2024-06-15
Il giudice vuole far dimettere Toti. Rischio recidiva, resta ai domiciliari
Giovanni Toti (Imagoeconomica)
Il gip ha respinto l’istanza di liberazione per il capo della giunta perché potrebbe riprendere a incassare finanziamenti per le prossime regionali. I legali: «Istruttoria completa, non c’è pericolo di inquinamento».Il gip di Genova Paola Faggioni ha rigettato la richiesta avanzata dai difensori del governatore ligure Giovanni Toti di revoca o attenuazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, applicata il 7 maggio scorso.Forse il governatore, come Ilaria Salis, avrebbe dovuto candidarsi alle elezioni, vincere e non pensarci più. Ma non ha voluto abbandonare il suo posto in Regione. E adesso ne paga il conto.Per il gip il pericolo di recidiva, vale a dire il rischio che l’indagato continui a commettere gli stessi delitti o delitti analoghi a quelli per i quali è stato arrestato, è aggravato proprio dal fatto che continui a essere il presidente della Regione, sebbene sospeso. Il cruccio del giudice è di non poterlo interdire, essendo quella di Toti una carica elettiva. Nell’ordinanza di rigetto si legge che il «pericolo si configura vieppiù concreto ove si consideri che il predetto continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche, con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti».Toti non è riuscito neanche, come detto, a ottenere un’attenuazione della misura, che poteva essere trasformata, per esempio, in un obbligo di dimora ad Ameglia o nella provincia della Spezia o in un divieto di ingresso a Genova. Ma la Faggioni ha sentenziato che «misure cautelari meno afflittive appaiono allo stato del tutto inadeguate rispetto alle esigenze cautelari da soddisfare».Esigenze che puntano a impedire a Toti di cercare fondi non solo per le passate elezioni europee, che avevano giustificato l’arresto del mese scorso, ma pure per le prossime Regionali, la nuova emergenza, visto che, suppone il giudice, il politico potrebbe continuare a offrire chissà quali loschi scambi ai sostenitori più generosi.Il giudice menziona presunte situazioni di rischio: l’ex consigliere di Esselunga Francesco Moncada, genero indagato per corruzione e finanziamento illecito del fondatore della catena Bernardo Caprotti (deceduto nel 2016), sarebbe interessato ad aprire nuovi negozi a Savona e Rapallo e il terminalista Aldo Spinelli (agli arresti domiciliari) ha fatto pressanti richieste di intervento del governatore anche in vista dell’approvazione del nuovo Piano regolatore portuale. «Rimane, pertanto, il pericolo concreto che l’indagato possa continuare ad agevolare gli interessi di tali gruppi imprenditoriali» assicura la Faggioni.L’arcigna toga fa sapere di ritenere aggravato il quadro indiziario e a sostegno della propria decisione cita una recente informativa della Guardia di finanza, datata 12 giugno. «È emerso», ci informa il magistrato, «che in data 14 aprile 2024 era stata organizzata dal Presidente della Regione Giovanni Toti, a Genova presso la “Villa Lo Zerbino”, una cena elettorale di raccolta fondi a beneficio del Comitato Toti Liguria, in vista delle prossime elezioni regionali del 2025». Ecco la pistola fumante. Il governatore vuole ancora fare politica. Mal gliene incolga.Non è finita. Dal cellulare dell’ex giornalista, sequestrato il 7 maggio scorso, sarebbe stata isolata una chat Whatsapp intrattenuta dall’indagato con la segretaria Marcella Mirafìori. In essa gli inquirenti hanno pescato un messaggio che il politico avrebbe inviato alla collaboratrice di ritorno da un breve soggiorno nel Principato di Monaco, dove «tra gli impegni in programma, vi era un pranzo con Aldo Spinelli». Il 24 marzo 2024, sulla strada del rientro, Toti avrebbe informato la donna della «volontà di Spinelli di aderire alla cena di raccolta fondi, corrispondendo l’importo per la partecipazione di 10 persone», pari a circa 4.500 euro (la quota minima a persona era di 450 euro). Per il magistrato «particolarmente significativo è il fatto che, nel corso della predetta conversazione, Toti […] faceva riferimento a una somma che avrebbe ricevuto da Spinelli, ulteriore rispetto a quella “ufficiale” della partecipazione alla cena elettorale». La frase contestata è questa: «Spinelli mi ha detto che fa 10 posti. Poi il resto... ci aggiustiamo». E qui la Faggioni sottolinea che la suddetta espressione («il resto») sarebbe stata «di frequente usata sia da Toti che da Spinelli per fare riferimento, in modo allusivo, alle utilità oggetto degli accordi corruttivi».In realtà anche il «resto» risulta, almeno in uno dei casi citati dalla stessa toga, regolarmente tracciato. Infatti il provvedimento ricorda quando Spinelli aveva detto a Toti: «Quello ufficiale è il 2 per mille… tutto il resto… il resto dopo». Ma questo di più non sarebbe arrivato nottetempo in sacchi di iuta. Come ammette lo stesso giudice: «Denaro poi effettivamente erogato in data 8 e 9 dicembre 2021, tramite 4 bonifici effettuati da società del Gruppo Spinelli in favore del Comitato “Giovanni Toti Liguria”, per complessivi 40.000 euro».Eppure, nell’atto di rigetto dell’istanza firmata dall’avvocato Stefano Savi, il gip analizza le conversazioni intercettate per giungere alla conclusione che con quella parola, «il resto», Toti intenda il versamento di tangenti.Anche in un’altra chiacchierata con la Mirafiori, Toti si sarebbe dato la zappa sui piedi, laddove parla della documentazione da inviare a u