2019-02-22
Il graffio di Viganò sul summit: «Da soli non ci si salva»
Il Papa chiede «concretezza» e un lavoro con le autorità contro la pedofilia. L'ex nunzio punge: «Grazie alla Provvidenza».«Il santo Popolo di Dio ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre». Così Francesco ha aperto ieri l'incontro dei capi dei vescovi del mondo riuniti in Vaticano fino a domenica, sul tema della protezione dei minori di fronte agli abusi del clero. Poi ha chiesto, come già fece durante i sinodi sulla famiglia e sui giovani, di parlare con la «massima parresia», una franchezza fondamentale per arrivare a un confronto vero. Quindi il Pontefice ha distribuito ai 190 partecipanti del vertice un elenco di indicazioni per orientare il dibattito: 21 punti che riassumono quelli formulati dalle stesse conferenze episcopali. All'ultimo punto sembra di sentire quanto già pensato dai vescovi americani, cioè l'istituzione di «un organismo di facile accesso per le vittime che vogliono denunciare eventuali delitti», che «goda di autonomia anche rispetto all'autorità ecclesiastica locale». Un altro punto importante riguarda l'introduzione per candidati al sacerdozio di «programmi di formazione iniziale e permanente per consolidare la loro maturità umana, spirituale e psicosessuale».Ribadita infine la sacrosanta necessità di «informare le autorità civili e quelle ecclesiastiche superiori nel rispetto delle norme civili e canoniche», ovviamente salvaguardando anche «il principio di diritto naturale e canonico della presunzione di innocenza fino alla prova della colpevolezza dell'accusato». Evitando che vengano pubblicati gli elenchi degli accusati, anche da parte delle diocesi, prima dell'indagine previa e della definitiva condanna». A questo proposito il cardinale Gualtiero Bassetti, che prende parte all'incontro in qualità di presidente dei vescovi italiani, ha detto al Qn che «laddove l'accusa si riveli verosimile», si dovrebbe affermare «un dovere di denuncia».Come ampiamente atteso non si è parlato dell'omosessualità del clero, come, invece, hanno chiesto i cardinali Raymond Burke e Walter Brandmüller . Di fronte alle domande dei giornalisti Charles Scicluna ha risposto, in modo abbastanza scivoloso e ambiguo rispetto alle categorie dell'antropologia cattolica, che eterosessualità e omosessualità «sono condizioni umane, ma non qualcosa che predispone al peccato: tutti abbiamo una propensione al peccato». L'intervento pomeridiano nell'Aula nuova del sinodo tenuto dal cardinale Ruben Salazar si è quindi concentrato sulla causa degli abusi più volte indicata dal Papa, il «clericalismo», chiamando in causa la responsabilità del vescovo. Nel tardo pomeriggio di ieri, ha voluto comunque far sentire la sua voce anche l'ex nunzio a Washington, Carlo Maria Viganò , che ha diffuso sul Web una meditazione sull'avvio dell'incontro in Vaticano. Il prelato ha ringraziato la Provvidenza per aver convocato i vescovi proprio il 21 febbraio, giorno in cui la Chiesa fa memoria di san Pier Damiani, che, scrive Viganò, «ha messo tutta la sua forza nel rinnovare la Chiesa del suo tempo, così profondamente corrotta da sodomia e simonia». L'ex nunzio ha poi rimarcato quindi in maniere indiretta, ma chiara, il suo ruolo dentro a una convocazione che sembra aliena al tema dell'omosessualità nel clero, ma che in realtà non dovrebbe eludere. Poi la riflessione di Viganò ha preso spunto da un'omelia di Benedetto XVI del 2006, un commento al Vangelo di ieri in cui Pietro, il primo Papa, si vede rimproverato da Gesù che gli chiede di mettersi dietro a lui e non sopravanzarlo pretendendo di indicargli la strada. Anche in questo caso, al di là delle parole di cortesia, sembra chiaro un richiamo a Francesco, per cui, scrive Viganò, citando Ratzinger, «dobbiamo seguire Gesù e non precederlo: è Lui che ci mostra la via. Così Pietro ci dice: Tu pensi di avere la ricetta e di dover trasformare il cristianesimo, ma è il Signore che conosce la strada».Come Francesco in un omelia indicò indirettamente in Viganò il demonio «divisore» per il suo memoriale, ora sembra quasi che l'ex nunzio abbia voluto restituire la citazione indiretta.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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