2020-03-02
Il governo s’ammala di poltronavirus. E Gualtieri si scopre fan del deficit
Roberto Gualtieri e Giusepe Conte (Ansa)
I giallorossi approfittano dell'emergenza per restare al potere. Il premier torna a scaricare le colpe del caos sui medici. Il titolare del Mef viola il silenzio elettorale e tira fuori dal cappello 3,6 miliardi per le zone colpite.Se non ci fosse un'emergenza sanitaria ed economica da affrontare, uno come Giuseppe Conte, premier per caso, ma soprattutto Fregoli della politica, sarebbe già stato rispedito a casa. Purtroppo l'epidemia, e il blocco delle attività produttive del sistema industriale che ne è seguito, impongono per il momento di tenercelo, almeno fino a che non sarà arginata l'infezione. Il presidente del Consiglio è conscio del fatto che, pur avendo dimostrato una totale incapacità nel fronteggiarlo, il coronavirus è paradossalmente suo alleato, perché - come ha spiegato ieri su Repubblica il suo ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri (di cui diremo dopo) - in un momento del genere non si può pensare a cambiare il governo. Dunque, forte di una situazione di generale allarme, il premier ne approfitta, procedendo in una sua personale campagna promozionale.Non contento di aver invaso le tv di tutto il mondo, concedendosi domenica scorsa 16 dirette, Giuseppe Conte ieri è tornato a parlare, ma questa volta, per non scivolare sulle parole come ha fatto nella sua esibizione a reti unificate, ha preferito concedersi al Fatto Quotidiano. Già l'esordio del lungo colloquio è esilarante, perché alle obiezioni di Marco Travaglio e Paola Zanca, che gli chiedevano se con i collegamenti con i talk show non avesse fatto indigestione, il presidente del Consiglio ha giurato «di andare di rado in televisione». Forse il concetto di presenza rarefatta del premier è diverso dal nostro. Ma uno che non si sottrae ad alcun microfono, fosse anche quello di televiuggù, non può certo essere considerato un raro frequentatore del piccolo schermo. Percezioni a parte, ciò che colpisce dell'intervista è l'assoluta distanza tra la vita reale e quella di Palazzo Chigi. Ai colleghi del Fatto, Giuseppe Conte infatti ha confidato di essere sceso in sala stampa per concedersi alle televisioni di tutto il mondo «solo perché il Paese aveva bisogno di parole chiare e di un indirizzo fermo». Che le parole chiare e l'indirizzo fermo abbiano fatto scoppiare il caos è ovviamente per il primario del popolo un dettaglio ininfluente. Che in mondovisione, manco si trattasse del festival di Sanremo, il presidente del Consiglio abbia annunciato misure d'emergenza, sparando poi sui medici in prima linea, era per il premier un modo di rassicurare.Di fronte all'allarme lanciato dai dirigenti sanitari che temono di non avere posti letto per i ricoverati in terapia intensiva (ieri sul Corriere della Sera ne parlava l'infettivologo Massimo Galli, dell'ospedale Sacco), Conte è tornato a prendersela con i dottori, quasi fosse colpa loro se hanno scoperto un gran numero di contagiati. Se prima l'accusa nei confronti degli operatori del pronto soccorso di Codogno era di non aver riconosciuto sin dal principio i sintomi della malattia nonostante il paziente zero non fosse stato in Cina, ieri sul Fatto il capo del governo ha messo nel mirino chi ha fatto i controlli. «Quando in Italia è iniziato a salire il numero di contagiati» ha detto Conte «si è registrato un eccesso di zelo». Tradotto: si sono fatti troppi tamponi, così si sono scoperti non solo altri casi, ma si è alimentata la psicosi. In pratica, par di capire che se prima i medici dovevano essere messi sul banco degli imputati perché non avevano riconosciuto a occhio nudo il coronavirus, adesso devono tornare sotto processo per un eccesso di controlli.A noi pare che, dovunque si giri, Conte faccia danni e in un momento di difficoltà simile a quello che attraversa il nostro Paese, l'Italia meriterebbe di meglio, soprattutto meriterebbe un presidente del Consiglio che misuri le parole e non contribuisca ad alimentare il caos. Secondo la Costituzione, le emergenze sanitarie internazionali sono di sua competenza e se qualche cosa va storto è a lui, al suo governo, che va imputato. Invece, in una situazione già grave, il capo del governo sembra ogni giorno in cerca di qualche responsabile su cui scaricare le proprie colpe. Vuole rimanere incollato alla poltrona ottenuta all'insaputa degli italiani? Lo abbiamo capito, ma almeno faccia qualche cosa oltre che parlare.E a proposito di parlare, permetteteci di spendere due parole anche sul ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che domenica ha concesso una lunga intervista a Repubblica. I temi in apparenza erano il coronavirus e le conseguenze sul nostro sistema industriale. Ma il colloquio in realtà è stato uno spot a favore di un signore che proprio ieri puntava a conquistare un seggio alla Camera. Già, perché malgrado quasi nessuno ne abbia parlato, ieri i romani erano chiamati a eleggere il successore di Paolo Gentiloni, che essendo stato nominato commissario europeo ha lasciato libero il seggio di Montecitorio. In genere nel giorno del voto è imposto il silenzio stampa, ma Gualtieri, con la scusa del coronavirus, è riuscito a piazzare un'intervista sulla prima pagina di Repubblica. Come per Conte, anche nel suo caso l'epidemia è paradossalmente un'alleata. Così, in barba alla legge, il ministro ha potuto decantare le misure adottate per rilanciare l'economia ai tempi della crisi. Mentre finora Palazzo Chigi ha promesso solo una manciata di quattrini, Gualtieri parlava già di una fase 2 ultra miliardaria. Abbiamo condizioni di finanza pubblica molto buone, ha detto il ministro in versione campagna elettorale, e questo ci permetterà di spendere 3,6 miliardi di euro senza che la Ue batta ciglio. Ma davvero? Ma se fino a ieri gli organismi internazionali parlavano di recessione per il nostro Paese e l'esecutivo minacciava nuove tasse, compreso l'aumento selettivo dell'Iva, com'è che all'improvviso da sotto il materasso di Gualtieri sono spuntati 3,6 miliardi? Soprattutto, com'è possibile che si sia passati in sei mesi da un disastro, quello del governo gialloblù, a un successo, quello del governo più immobile della storia?Ma il ministro, prevedendo il futuro (il suo), non si è fermato alla fase 2, che vorrebbe varare al più presto già in settimana, ma ha annunciato una fase 3 e, già che c'era, anche una fase 4, sicuro che questa squadra durerà, perché quando c'è un'emergenza squadra che perde non si cambia. È probabile che su quest'ultima parte Gualtieri abbia ragione, ma noi non vediamo l'ora di arrivare alla fase 8. Quella in cui si danno gli otto giorni al personale di servizio per levarsi dai piedi.