
Dopo aver incassato solo figuracce sul fantomatico allarme razzismo, il Pd cerca un capro espiatorio. Il presidente dem scomunica l'ex ministro: «Sdogana Matteo Salvini».Grazie ai potenti mezzi della Verità, siamo riusciti a infiltrarci nell'ultima riunione della colonna di Capalbio delle Brigate Rolex, tra un apericena di lotta e un mojito democratico. Non è stato facile.Per mimetizzarci, oltre a indossare la maglietta rossa d'ordinanza e un orologione-patacca, ci siamo dovuti lungamente preparare: lettura sacrale degli editoriali di Eugenio Scalfari su Repubblica, studio degli imperdibili manuali Riotta-Lerner anti fake-news, più la new entry dei test pecorecci dell'Espresso.Finalmente, siamo stati ammessi alla riunione all'interno del bunker dell'Ultima spiaggia, sede della Scpc, la temutissima Suprema cupola politicamente corretta: il sinedrio dei direttori dei giornaloni, più editorialisti, esperti e commentatori, insomma quelli che decidono che cosa dovete pensare.Ne abbiamo ricavato un quadro di angoscia, smarrimento e profonda mestizia. Finora la tattica di gioco non ha funzionato, e gli strateghi (nella versione di greco al liceo: oi strategoi) sono depressi. Sintesi: all'emergenza fascismo non crede più nessuno; l'allarme razzismo è finito in frittatina; i troll russi erano di Quarto Oggiaro; Angela Merkel ed Emmanuel Macron sono inutilizzabili; Jean Claude Juncker è in condizioni impresentabili (la sciatica non dà tregua sin dal primo sorso); papa Bergoglio sta scrivendo una nuova enciclica (corre voce che il titolo sia Accipite omnes, in pratica Prendeteveli tutti) assistito da Laura Boldrini, Roberto Saviano è troppo impegnato allo specchio e non risponde ai messaggi.Compagni, senza le nostre armi migliori, che facciamo? Silenzio, panico, terrore. Finalmente, come un lampo nel buio, la soluzione. La linea la dà il compagno Orfini, da un ombrellone dell'ultima fila: bisogna aggredire e bastonare selvaggiamente l'ex ministro Marco Minniti. È colpa sua se siamo ridotti così. Il nobile sinedrio della sinistra è finalmente percorso da un brivido di emozione positiva: si torna al cannibalismo, parte della migliore tradizione della sinistra. Cercare il capro espiatorio, il dissidente, e colpirlo senza pietà. Orfini prende coraggio e legge a tutti alcuni stralci dell'ultima intervista che ha rilasciato ieri mattina al Foglio (uno dei giornali ammessi a Capalbio), metà conversazione e metà radiocronaca di un'assemblea: «Noi dobbiamo rifiutare la lettura per cui immigrazione e sicurezza sono collegate. Noi questo giochetto, questo incantesimo, lo dobbiamo rompere prima di tutto tra noi. Non è vero che sono troppi». E qui Orfini s'infervora: «Se tu sei il ministro dell'Interno di un governo di sinistra e dici che l'immigrazione mette a rischio la democrazia, come capitò di dire a Minniti, accetti la lettura di Salvini. Non lo puoi dire». Quindi, prendete nota: se Salvini dovesse dire che ad agosto fa caldo, sarebbe vietatissimo essere d'accordo con lui.In effetti, però, la posizione di Minniti è indifendibile agli occhi della Suprema cupola politicamente corretta: aveva capito che c'era un problema serio di immigrazione, che gli italiani erano solennemente incazzati e aveva perfino iniziato a fare qualcosa. Imperdonabile. Di più: inaccettabile.Quindi, è stato ufficialmente identificato il colpevole della sconfitta della sinistra: non le balle e l'arroganza di Matteo Renzi, non la Boschi family, non i signorsì a Bruxelles, ma Minniti e il suo giro di vite anti-immigrazione. Per questo, la risoluzione strategica fa propria la proposta Orfini: bersagliare Minniti con interviste aggressive e dichiarazioni ostili fino a Ferragosto. Se necessario, scatenare un tweetstorm (naturalmente incolpando i troll russi).Tutti più sereni e soddisfatti, la riunione si scioglie. Ci si può distendere con un ultimo cocktail. Atmosfera finalmente rilassata: da segnalare solo qualche contestazione verso i camerieri filippini, sempre inaffidabili. Poca pesca nel Bellini e troppo zenzero nel centrifugato di sedano e papaya. Ma la lotta di (alta) classe richiede duri sacrifici, si sa.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
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Lo speciale contiene due articoli
Xi Jinping (Ansa)
Xi Jinping pronto a esentare dal divieto di export verso l’Europa alcuni ordini di semiconduttori Nexperia. Una boccata d’ossigeno per la filiera dell’auto in grave crisi di forniture.
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Abbiamo avviato 14 progetti esplorativi, ma è necessario rigenerare le vecchie cave e rafforzare quelle già attive. Ci sono da estrarre materie critiche come rame, cobalto, tungsteno, grafite, zinco, litio e terre rare.






