2019-07-26
Il Garante per i minorenni che applaudiva Bibbiano era stato nominato dal Pd
Malgrado le segnalazioni, l'autorità regionale per l'infanzia, Maria Clede Garavini, sosteneva il sistema Val d'Enza. Forse perché organica alla sinistra e amica di Claudio Foti.I ministri dell'Interno e della Famiglia, Matteo Salvini e Alessandro Locatelli, siglano un documento comune per la tutela dei minori. In Friuli passa l'emendamento per la videoregistrazione dei colloqui. E il Pd si astiene...Lo speciale contiene due articoliQuando è esploso il caso Bibbiano, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza dell'Emilia Romagna, Maria Clede Garavini, ha immediatamente difeso il sistema regionale di gestione dei minori. «Se i “fatti" venissero verificati», ha dichiarato alla stampa, «le prime vittime sarebbero i bambini, lesi nei loro diritti fondamentali e, nello specifico, ad avere una crescita sana all'interno del loro ambiente di appartenenza. Sarebbero vittime le famiglie lacerate nelle relazioni, nella identità, violate nelle specifiche funzioni. Sarebbero parte offesa anche i numerosi servizi e professionisti che svolgono con impegno e rigore le loro funzioni di protezione, di cura dei bambini e degli adolescenti. E anche noi rappresentanti dei diritti, la Regione e la comunità tutta». A suo dire, il «funzionamento complessivo» dei servizi sociali dell'Emilia Romagna «è di qualità, solido, sostenuto da percorsi formativi e da un aggiornamento costanti. I professionisti, nel loro operato, seguono metodologie e tecniche studiate, sperimentate, e hanno un confronto interdisciplinare costante. Esiste nel nostro territorio una cultura organizzativa e professionale consolidata e i “fatti", così come sono rappresentati, sono lontani dalle modalità gestionali e operative comunemente praticate, per questo sono stupita e disorientata da quanto si legge e si ascolta». A quanto pare, però, il Garante non era del tutto ignaro che qualcosa, a Bibbiano e dintorni, non stesse andando per il verso giusto. È stata l'agenzia Ansa a spiegare che, «quando nei mesi scorsi i carabinieri di Reggio Emilia iniziarono a indagare, acquisendo atti negli uffici pubblici, la dirigente dei servizi sociali della Val d'Enza, Federica Anghinolfi, si rivolse al Garante regionale per l'infanzia per bloccare l'inchiesta, dicendo che l'attività dei militari stava di fatto intralciando i procedimenti sui minori». La Anghinolfi, una delle protagoniste principali dell'inchiesta, indagata e ai domiciliari, cercò di fare pressioni per cavarsi dagli impicci. A contattare il Garante, tuttavia, furono anche alcuni genitori a cui erano stati tolti i figli. Chiesero un aiuto, e il Garante si rivolse ai servizi della Val d'Enza onde ottenere una dettagliata relazione sulle varie situazioni. Dopo tutto, questo è il compito del Garante: vigilare sul corretto funzionamento del sistema di gestione dei minorenni. In effetti, già nel 2015, l'allora Garante Luigi Fadiga aveva notato che in Val d'Enza si registrava un numero enorme di casi di maltrattamento su minori. Ma la faccenda fu liquidata senza particolare preoccupazione: si pensò che il numero di casi di abuso segnalati fosse un titolo di merito dei servizi sociali locali, che erano riusciti a far emergere vicende che altrimenti sarebbero passate sotto silenzio. Nel 2016, Fadiga fu sostituito dalla Garavini. Come si apprende dalla stampa dell'epoca, a proporla per l'incarico fu Giuseppe Paruolo del Partito democratico, che la presentò con entusiasmo: «Un curriculum di assoluto valore, una proposta di eccellenza, orientata a quelle che sono le materie di competenza dell'organo di garanzia. Una professionista con una lunga esperienza, persona attiva e proattiva che potrà svolgere con tutta l'energia questo ruolo».Purtroppo, sembra proprio che l'energia sia venuta meno quando si è trattato di verificare l'operato degli assistenti sociali di Bibbiano e dintorni. Anzi, a dire il vero la Garavini ha avuto modo di approfondire ciò che avveniva in Val d'Enza, ma le conclusioni che ne ha tratto sono diverse da quelle che ci si potrebbe aspettare. Nel giugno del 2017, infatti, la Garavini ricevette a Bologna i responsabili del centro La Cura di Bibbiano, uno dei luoghi simbolo dell'inchiesta «Angeli e demoni». Dopo l'incontro fece esibizione di entusiasmo: «Da oggi», disse, «c'è uno spazio costruito a misura di bambino, in grado di accogliere e prendersi cura dei troppi minori che hanno bisogno di un sostegno specialistico per guarire dalle ferite e dalle violenze da cui sono stati segnati».Il Garante spiegò che l'incontro con i bibbianesi le aveva «permesso di riflettere assieme ai rappresentanti del centro sulle risposte che la comunità della Val d'Enza e in particolare le istituzioni e le associazioni stanno fornendo alle famiglie che presentano difficoltà nelle relazioni, nell'accudimento e nell'educazione dei figli: i minori d'età in queste situazioni possono essere esposti anche a traumi più o meno complessi che incidono nell'evoluzione, determinando anche disturbi significativi e vissuti dolorosi».Non è tutto. La Garavini spese parole d'elogio per il centro La Cura, «rappresentato da professionisti di più servizi, è impegnato in programmi articolati che prevedono la valutazione e interventi specialistici e di cura, con il supporto, nella formazione e supervisione, del Centro studi Hansel e Gretel di Torino». Addirittura - come