2021-12-24
Il governo allunga lo smart working ma si dimentica delle partite Iva
I liberi professionisti, che non possono lavorare da casa, denunciano la solita mancanza di aiuti e la difficoltà di avere a che fare con sportelli pubblici che rimangono sguarnitiCon la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 marzo e le nuove norme sul lavoro agile per i dipendenti ai blocchi di partenza da gennaio, viene da chiedersi perché il governo non abbia fatto nulla per lo smart working dei lavoratori autonomi. Quelli, insomma, che hanno una partita Iva. La redazione della Verità ha contattato diverse associazioni di categoria per sapere se vi era stata una qualche forma di supporto o regolamentazione per le tante professioni svolte in Italia che non richiedono un contratto da dipendente. La risposta è stata, più o meno, sempre la stessa: le istituzioni non hanno fatto letteralmente nulla. È chiaro che per avvocati, commercialisti, psicologi, architetti, consulenti finanziari e chi più ne ha più ne metta, lo status di libero professionista non impone alcun tipo di restrizione nel modo di lavorare. Ma è altrettanto evidente che gli ostacoli, in questi ormai quasi due anni di pandemia, non sono mancati nemmeno per i lavoratori autonomi. «I commercialisti a livello di supporto dalle istituzioni non hanno ricevuto nulla», spiega alla Verità Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti. «Lo smart working è per noi quasi impossibile e l’unico aiuto che abbiamo avuto riguarda alcuni interventi nati all’interno del nostro circuito professionale, non certo dal governo. Va detto che nel nostro caso, anche durante i momenti più duri della pandemia, noi abbiamo avuto un rapporto in presenza con la clientela, esponendo i professionisti a non pochi rischi. Solo a livello di formazione abbiamo fatto qualcosa in remoto ma, come lavoratori autonomi, non c’è stato il minimo supporto. Sono stati solo i dipendenti a goderne. Come commercialisti avremmo gradito un supporto, ma lo smart working per noi sarebbe stato possibile solo se avessimo avuto gli strumenti adeguati. In particolare, abbiamo avuto molte difficoltà nel contenzioso tributario. Purtroppo, il libero professionista, nella mentalità dei vari governi che si sono succeduti, non solo di questo, è sempre stato messo da parte. Tutti i liberi professionisti avrebbero bisogno di maggiori misure in questi tempi di crisi pandemica. Sono in molti a lamentarsi di questa poca attenzione». Anche per ingegneri e architetti il governo pare aver fatto ben poco. Come segnala Bruno Gabbiani, presidente di Ala assoarchitetti, associazione che racchiude gli architetti e gli ingeneri liberi professionisti, «come professionisti autonomi noi abbiamo sempre lavorato il numero di ore che ognuno riteneva corretto e necessario per sé. Senza guardare agli orari o ai giorni di ferie. Il vero problema, nel nostro caso, lo abbiamo avuto in tema di rapporto con la pubblica amministrazione. Noi come architetti lavoriamo molto con i funzionari della pubblica amministrazione, anche loro in smart working. Questo ha quindi portato a una grande difficoltà di dialogo, di collaborazione e di impossibilità di comunicazione. Tutto questo ha reso pesante il nostro lavoro senza che nessuno proponesse delle soluzioni per ovviare al problema», dice Gabbiani. «Noi avremmo voluto una maggiore attenzione e una maggiore presenza su questo. Il problema è stato riscontrato in particolare nel settore in cui lavoro io che è quello del territorio e del paesaggio. Gli uffici pubblici sono stati spesso latitanti e non bastava depositare carte allo sportello. Tutto questo ha determinato grandi difficoltà e rallentamenti». Va detto, inoltre, che i rallentamenti a livello burocratico si manifestano ancora adesso perché le pratiche da smaltire sono moltissime. Non è stato fatto nulla nemmeno per i consulenti finanziari, gli operatori che lavorano per distribuire prodotti di investimento, anche loro liberi professionisti. In questo caso, va detto, un supporto è stato spesso fornito dalle banche e società finanziarie per cui operano. Ma dalle istituzioni, nulla di fatto. «Stiamo seguendo con attenzione anche il fronte dello smart working», spiega alla Verità Luigi Conte, presidente di Anasf, associazione che rappresenta i consulenti finanziari. La buona notizia, spiegano, è che le nuove tecnologie sono bastate per far operare i consulenti senza dover affrontare troppo ostacoli. «L’attività del consulente finanziario, in quanto autonoma, può essere svolta con mezzi oramai a disposizione di tutti da remoto, limitando al massimo i contatti con i clienti. Discorso diverso riguardo ai dipendenti o collaboratori dei consulenti finanziari ai quali le norme sullo smart working ovviamente si applicano come per qualsiasi altro lavoratore dipendente».Per le partite Iva, insomma, c’è ben poco da gioire. Nella maggior parte dei casi, i problemi riscontrati con l’arrivo del Covid sono stati risolti autonomamente. Da Roma, infatti, nessuno ha proferito verbo per risolvere l’attuale situazione o per migliorare quella futura.