2020-05-12
Il giallo sul «sigillo» della Turchia
Ankara fa circolare una foto della cooperante in cui il corsetto ha il logo dei loro 007. Ma i nostri servizi: il giubbino è italiano, il simbolo è stato piazzato solo per lo scatto. Mistero fitto sulla foto diffusa dai media turchi. L'immagina ritrae Silvia Romano seduta sul sedile posteriore di un fuoristrada. Indossa un giubbotto antiproiettile che mette in bella mostra un logo che raffigura la mezzaluna turca e una sigla che richiama il servizio d'intelligence turca: Milli Istihbarat Teskilati Baskanlig. Già al momento del rilascio fonti dei nostri servizi esteri avevano subito precisato che a collaborare fattivamente alla mediazione sono state la locale intelligence somala e quella di Ankara. Colpisce però - dopo aver visto la Romano atterrare a Ciampino con l'abito tradizionale somalo come segno di conversione all'islam - la pubblicazione di una sua foto con un giubbotto turco. I siti di Ankara usano spesso il termine «liberazione» associato a quello del Mit, il servizio di intelligence a cui è appartenuto in passato Recep Erdogan e non utilizzano il termine «collaborazione». La realtà è però molto lontana e impone di aprire uno squarcio sulla consistenza della foto. «Non riconosciamo l'immagine scattata in quell'auto, mentre confermiamo che il giubbotto indossato è italiano e fornito da operatori italiani», spiega alla Verità una fonte d'intelligence. Il che apre solo a due scenari. Il primo - e molto probabile - dimostrerebbe che la foto è un fake. Ovvero il «patch» raffigurato sarebbe stato montato successivamente. La seconda ipotesi porterebbe invece alla mano del mediatore turco. La Romano ha difatti viaggiato per un breve lasso di tempo su una vettura, accompagnata da un solo uomo di Erdogan. È possibile immaginare che che in quei pochi minuti il rappresentante di Ankara abbia appiccicato sul velcro il logo, scattato la foto e poi, subito dopo, si sia rimesso in tasca il «patch». Un volta giunta in Italia la ragazza, la foto è stata fatta circolare dai turchi ai rappresentanti dei media nazionali. Non sappiamo quale delle due ipotesi si sia effettivamente verificata. In realtà cambia poco. Che sia un fake o una vera immagine, al governo di Erdogan serviva qualcosa di plastico per fare sapere al mondo che nel Corno d'Africa conta più degli altri Paesi occidentali e, soprattutto, arabi e cinesi. Non a caso a diffondere per primo l'immagine è stato un sito in lingua inglese. Segno forse che il messaggio non era diretto ai cittadini turchi e nemmeno a quelli italiani, che già erano stati informati del ruolo fattivo di Ankara. Il messaggio sembra essere destinato più a Qatar ed Emirati Arabi. Due nazioni che da tempo cercano di farsi strada tra la Somalia e il Somaliland e di guadagnare terreno agli occhi delle varie fazioni somale. Ieri in serata è intervenuta pure l'agenzia statale turca Anadolu scrivendo: «I servizi segreti turchi del Mit hanno iniziato a occuparsi della vicenda di Silvia Romano su richiesta dei colleghi italiani già dal dicembre dello scorso anno». Un ulteriore commento scaturito dalla diffusione dell'immagine con la mezzaluna in bella vista. Il senso è piantare un'altra bandiera in Somalia. Nel 2016 fu lo stesso Erdogan a tagliare il nastro per l'inaugurazione della nuova ambasciata a Mogadiscio. Oggi è affidata a compagnie turche la gestione del porto e dell'aeroporto della città. Inoltre il governo somalo ha dato alla Turchia il via libera per esplorare le risorse petrolifere sui fondali delle sue acque territoriali. La Turchia inoltre ha realizzato dei centri di addestramento per le forze armate somale. E da Mogadiscio si muove per sviluppare i rapporti con Gibuti e pure l'Etiopia. È una lotta aperta all'influenza degli sceicchi ed Erdogan sta vincendo.