2023-01-18
Il governo vuole rilanciare l’Asi. Pd e Cingolani ci mettono lo zampino
Paolo Ciocca (Imagoeconomica)
Pronta la svolta per l’Agenzia spaziale. Però, oltre all’ex titolare del Mite, nella commissione rischiano di comparire personalità legate alla sinistra. Possibile cambio al Tesoro: in corsa anche Paolo Ciocca (Consob).Nonostante le carenze e i fallimenti del passato, il settore aerospaziale attende il vero cambio di passo dopo l’insediamento del governo di Giorgia Meloni. Deve essere nominato un nuovo presidente Asi, Agenzia spaziale italiana, puntando ovviamente su una persona che abbia riconosciuta competenza e conoscenza dei meccanismi interni dell’agenzia, e ovviamente sia priva di conflitti di interesse. Da tempo la governance dello Spazio in Europa viene disegnata a Bruxelles, mentre all’Esa spetterà sempre più il compito di ente attuativo. Con tale premessa al tema azienda, dovrà aggiungersi come maggiore attenzione il tema strategia e quindi, dal punto di vista pratico, l’occupazione da parte dell’Italia di ruoli chiave. In Commissione europea parliamo di DG-Defis e dell’agenzia spaziale EUSPA, dove il nostro Paese non sembra avere figure in posizioni influenti. In generale, il comparto ha vissuto una fase molto difficile durante l’ultima legislatura, dalle nomine sponsorizzate dal Movimento 5 stelle fino alla decisione da parte dell’ex ministro Vittorio Colao di indicare l’ex assistente del dg dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, a capo dell’ufficio Spazio e di affidare alla stessa Esa 1,3 miliardi di fondi del Pnrr. Il governo di Mario Draghi decise che delle scelte industriali e della contrattualistica di competenza dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) presieduta da Giorgio Saccoccia, per incapacità manageriale, se ne sarebbero occupati a Parigi. La decisione creò molti malumori nel settore: di fatto un commissariamento di Asi a metà. A distanza di circa un anno, il governo (stavolta guidato da Giorgia Meloni) ha finalmente deciso di nominare una commissione per nuove nomine Asi e il rilancio della stessa agenzia, commissione dove però rischiano concretamente di comparire persone legate al centrosinistra e per di più senza alcuna specializzazione nel settore aerospaziale. Tra i nomi c’è Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica, che era già stato in odore di riconferma dopo l’insediamento del nuovo esecutivo. Al tecnico, attuale consulente del Mite, andrebbe la presidenza. Una nomina che sarebbe prodromica a un passaggio successivo, cioè il i tentativo di scalare Leonardo, prendendo la poltrona adesso occupata da Alessandro Profumo. Il dettaglio non è da sottovalutare, sia per l’enorme budget a disposizione dell’aerospazio (l’ultima ministeriale Esa ha stanziato 18 miliardi, di cui circa 3 per l’Italia) sia per le mire filo francesi sul colosso di Piazza Monte Grappa.Ma non finisce qui. Nella lista, che a quanto risulta alla Verità sarebbe stata partorita proprio dall’ufficio responsabile dello Spazio a Palazzo Chigi (probabilmente con l’intento di far trovare la tavola apparecchiata al ministro Adolfo Urso a cui spetta la delega operativa allo Spazio), è presente anche la fisica Fabiola Giannotti, direttore generale al Cern di Ginevra, già sostenuta dal Partito democratico. Spicca anche per distanza da competenze spaziali Paola Inverardi, specializzata in informatica, sempre di area centrosinistra, fresca rettrice (dallo scorso maggio) del Gran Sasso Science institute. Inverardi è stata considerata in questi anni molto vicina a Giovanni Legnini, ex commissario per la ricostruzione post sisma del Centro Italia: c’è anche lei tra le consulenze (48.000 euro) della vecchia struttura commissariale. Altro nome nella commissione è quello di Sabrina Bono ex capo dipartimento del ministro Stefania Giannini durante i governi Renzi e Gentiloni, mai dimenticata per la sua assenza operativa, salvo la nomina del virologo Roberto Battiston in Asi, e i cui danni si stanno ancora cercando di sanare. Infine, c’è Bruno Carli, fisico di livello internazionale, unico a presentare un curriculum che potrebbe giustificare l’inserimento. Inutile spiegare che la sinistra non demorde. Le nomine del governo Conte e quelle volute da Colao non sono certo soggette a spoils system, ma imporrebbero una revisione. Perché, come dimostra il tentativo di creare una commissione per l’Asi sicuramente distante dalle idee strategiche di questo governo, il diavolo si nasconde nei dettagli. Ma al tempo stesso non è pensabile immaginare che chi sta al governo debba sempre guardarsi alle spalle. Diverso è dunque il tema dello spoils system, il cui termine scade il prossimo martedì. Dopo aver confermato Entrate e Demanio, sostituito le Dogane, adesso tocca al direttore generale del Tesoro. La situazione promette di essere fino all’ultimo fluida. Alessandro Rivera gode di appoggi dentro la maggioranza e della stima di una buona fetta delle istituzioni, piace ancora alla finanza cattolica e al mondo delle fondazioni bancarie. Pesano però i dossier Ita ed Mps. Per il suo incarico è stato sondato il nome di Antonio Turicchi, attuale presidente di Ita e con un lungo curriculum nelle istituzioni, dove spicca quello di direttore generale della Finanza e Privatizzazioni del Mef. L’altro candidato è Paolo Ciocca, attuale commissario Consob, anch’egli con un trascorso al Mef e all’Ocse, ma con in aggiunta cinque anni trascorsi al Dis, dipartimento per le informazioni e la sicurezza. Apprezzato dal mondo della Luiss dove insegna studi strategici, Ciocca è sicuramente un anello di congiunzione interessante. Sul tema della visibilità internazionale, quella che garantisce Rivera, non abbiamo contezza. Probabilmente sarà proprio quest’ultimo elemento che farà pendere l’ago della bilancia tra un nuovo ingresso o la riconferma.Ha collaborato Alessandro Da Rold