sciù Aldo per ottenere le legittime erogazioni liberali: «Mandi alla segreteria di Spinelli i documenti dove vogliamo che faccia un versamento, che lo fa normale, come tutti gli altri insomma […] ti fai dire chi è... così lo fai e poi dopo il resto ti dico a voce».Rischia grosso quindi Toti se «resto» per il gip equivale a «tangente» trattandosi di una parola polisenso di uso comune e che, nel caso di specie, può ricollegarsi alla fretta di chiudere la conversazione in attesa di riprenderla in presenza in ufficio, dove, per altro, Toti si stava probabilmente recando e dove era videospiato.A complicare la posizione del governatore anche una frase pronunciata nell’interrogatorio di garanzia reso davanti alla Faggioni da Spinelli, il quale ha ammesso di aver donato 40.000 euro perché il governatore «si era mosso... ha telefonato, ha fatto...».Ma il gip non specifica che l’imprenditore ha pure definito le promesse di Toti per lo più millanterie.Rodomonteria confermata dal fatto che i presunti interessamenti del presidente non abbiano, come nel caso dell’auspicata privatizzazione della spiaggia di Punta dell’olmo, portato alcun risultato, e che per tali interventi l’indagato usasse la normale linea telefonica, indubbiamente ritenendo di non commettere illeciti.Per il giudice, al pericolo di reiterazione dei reati, se ne aggiungerebbe un altro: quello che il codice chiama inquinamento probatorio. Il gip, infatti, scrive che le indagini sarebbero «in pieno svolgimento» poiché «sono in corso le audizioni di funzionari e dirigenti della Regione Liguria a conoscenza dei fatti per cui si procede, i quali ben potrebbero subire dall’indagato condizionamenti o pressioni per rendere una conveniente ricostruzione degli eventi».A questo punto il magistrato cita nuovamente come aggravante la carica ricoperta dal governatore e scrive che «tale rischio si profila, chiaramente, in modo particolarmente elevato ove l’indagato riprenda l’esercizio delle funzioni svolte». E poiché la legge e la logica impongono di ancorare le previsioni ai fatti, il gip non trova di meglio che sostenere che il rischio di condizionare i testi si evincerebbe dalla ricerca da parte di Toti di «luoghi “riservati” (la barca degli Spinelli o la casa di abitazione di Aldo Spinelli - che va detto, per motivi di età e di salute non frequenta i ristoranti, ndr-) al fine di scambiarsi reciproche richieste di favori, evitando di affrontare certi argomenti in pubblico» oppure dal fatto che «quando gli incontri avvenivano in luoghi pubblici, venivano scelti appositamente locali meno frequentati o comunque idonei ad eludere gli accertamenti investigativi».Ugualmente stigmatizzata la decisione di alcuni dei soggetti sotto inchiesta di non portare con sé i cellulari in alcune specifiche occasioni.La colpa, che è un po’ di tutti, diventa quella di non volere essere ascoltati da orecchie indiscrete. «Non ci rompe il cazzo nessuno e si può parlare... passano le macchine, c’è rumore di fondo...» avrebbe detto Toti invitando un coindagato in un bistrot che si trova nel cuore di uno dei quartieri più eleganti della città. Per questo ora dovrà rassegnarsi a restare nella sua casa di Ameglia ancora per un po’.Davanti alla bocciatura della Faggioni, la difesa di Toti evidenzia come considerare potenziale la reiterazione del reato sino al 2025 presuppone una decadenza di fatto dalla carica, vietata dal legislatore a tutela del mandato popolare. Cioè un presidente di Regione dovrebbe dimettersi di fronte alla sola ipotesi accusatoria. Inoltre, con le attuali leggi, Toti non potrebbe ricandidarsi come presidente e per questo i suoi legali si chiedono se «non si intenda privarlo dei diritti politici più in generale come dirigente e fondatore di un movimento politico regionale e di uno di rilievo nazionale».La citazione della cena di villa Zerbino per gli avvocati denoterebbe «un chiaro pregiudizio nelle indagini e nel rigetto del gip», dal momento che tale appuntamento, organizzato ufficialmente per la raccolta di fondi, è stato addirittura trasmesso in diretta tv e non realizzato in modo carbonaro.Per la difesa non è accettabile, rispetto a decine di elargizioni, fare di due episodi (Spinelli ed Esselunga) la prova dell’esistenza di un «sistema corruttivo».In più l’ipotetica reiterazione dei reati non sarebbe «da considerare nel novero delle possibilità, vista l’inchiesta in corso».Quanto all’inquinamento probatorio, i legali ricordano che «tutti i principali indagati e testimoni sono stati ascoltati e i documenti raccolti». Mentre, per quanto riguarda «la possibilità di influenzare dirigenti e funzionari della Regione», viene puntualizzato che «le pratiche oggetto di indagine non attengono all’ente Regione, ma a enti terzi».L’ultima stoccata riguarda il riferimento riservato dal gip all’Esselunga, catena a lungo osteggiata, per motivi ideologici, dagli amministratori liguri. «Ipotizzare che l’apertura di ulteriori punti vendita […] possa essere considerato presupposto di reiterazione del reato è un puro pregiudizio dal momento che i punti vendita già aperti sono stati autorizzati, in piena legalità, da una lunga serie di atti, istruiti e approvati a tutti i livelli dalla pubblica amministrazione, ritenuti conformi alle leggi e i regolamenti vigenti, tanto da vedere respinti in sede di Tar molti ricorsi di imprese concorrenti».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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