2020-10-16
Il governo ai ferri corti sul nuovo addetto spaziale di Washington
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Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro (Ansa)
Nei prossimi giorni non sarà scelto solo il nuovo direttore generale dell'Esa (Agenzia spaziale europea), ma l'esecutivo dovrà scegliere anche il sostituto di Roberto Vittori, che dopo 8 anni lascia la capitale degli Stati Uniti. A marzo la strada sembrava spianata per Aniello Violetti, vice di Carlo Massagli, ma in agosto è stato indetto un bando di selezione da parte della Farnesina. Il controllo dello spazio sta diventando un vero e proprio campo di battaglia per il governo di Giuseppe Conte. Dopo lo scontro in corso per il nuovo direttore generale di Esa (Agenzia spaziale europea) tra Simonetta Di Pippo, appoggiata anche dall'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema, e Roberto Battiston, sostenuto dall'ex premier Romano Prodi (non a caso Battiston ne ha sposato la nipote), la maggioranza giallorossa si è accesa un'altra sfida, quella per il nuovo addetto spaziale all'ambasciata di Washington. Il ruolo è stato ricoperto negli ultimi 8 anni da Roberto Vittori, considerato uno dei migliori astronauti italiani anche perché in alcuni test nel corso che i nostri piloti seguono negli Usa ha superato persino gli americani. L'incarico è di prestigio, sia per il ruolo, sia per lo stipendio, sia perché trampolino di lancio nella carriera militare. Non a caso Vittori è diventato generale dell'aeronautica. Il suo tempo negli Stati Uniti è terminato. Del resto l'incarico ha durata di 2 anni, prorogabili a un massimo di 8. Il governo ne è stato informato all'inizio dell'anno. E subito sono incominciate le grandi manovre a palazzo Chigi.A prendere in mano il dossier è stata Mariangela Dejana, quella che ormai viene ritenuta, anche ironicamente, la «comandante generale» dello spazio italiano. Del resto, la carriera di questa «esperta di politiche spaziali» - come la definisce il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro che l'ha assunta da un anno – è stata folgorante. Da ex segretaria dell'Aipas, (l'associazione per le imprese delle attività spaziali), è diventata il punto di riferimento per Fraccaro e le scelte del governo sullo spazio. Nel primo governo di 5 Stelle e Lega doveva ricevere un incarico dall'ex ministro Elisabetta Trenta, ma poi è sfumata. Con i giallorossi invece ha trovato spazio, nel vero senso della parola.C'è il suo zampino dietro la candidatura della Di Pippo in Esa, come c'è stata la sua zampata dietro il blitz che proprio la presidenza del Consiglio aveva organizzato a marzo per nominare Aniello Violetti, come nuovo addetto spaziale a Washington. Violetti è considerato molto vicino a Dejana, ma è soprattutto nell'ufficio militare della presidenza del consiglio, il vice di Carlo Massagli, il consigliere militare del premier Giuseppe Conte. E' il responsabile per le politiche nello spazio. In teoria sarebbe dovuto diventare lui già in primavere il nuovo astronauta addetto di stanza a Washington. Ma la Farnesina di Luigi Di Maio ha bloccato tutto. E ha indetto un bando. Si sono presentati in 10. Tra questi Mario Cosmo, Fabio D'Amico, Simone Dell'Agnello, Paolo Gaudenzi, Riccardo Lanari, Gabriele Mascetti, Mauro Piermaria, Alessandro Rossi, Alessandro Dario Maria Gobbi e infine proprio Violetti. Nei giorni scorsi sono stati fatti i colloqui, quindi a breve si saprà il nome del prescelto. La partita come al solito ha visto una spaccatura all'interno dell'esecutivo, da un lato la presidenza del Consiglio, dall'altro la Farnesina di Di Maio e la diplomazia italiana. Ma non è finita qui. La doppia candidatura di Di Pippo e Battiston in Esa rischia di lasciare pesanti strascichi nel governo giallorosso.La candidata che il Pci e Pds aveva già sponsorizzato in Esa più di 10 ani fa e da cui poi è uscita quasi due anni prima della scadenza del suo mandato, non senza polemiche, viene ritenuta dagli addetti ai lavori come troppo debole. Di fondo negli ultimi anni è stata in Unosa, l'ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico. Non è considerata neppure un'agenzia, con un bilancio di appena 1 milione di dollari e con appena 7 funzionari. E' stata la Dejana a volerla candidare e a convincere il sottosegretario Fraccaro. La contro candidatura di Battiston rischia così di far perdere all'Italia l'incarico di direttore generale. Potrebbe vincere la Spagna, che non è neppure tra i principali paesi europei che hanno investito contribuiscono in maniera significativa al bilancio dell'sull'agenzia spaziale europea. Tra questi, dopo Francia e Germania, c'è appunto l'Italia.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.