2019-02-10
Il generale italiano arruolato dall’Ue va a Bruxelles e si inchina a Juncker
La foto dell'ex capo di stato maggiore, Claudio Graziano, imbarazza i vertici dell'esercito.C'è una foto dell'ex capo di stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, insieme al presidente della commissione europea, Jean Claude Juncker, che sta creando ilarità, preoccupazione e qualche imbarazzo ai vertici dell'esercito italiano. A tirarla fuori è stato il sito Sassate, sempre attento agli spifferi nei corridoi della nostra Difesa. Ritrae l'attuale presidente del comitato militare dell'Unione europea in un inchino molto giapponese (più ci si abbassa più si porta rispetto), con il politico lussemburghese. Non va dimenticato che Juncker è stato tra i primi a sostenere la necessità dell'Ue di dotarsi di forze armate in grado di proteggere in autonomia l'Unione dalla Russia. Esercito europeo che viene sostenuto soprattutto dalla Francia di Emmanuel Macron. Proprio per questo motivo l'immagine ossequiosa del generale va a toccare i tasti dolenti della nostra diplomazia come delle aspirazioni della nostra industria bellica, con l'Italia in difficoltà nei programmi di difesa comunitaria. Per di più, mentre Francia e Germania hanno appena firmato un accordo per sviluppare il nuovo super caccia europeo di nuova generazione, simile all'F35, ma in grado di comandare dall'aria uno «sciame» di droni come piattaforma logistica combattente. Ma non c'è solo questo. La Francia di Macron sta giocando una partita in proprio, ben definita nell'ultima relazione inviata al Senato da parte dell'Istituto affari internazionli (Iai), dal titolo «Recenti sviluppi verso la difesa europea: opportunità e sfide per l'Italia» di Alessandro Marrone e Paola Sartori. L'analisi invita il nostro governo a prestare attenzione alle mosse dei cugini d'oltralpe, tra i progetti Pesco (Permanent structured cooperation) ed Edf (European defence fund) ovvero i 13 miliardi di euro dal 2021 al 2027, opportunità per l'industria italiana del settore aerospazio, sicurezza e difesa. Perché se «l'Italia è presente in 21 progetti, al pari della Francia, in alcuni casi con un ruolo di leader», con «cooperazioni importanti con Parigi, Berlino e Madrid - ad esempio sul drone europeo - e in generale su rilevanti capacità militari terrestri, navali, aeree, spaziali e cibernetiche», dall'altro lato «nel 2018 la Francia ha lanciato, al di fuori del quadro Ue un'iniziativa di cooperazione politico militare volta a favorire interventi da parte di “coalizioni di volenterosi" a guida francese». In pratica la Francia, oltre a impegnarsi nel quadro Ue, ha avviato, poco tempo dopo il varo della Pesco, l'European intervention initiative (E2I). L'obiettivo dichiarato dell'iniziativa francese», scrivono Marrone e Sartori, «è favorire la prontezza operativa e la capacità di un gruppo ristretto di Paesi europei prevalentemente dell'Europa occidentale, meglio equipaggiati e politicamente più inclini a operazioni di gestione delle crisi all'estero, di effettuare interventi militari congiunti». E a questo si aggiunge che la «Francia già si riserva il ruolo di leader politico militare dell'iniziativa, in particolare per operazioni nel continente africano, e di volta in volta metterà insieme “coalizioni di volenterosi" per intervenire in un determinato Paese». A sorvegliare le ambizioni dei francesi dovrebbero essere l'Alto rappresentante e vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini, in scadenza tra pochi mesi, l'Agenzia europea per la difesa (Eda), il Servizio europeo di azione esterna (Seae), l'Eu military committee, quest'ultimo presieduto proprio da Graziano. Ai piani alti del governo gialloblù c'è chi spera che dopo le elezioni europee gli inchini siano finiti.