2020-12-06
Il «Gallo» continua con le uova d’oro ma chi gli dà del mercenario sbaglia
Aveva detto che, in questa fase della carriera, ai soldi avrebbe preferito vincere la Nba. Dopodiché ha firmato per 61 milioni con Atlanta e l'hanno inondato di critiche. Occhio però: pure gli Hawks possono andare lontano.Non serve tirare in ballo il buon Biagio Pascal per spiegarlo: mai come oggi, il segreto per la realizzazione delle aspirazioni di uno sportivo professionista sta nella concordanza dei pungoli del cuore con quelli, strategici, della ragione. Significa scovare il palcoscenico migliore per mettere in mostra talento e passione, monetizzando il frutto di anni di lavoro. Anche per questo, dati alla mano, la scelta dell'uomo d'oro nostrano Danilo Gallinari sul parquet d'oltreoceano si rivela azzeccata. Il gigante trentaduenne di Sant'Angelo Lodigiano, trovatosi nella condizione di free agent al termine della recente annata Nba - si tratta, nelle modalità contrattuali previste dalla massima competizione del basket americano, di qualcosa di equivalente allo status di giocatore svincolato del calcio europeo - ha firmato un accordo con gli Atlanta Hawks. L'ala da 209 cm di statura per 106 kg di stazza garantirà i propri servigi alla franchigia della città della Coca-Cola a partire dall'anno prossimo, intascando un ingaggio da 61,5 milioni di dollari in tre anni. È la quinta diversa casacca per lui nell'Nba, dopo le militanze nei New York Knicks, nei Denver Nuggets, nei Los Angeles Clippers, con cui ha fatto vedere i sorci verdi ai più blasonati Lakers, e negli Oklahoma City Thunder. L'offerta economica per accaparrarsi il cestista azzurro è la più cospicua mai stanziata da una squadra per un accordo pluriennale con un giocatore ultratrentenne mai convocato nei giochi conclusivi dell'All-Star game (e però di sicura affidabilità). Così popolare da alimentare - accade spesso, nell'era lamentosa della polemica ad verecundiam sui social - un dibattito divisivo di natura etica ed estetica. «Mercenario». «Cuore a forma di portafoglio». «Rinuncia al successo per inseguire i soldi». Sono alcuni commenti piovuti sui blog di pallacanestro da parte di utenti con poco senso del ridicolo, e un po' di invidia sociale. La schiatta che il luogo comune affibbierebbe all'italiano medio livoroso quando, estrapolando una citazione di Gianni Brera, subentra «un senso di inferiorità che talvolta annichila di fronte all'atleta bello e possente». E ricco, persino. La motivazione è in capo a una dichiarazione del «Gallo» durante il breve periodo di offseason, lo spazio che intercorre tra il termine di una stagione e l'inizio della successiva, dedicato alle società per allestire le rose: «Voglio anteporre la vincita dell'anello (la vittoria del campionato, ndr) alle questioni economiche». In tanti avevano profetizzato, alla luce dell'affermazione, un accasarsi di Gallinari in squadre competitive quali Los Angeles Lakers, Milwaukee Bucks o, perché no, Miami Heat, magari con un salario basso o un minimo garantito, conciliando la retorica del professionista che rinuncia al guadagno perché ingolosito dall'etichetta di buon samaritano. Numeri alla mano, la scelta del giocatore di accettare la proposta di Atlanta, società che prima delle altre si è presentata con una congrua offerta e un progetto tecnico delineato, conferma punto per punto i suoi intenti. Unendo ai benefici economici un orizzonte progettuale cucito su misura. Da un lato, perché i falchi di Atlanta sono tra i Paperon de' Paperoni dell'ultima offseason, quelli che avevano a disposizione, secondo i meccanismi della salary cup americana, i danari maggiori per scritturarlo. Dall'altro, perché la compagine scelta dall'atleta italiano è tra le più accreditate a crescere nella caratura agonistica dei suoi uomini. Qualche esempio pratico: nello spogliatoio di Atlanta, Danilo Gallinari troverà il signor Trae Young. Playmaker classe 1998 di 185 cm di statura, pennella giocate da stratega napoleonico con la visione lucida di chi sa fare della penetrazione e del pick and roll le sue armi. C'è chi già lo paragona a mostri sacri quali Steve Nash e Wardell Stephen «Steph» Curry e le suggestioni sono tutto fuorché peregrine, perché sovente riesce a piazzare «bombe» direttamente dal logo di metà campo. Il carniere del team non finisce con lui. C'è una nidiata di imberbi che può accumulare gettoni d'esperienza fino a spaccare il salvadanaio del talento con esiti sfacciati. Tipo De' Andre Hunter, un nome da cantautorato poetico, un cognome da cacciatore, cestista di colore classe 1997, ala piccola di gran dinamismo: sa difendere e dai tre punti ne sbaglia pochi. Oltre a Cam Reddish, altro cecchino nel tiro da fuori, che dovrà a breve termine migliorare la sua tempra. Non scordando i nomi consolidati. Il centro Clint Ndumba Capela, passaporto svizzero, è aggressivo nelle stoppate difensive e buon funambolo nell'esecuzione degli alley-oop, la schiacciata effettuata in volo su lancio di un compagno che mira a canestro. Atlanta si è assicurata pure i servigi del serbo Bogdan Bogdanovic. I Sacramento Kings, sua ultima casacca indossata, avevano 48 ore di tempo per pareggiare l'offerta da 72 milioni di dollari in quattro anni giunta dagli Hawks, ma hanno rinunciato all'opportunità di trattenere il giocatore, che gode peraltro della stima di Giannis Antetokounmpo, stella indiscussa di Milwaukee. Nello scacchiere del suo nuovo club, Gallinari interpreterà il ruolo di sesto alle spalle di John Collins, forse uno degli uomini maggiormente migliorati nelle statistiche individuali della stagione trascorsa. Nell'arco di un'annata la sua media punti è decollata, passando da 10,5 punti a partita a 19,5. Quasi il doppio, a cui si aggiunge una media di 9,8 rimbalzi a match, a dispetto dei 7,3 della stagione 2018-2019. Indizi capaci di corroborare qualcosa di più di una sensazione: Atlanta può spaventare qualsiasi avversario, la compagine imbastita è in grado di fare della freschezza atletica un privilegio belluino. Sono, come si diceva, le ragioni del cuore, quelle che hanno spinto il nostro Danilo a scegliere un ambiente sportivo stimolante, conciliate con quelle della ragione, dunque con l'opportunità di godere dei frutti del proprio lavoro nella misura che ritiene opportuna. Con buona pace della vulgata corrente, forse pure di quella che vorrebbe pescare sempre più risorse dalle tasche di chi se le guadagna.
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