2021-06-12
Il giudice fa crollare metà del Palamara-gate
Nel filone per la fuga di notizie a carico dell'ex pm e di Stefano Fava, il gup ha dichiarato l'inutilizzabilità del virus trojan. Il provvedimento potrebbe avere effetti anche sulla radiazione. Centofanti confessa: pagavo le cene per avere pubblicitàNel processo di Perugia contro Luca Palamara e il collega Stefano Fava per le presunte fughe di notizie a favore della Verità e del Fatto quotidiano ieri è stata un'udienza particolarmente importante. Il gup Angela Avila ha infatti ritenuto non utilizzabili le intercettazioni con il trojan e ha parlato di «inutilizzabilità patologica». Infatti quel tipo di strumento era stato autorizzato per l'ipotesi di corruzione e invece la Procura ha provato a introdurle anche in un procedimento istruito per un reato che non prevede le captazioni. Insomma, i pm avrebbero imbracciato un bazooka per uccidere una mosca. Un tipo di iniziativa che una sentenza delle sezioni unite ha bocciato in modo definitivo. «Questa “inutilizzabilità patologica" contestata a Perugia potrebbe avere un riflesso anche nel procedimento disciplinare che ha portato alla radiazione di Palamara», commenta l'avvocato Benedetto Marzocchi Buratti, «un ambito dove sono state utilizzate quelle trascrizioni anche se non vengono contestati neanche reati penali». Per quanto riguarda invece il filone della corruzione sono sub judice le modalità con le quali sono state realizzate le intercettazioni telematiche, al punto che la Procura di Firenze ha ordinato l'ispezioni dei server della società che ha effettuato le captazioni. Le indagini tecniche sono attualmente in corso. Ieri sono stati depositati anche i due verbali di spontanee dichiarazioni dell'imprenditore Fabrizio Centofanti, il quale si è autoaccusato di essere stato «sostanzialmente uno sponsor dell'attività politico correntizia di Palamara». Quest'ultimo ha sottolineato di aver appreso il contenuto dei verbali dai giornali prima che gli atti arrivassero alle difese e ha parlato di «dichiarazioni spintanee» e «last minute, quasi a orologeria per distrarre dai fatti gravi perpetrati ai miei danni». Centofanti avrebbe pagato numerose cene in tre ristoranti romani (Majestic, San Lorenzo e Tullio) sfruttate dall'ex presidente dell'Anm per incontrare altri magistrati, tanto che il testimone le ha ribattezzate «cene di politica giudiziaria». Il conto finale sarebbe stato di circa 7-8.000 euro l'anno per circa quattro anni. Ma in cambio Palamara non avrebbe rivelato al coindagato nessuna notizia coperta da segreto. E allora quale sarebbe stato il vantaggio per Centofanti? Avrebbe ottenuto un aumento di fatturato delle proprie società: «L'apparenza per un lobbista è fondamentale. Essere visto a cena con magistrati importanti poteva contribuire a far crescere il mio ruolo e la mia attività» ha dichiarato il testimone. «Nell'eventuale sponsorizzazione di Centofanti dell'attività associativa del dottor Palamara non vedo la compromissione della funzione del mio assistito» continua Buratti. Se Centofanti sperava di avere qualche vantaggio giudiziario, magari grazie alle conoscenze di Palamara, al massimo si potrebbe ipotizzare un traffico di influenze… «Ma Centofanti ha anche raccontato che il primo problema giudiziario lo ha avuto a Cassino dove era procuratore Paolo Auriemma, che sapeva essere amico di Palamara. Quale miglior occasione per passare all'incasso? Ma è lo stesso imprenditore a confermare di non aver chiesto nessun aiuto neppure in quel caso» conclude il legale. Centofanti ha riferito anche un altro episodio che pare denotare una certa tenuta dell'ex pm rispetto alle informazioni riservate: «La sera prima del mio arresto Amara (Piero, all'epoca coindagato di Centofanti, ndr) mi ha chiamato e mi ha detto: “Domani ci vengono ad arrestare!". […] La sera stessa andai sotto casa di Palamara e gli chiesi di scendere. Gli comunicai di aver saputo che l'indomani mi avrebbero arrestato. Io ero visibilmente sconvolto. Lui mi parve piuttosto tranquillo, come se sapesse quello che sarebbe accaduto». Ma tacque. Centofanti non indica né date, né commensali delle cene e in questo modo rende difficile la difesa di Palamara. L'imprenditore cita solo la serata del 15 febbraio del 2016 a cui avrebbero partecipato anche il futuro presidente del Tribunale di Roma Francesco Monastero e il giudice della fallimentare Antonino La Malfa. «Io non avevo un interesse specifico a che venisse nominato il dottor Francesco Monastero, ma io ero seduto al tavolo in cui è stata decisa la sua nomina», ha spiegato Centofanti, evidenziando il suo ritorno di «credibilità». Ma a quell'incontro Palamara assicura di non aver partecipato, mettendo in dubbio l'attendibilità dell'ex amico: «Ho controllato l'agenda e quella sera mi trovavo a casa di una collega del Csm». Centofanti nella sua testimonianza parte da lontano: dal 2008, quando si occupava dell'organizzazione di convegni. Tramite Emanuela Palamara, sorella dello stratega delle nomine, avrebbe conosciuto Luca. Questa frequentazione gli avrebbe permesso di conoscere molti magistrati eccellenti, come l'ex capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone, «con cui è nato un rapporto di stima». A Pignatone avrebbe pagato una sola cena al ristorante, mentre nelle altre occasioni lo avrebbe invitato a casa. Dopo aver subito una perquisizione nel 2016, però, Centofanti non avrebbe più partecipato alle attività correntizie di Palamara & c., ma si sarebbe limitato, come sottolinea a verbale, a saldare il conto nei vari ristoranti. Per quanto riguarda viaggi con l'ex magistrato, invece, Centofanti ha ricordato di aver anticipato i pagamenti e che Palamara e l'amica Adele Attisani «restituivano gli importi nel corso del tempo». Centofanti era il «garante» di quei versamenti con l'agenzia di viaggio. La prima vacanza insieme fu un soggiorno a Madonna di Campiglio nel 2011 e nell'occasione l'ex pm ottenne uno sconto. Ma l'imprenditore precisa: «Posso dire che Palamara non era consapevole della riduzione del prezzo. Mi sono voluto fare bello a sua insaputa, utilizzando uno sconto che avevo ottenuto da un'agenzia di viaggi». Un'affermazione che descrive bene il personaggio. Centofanti avrebbe offerto senza essere risarcito solo un soggiorno a Ibiza e una piccola somma per un pernottamento in un hotel italiano. Infine, il testimone ha negato di aver pagato i lavori di ristrutturazione della casa dell'Attisani, un viaggio a Dubai e un anello prezioso, tutte utilità che nel 2019 erano state contestate a Palamara.