2020-05-14
Il governo ignora le scuole paritarie. Colpiti i cittadini e i conti pubblici
Il decreto Rilancio si è dimenticato di 900.000 allievi, 160.000 lavoratori del comparto e un milione e più di famiglie. Senza risorse, molti istituti chiuderanno. E lo Stato avrà un danno economico plurimiliardario.Nel decreto Rilancio, 450 pagine con più di 250 articoli, la scuola pubblica paritaria non viene neanche nominata. Si parla esclusivamente di scuola statale, cui vengono destinati un miliardo e mezzo di euro, lasciando qualche «briciola» (circa 80 milioni) per il comparto 0-6 anni, per la sola ragione che l'85% dei bimbi italiani di quell'età frequentano scuole d'infanzia paritarie, colmando un'enorme lacuna dello Stato. Dunque una motivazione di stretta necessità e non già di riconoscimento del grande servizio di sussidiarietà che la scuola paritaria sta fornendo da anni. Il 26 marzo scorso, il presidente Giuseppe Conte lanciava al Paese una solenne promessa: «Lo Stato c'è. Aiuteremo tutti, non lasceremo indietro nessuno». Sono passati 45 giorni e il premier s'è dimenticato di qualche milione di cittadini, considerato che dietro ai 900.000 allievi delle paritarie ci stanno 160.000 lavoratori del comparto e un milione e più di famiglie, già assediate da una spaventosa economica. Fermo restando che tutto ciò sta accadendo in spregio alla Costituzione, che garantisce la libertà di scelta educativa dei genitori - che tradotto in soldoni vuol dire che ogni famiglia deve essere libera di scegliere a quale tipo di scuola vuole iscrivere il proprio figlio, senza essere taglieggiata da rette onerose - e della legge 62/2000 che sancisce l'assoluta eguaglianza fra le due scuole pubbliche, statale e paritaria, se si dà uno sguardo al versante economico, si comprende subito quanto controproducente sia ignorare la scuola paritaria. In base a dati Ocse, lo Stato italiano spende per ogni allievo che frequenta una scuola paritaria circa 500 euro all'anno; per ogni allievo che frequenta una scuola statale, circa 6.500 euro all'anno. Stante l'attuale situazione economica, nel prossimo settembre un terzo delle scuole paritarie non potranno riaprire e le restanti saranno costrette ad aumentare ancora le rette. Non ci vuole il «genio della lampada» per capire lo scenario che potremmo avere davanti. Sul piano dei conti, lo Stato ne riceverà un danno economico stimabile fra i 2,3 e i 2,8 miliardi di euro; sul piano sociale un danno irreversibile rappresentato da centinaia di migliaia di studenti che la scuola statale non è in grado di riassorbire (altro che «classi pollaio»! Si andrà alle «classi formicaio»!) e da migliaia di dipendenti che hanno perso il posto di lavoro; sul piano civile l'allargamento della forbice sociale fra ricchi che potranno pagare rette necessariamente più onerose e poveri che dovranno arrangiarsi. Quanto costa evitare tutto ciò? Esperti in materia hanno calcolato una cifra intorno a 800/900 milioni di euro: non sono pochi, ma non sono la luna nel pozzo e soprattutto sono un intelligente prezzo da pagare per evitare il disastro educativo del nostro Paese. Nei giorni scorsi, sono intervenute numerose associazioni della scuola, dei genitori, dei dipendenti scolastici; è intervenuta la Cei per bocca del vice Segretario generale, monsignor Ivan Maffeis, e numerosi politici hanno colto la drammaticità della situazione. Sono stati formulati numerosi emendamenti al testo base del decreto governativo ma, a quanto sembra, tutto sta cadendo nel vuoto. I partiti del centrodestra, compatti, hanno lanciato l'appello «Intervenire tutti insieme per la sopravvivenza delle scuole pubbliche paritarie», che ha trovato ascolto e sostegno da parte di parlamentari dei partiti della maggioranza, da Valeria Fedeli, ex ministro del Miur e senatrice Pd, a Maurizio Lupi e Gabriele Toccafondi per Italia viva. Per non dire delle dichiarazioni rilasciate in Aula della Camera dall'attuale ministro, Lucia Azzolina, ove riconosceva il ruolo essenziale delle scuole pubbliche paritarie nel sistema educativo integrato del nostro Paese. Quando, poi, si passa dalle parole ai fatti tutto cambia e della scuola paritaria nessuna traccia. Chi ne ha la responsabilità? Certamente il governo nel suo complesso e quella parte, evidentemente maggioritaria al suo interno, che dimostra nei fatti che di famiglie impoverite e di scuola paritaria gliene importa nulla. Certo Beppe Grillo e Davide Casaleggio e soci hanno ben altri interessi che famiglie impoverite e tessuto sociale educativo al disastro. Come si diceva una volta: «tanto peggio, tanto meglio». È più che mai necessario un sussulto di orgoglio civile e di assunzione di responsabilità da parte di tutti, con un particolare appello ai partiti che riconoscono che la posta in gioco per il bene del Paese è altissima.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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