2021-03-19
Il governo si ricorda delle fiere e dello sci
Nel dl Sostegno 11,1 miliardi di euro per le partite Iva: più dei quattro Ristori precedenti. Per rimediare al disastro di Roberto Gualtieri ci sono 100 milioni per il settore degli eventi. Le divisioni interne sono però un freno sulle cartelle esattoriali e un assist ai sindacatiTra l'8 e il 10 aprile partiranno i primi pagamenti per le partite Iva con l'obiettivo di bonificare entro la fine del mese 11,1 miliardi di euro. Si tratta di una compensazione a posteriori per tutti quegli imprenditori che sono stati costretti a subire il lockdown imposto dal governo. Andava sicuramente fatto prima, però - dato positivo - la media dei bonifici sarà di 3.700 euro. Poco più di quanto hanno stanziato i quattro decreti Ristori tutti assieme. È vero che resta troppo poco, ma se il governo manterrà la promessa del nuovo decreto di aprile, a quel punto metterà sul piatto altri 25 miliardi e tutti destinati alle casse delle aziende. Nel frattempo sono confermati i 600 milioni promessi al comparto delle piste da sci costretto a perdere l'intera stagione di ricavi, così come un altro miliardo e mezzo che potrà essere destinato all'esonero contributivo dei professionisti.Va pure segnalato che le tensioni dentro la maggioranza hanno avuto un duplice effetto. Da un lato hanno depotenziato l'importo complessivo da destinare al saldo e stralcio delle cartelle esattoriali e hanno allungato il divieto di licenziamento, dall'altro hanno però permesso a Mario Draghi di fare una sintesi, confermare 900 milioni di euro per i lavoratori stagionali e dello spettacolo e, nel complesso, spostare più fondi nel primo paragrafo del decreto, quello per i ristori, e nel quinto, dove sono stati inseriti 100 milioni di euro, per il mondo del catering e delle fiere. Qui vale la pena aprire una parentesi. Il settore fieristico tedesco entro giugno potrà portare a casa da Bruxelles 642 milioni di euro mentre quello italiano, per lo stesso settore con le medesime problematiche causate dalla pandemia da coronavirus, stando alle mosse del Conte bis, si sarebbe fermato a 408 milioni di euro. Che molto probabilmente, conoscendo le dinamiche di erogazione Ue, non sarebbero erogati interamente. «Che il sistema fieristico sia il comparto italiano che ha pagato il prezzo più alto alla crisi non è una novità», aveva spiegato tre settimane fa il presidente di Aefi, Maurizio Danese, «ma al di là di dichiarazioni di sostegno e l'attivazione di 408 milioni di euro a fondo perduto praticamente inutilizzabili, con appena il 4% di erogato, nulla è stato fatto per risolvere il problema». La denuncia scaturisce da un'inchiesta portata avanti da Giuseppe Liturri su queste colonne e che ha dimostrato passo dopo passo gli errori commessi da Roberto Gualtieri nel gestire la pratica. Finalmente il governo adesso sembra cogliere l'importanza doppia del comparto. I 100 milioni in più forse non saranno sufficienti, ma intanto riescono a mettere una toppa in attesa del prossimo decreto e sostenere il fronte dei lavoratori e degli addetti. Ma contribuiscono a evitare anche il collasso del mondo delle fiere e quindi l'effetto boomerang sul made in Italy. Dalla bozza del decreto si evince anche un intervento da 800 milioni destinato al trasporto pubblico locale. Se ne parlava dalla scorsa estate. A fine settembre con l'avvio delle scuole, Giuseppe Conte si è limitato a porre una percentuale massima di capienza, senza mettere mano al portafogli. Il settore vive di marginalità molto basse e limitare il numero di passeggeri significa far correre i mezzi in perdita. Serviva dunque più liquidità per arruolare altri mezzi al di fuori delle logiche dei costi di mercato. Un concetto abbastanza semplice, che però non è stato preso in considerazione in nessuno dei decreti Ristori. Fin qui le note più positive. Le pressioni di Leu e del mondo più vicino al ministro Andrea Orlando hanno prodotto un forte stallo sulla componente fiscale e sulle tematiche del lavoro. Per il mini condono alla fine non si spenderà poco più di 1 miliardo, il che - sebbene la discussione sia durata fino a stamattina - lascia capire che il margine per la Lega e i 5 stelle sarà poco, nonostante la battaglia portata avanti dal sottosegretario Claudio Durigon. Per la cassa integrazione, infine, i fondi sono scesi a 3,3 miliardi per l'intero 2021. La Cig è nei fatti l'altro lato della medaglia del divieto di licenziamento: l'argomento più bollente dell'intero decreto. Meno soldi ci sono a coprire gli ammortizzatori più il divieto di licenziamento dovrebbe consentire deroghe specifiche, anche se l'argomento resta un tabù. Dal punto di vista dei consumi e dell'occupazione è comprensibile che il governo voglia evitare un fiume in piena. Ma il dirigismo non è la strada giusta. Se le aziende, in un momento di stravolgimenti pandemici, non hanno la possibilità di rinnovarsi e ristrutturarsi salteranno per aria. A quel punto non ci sarà cassa integrazione che tenga. Non ci saranno più buste paga. Se il governo vuole evitare il crollo del Pil dovrà mettere mano alle politiche attive del lavoro. Ha poche settimane per fare una riforma che in dieci anni non è mai stata avviata. Ma non ci sono alternative.