso». La madre gli suggerisce di fare come Amanda Knox e «monetizzare il dolore». Attenzione al processo, si parla già d'infermità mentale. Ma per il carabiniere ucciso nemmeno una parola. Nemmeno una. Non un sussurro di pentimento, né un refolo di rimorso, né un alito di umana pietà. Niente di niente. Finnegan Lee Elder, il giovane americano in carcere con l'accusa di avere accoltellato a morte il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, lo scorso luglio a Roma, è un fiume in piena. Dal carcere parla di tutto, almeno secondo quanto risulta dalle intercettazioni che stanno uscendo in questi giorni: i viaggi che vorrebbe fare, le tartarughe della Thailandia, Amanda Knox, i libri da scrivere in carcere per «monetizzare il dolore», i ricordi d'infanzia, il sogno di fare il poliziotto, la droga pesante, la droga leggera, i progetti per il futuro. Nemmeno un sospiro, però, per quella vita spezzata. Per un giovane che il futuro, da quella notte, ce lo ha avuto chiuso per sempre dentro una bara. È impressionante la freddezza disumana di Elder nel raccontare al padre la tragedia. «L'ho accoltellato due volte nella pancia», dice. Poi aggiunge. «E quello non ha aiutato molto». Eh già: dare due coltellate nella pancia, in effetti, non aiuta moltissimo. Soprattutto non aiuta a rimanere vivo chi le riceve. Ma Elder non intende quello: intende che due coltellate alla pancia non sono state sufficienti per uccidere sul colpo il carabiniere e quindi lui è stato costretto a «continuare a pugnalare». Vuoi mettere la fatica con questi carabinieri che non muoiono ai primi due colpi? Ha dovuto darne 11, poveretto. Ci manca poco che chieda l'indennità per «accoltellamento disagiato». O un rimborso all'Asl per «braccio affaticato durante omicidio causa carabiniere che tarda a morire». Poi, continua Elder, «me lo sono buttato via di dosso e sono scappato». E quell'espressione «me lo sono buttato via di dosso» è la più spietata di tutte. La vita del carabiniere, infatti, per il giovane americano è tutta lì. Un peso morto da «buttarsi via di dosso». Un fastidio da eliminare per poter scappare. Un ostacolo da abbattere per raggiungere la felicità. «Sono venuto qui per essere una persona migliore e invece sono il cattivo», dice. Colpa della droga? Del suo atto scriteriato? Di una lama infilata nel corpo di un uomo? No: colpa di quell'agente che si è fatto ammazzare per rovinargli la vita. Colpa della «fatalità». Della «sfortuna». Al massimo un po' dell'amico «scemo», che era con lui. Lui che avrà mai fatto? Ha tirato 11 coltellate in pancia a un carabiniere, e va beh. Ma dico io: può uno passare per cattivo solo perché dà 11 coltellate in pancia a un carabiniere? Ma che razza di Paese è questo che pretende addirittura di processarlo? Per così poco? Senza considerare che lui, l'accoltellatore, voleva soltanto essere una «persona migliore»? La conclusione è inevitabile: l'Italia è «una merda». Dice proprio così Elder. Si capisce: un Paese che non comprende il valore di questo originale turista Usa che a Roma, anziché ammirare Colosseo e Fontana di Trevi, cerca droga e sangue, beh, deve essere insultato. «Odio l'Italia», dice infatti il giovane americano al papà che lo visita in carcere. «Sono stanco di sentire l'italiano, se tornerò negli Usa e sentirò la gente che fa “oh la cultura italiana, oh la lingua italiana che bellezza", io dirò quella merda, è disgustoso, fa schifo. Non voglio mai più sentire l'italiano». In effetti: vuoi mettere la cultura di un californiano che va in giro a piantare coltelli nella pancia dei carabinieri? Quella sì che è una bellezza…. Evidentemente la pensa così anche la mamma: infatti durante la visita in carcere, anch'essa intercettata, suggerisce al figliolo di scrivere un libro. La cultura deve proprio essere un pallino di famiglia. «Fai come Amanda Knox», lo inziga. Ovviamente Elder non sa chi sia Amanda Knox e allora lei glielo spiega per sommi capi, suggerendogli alla fine di «monetizzare il dolore». Meraviglioso no? E sia chiaro: quando i due parlano del dolore, è solo il dolore del giovane in carcere. Del dolore del carabiniere ucciso, e dei suoi familiari, come si è detto, nemmeno una traccia. Nemmeno una sillaba. In ogni caso se scrivere un libro non bastasse a esorcizzare il dolore, per il giovane americano sono pronti gli altri consigli di mammà, come per esempio pensare a qualcosa di bello. Che cosa? Il Natale in famiglia? Un bel concerto? Una passeggiata in montagna? No: «Le tartarughe della Thailandia». Si capisce: l'Italia è una «merda», invece le tartarughe della Thailandia sono una delle cose per cui vale la pena vivere. E per non deludere la mammina così premurosa il giovane californiano ha già pronte anche le prossime mete dei suoi viaggi avventurosi: la Germania e la Russia. Soprattutto la Russia gli piacerebbe molto. Unica concessione. «Stavolta non mi porto il coltello». Ma mica per evitare di fare male ad altri, macché. Solo per precauzione personale. In effetti: se poi capita a Mosca di rifilare 11 colpi nella pancia di un poliziotto, finisci male. Le tartarughe della Thailandia là te le mettono al posto degli occhi, altro che. In Italia, invece, c'è il rischio concreto che tra poco questo bel soggetto ce lo troveremo libero. Al processo in corso, fra super avvocati e maxi consulenze, infatti, già si comincia a parlare di incapacità di intendere e di volere. Come se ciò che manca a Elder fosse davvero la lucidità. E non, invece, come dimostrano questi dialoghi, il cuore.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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