riporta proprio il sito del centro Hansel e Gretel, il Garante arrivò a ipotizzare future collaborazioni. Di sicuro c'è che, nell'ottobre del 2018, la Garavini ha partecipato a un bel convegno celebrativo del progetto La Cura promosso dalla Regione Emilia Romagna, prodotto da Sinonimia (la casa di produzione dell'indagata Fadia Bassmaji) e animato da quasi tutte le persone coinvolte in «Angeli e demoni», da Federica Anghinolfi a Claudio Foti. A quanto sembra, insomma, la Garavini aveva ottimi rapporti con il gruppo della Val d'Enza e pure con il centro Hansel e Gretel. Chissà, forse è proprio per questo che non è mai andata in fondo alla questione degli abusi in eccesso di Bibbiano...Francesco Borgonovo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-garante-per-i-minorenni-che-applaudiva-bibbiano-era-stato-nominato-dal-pd-2639352672.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="un-protocollo-per-dire-no-agli-orchi-vogliamo-una-primavera-dei-bimbi" data-post-id="2639352672" data-published-at="1758063732" data-use-pagination="False"> Un protocollo per dire no agli orchi: «Vogliamo una primavera dei bimbi» Mai più Bibbiano. È questa la promessa in filigrana al protocollo siglato ieri dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e da quello per la Famiglia, Alessandra Locatelli. Parlando dello scandalo degli affidi della Val d'Enza, il ministro Locatelli ha illustrato ieri i contenuti dell'intesa siglata col Viminale: «Ho deciso di audire in questi giorni l'ordine degli assistenti sociali, degli psicologi, polizia, carabinieri, il Garante dell'infanzia. Da questi incontri sono emersi diversi spunti, dobbiamo dare delle risposte ed evitare che cose del genere possano ripetersi. La vita di ogni bambino e di ogni famiglia non deve essere intaccata da esperienze così drammatiche». Il protocollo, ha spiegato ancora la titolare della Famiglia, è stato pensato «per dare la possibilità di operare su specifici casi anche ai nostri dipartimenti», inoltre «un tavolo operativo si occuperà di esaminare caso per caso, in collaborazione con tutte le forze dell'ordine». Quindi ha preso la parola il vicepremier Matteo Salvini, forse l'esponente di governo più attivo dopo la scoperta di questo mercato dei minori: «Speriamo che da un caso di cronaca non nera ma più nera del nero, possa nascere una nuova primavere per quei bimbi». Il ministro dell'Interno ha quindi auspicato una revisione sia «del sistema del diritto di famiglia» che della legge sull'affido condiviso. E sempre a proposito dell'inchiesta della Val D'Enza ha aggiunto: «Ringrazio i carabinieri e la Procura di Reggio Emilia, so che stanno facendo un enorme lavoro a tutela dei minori, delle mamme e dei papà. Ma anche e soprattutto a tutela del gran numero di case famiglia che lavorano regolarmente», da «non confondere con quegli istituti che invece fanno business, tengono sotto sequestro migliaia di minori grazie ai quali fatturano milioni di euro». Nel dettaglio, il protocollo si ripromette di «adottare iniziative per rendere effettiva la collaborazione interistituzionale tra tutti gli organismi che si trovano quotidianamente a trattare con i minori, al fine di captare i primi segnali di abusi e violenze e attivare immediatamente le idonee misure di protezione» e di «promuovere politiche di sensibilizzazione indirizzate all'opinione pubblica e a tutti coloro i quali si trovano, per lavoro o per altre ragioni, regolarmente a contatto con i minori, al fine di formare in loro una piena coscienza e conoscenza dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, riconoscendo il minore quale soggetto autonomo di diritti». Si tratta, inoltre, di «proporre proposte di modifica del quadro normativo penale, civile e amministrativo di riferimento, potenziando le funzioni di coordinamento e verifica della presidenza del Consiglio dei ministri anche di intesa con gli altri ministeri interessati». Entro due mesi dalla firma verrà istituito un tavolo di lavoro presso il dipartimento per le politiche della famiglia, con il compito di definire un'apposita strategia e le modalità operative necessarie per il conseguimento degli obiettivi prefissati. Intanto, mentre il governo centrale si muove per rendere impossibile nuovi casi come quelli di cui si parla in questi giorni, anche gli enti locali si cominciano a mobilitare. Proprio di «emendamento Bibbiano» si è parlato ieri in Friuli Venezia Giulia, a proposito della norma proposta dalla giunta regionale e inserita nella legge sull'assestamento di bilancio. Si tratta di un emendamento che autorizza l'amministrazione regionale a concedere per il 2019 un contributo pari a 200.000 euro per l'attuazione di un progetto pilota che preveda la videoregistrazione dei colloqui o delle audizioni di minori nell'ambito di provvedimenti giudiziali, stragiudiziali e amministrativi la cui diffusione rispetti la normativa vigente con particolare riferimento alla legge sulla privacy. Con deliberazione della giunta regionale vengono fissate anche le modalità di attuazione, comprese possibili convenzioni con l'autorità giudiziara. La norma, sia detto per inciso, è passata con l'astensione del gruppo del Partito democratico. Il governatore Massimiliano Fedriga ha scritto su Facebook: «Abbiamo presentato l'emendamento Bibbiano per tutelare bambini e famiglie. La Lega e tutto il centrodestra votano a favore, il Pd si astiene: non è uno scherzo!». Alfredo Arduino