2018-10-08
Il fondo periferie? Serve per orti e pic nic
I sindaci protestano: quel miliardo e mezzo, ora bloccato, è indispensabile per sistemare i quartieri degradati. Ma è davvero così? Dallo skate alle app, ecco dove finirebbero i soldi. A Palermo l'urgenza è un campo da baseball. E a Isernia il museo emozionale. A Belluno sulla mediateca delle Dolomiti; a Carbonia su una serie di azioni immateriali (conferenze e master); a Siracusa su «dispositivi Beacon», cioè un'applicazione che dovrebbe servire come guida turistica. Ricordate l'Auditorium di Isernia? Fu uno dei grandi scandali delle celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia. Un progetto faraonico: maxi sala concerti, laboratori, uffici, una struttura gigantesca per una città di appena ventimila abitanti. Il piano iniziale prevedeva 5 milioni di spesa. Si gonfiò mese dopo mese, fino ad arrivare a 55 milioni. Lo Stato ne sborsò oltre la metà (30 milioni di euro, troppi), poi esausto disse basta. E chiuse i cordoni della borsa. L'Auditorium, che era stato considerato opera essenziale per le celebrazioni dell'unità d'Italia, fu parzialmente inaugurato nel 2012, quando queste ultime erano finite da un anno. Da allora pochi concerti, qualche evento, tante polemiche, un'attività a singhiozzo. I cittadini, che non l'hanno mai amato, l'hanno ribattezzato Cementorium. Basta guardarlo per capire perché.Ora la città di Isernia torna a bussare soldi alle casse dello Stato. Bisognerà pur completare l'opera, no? Se 30 milioni di euro non sono bastati, ora ne servono altri. E dove si vanno a prendere? Semplice: dal bando periferie. Ma sì: il famoso bando periferie. Proprio quello. Quello da un miliardo e mezzo di euro. Quello che fa tanto arrabbiare i sindaci. Quello che ha scatenato la protesta dell'Anci. Quello che ha spaccato il Parlamento. Quello che viene fuori in ogni talk show («Il governo ha tagliato i soldi alle periferie»). Lì dentro si trovano anche i soldi per «il completamento e la rifunzionalizzazione con adeguamento a fini culturali» dell'Auditorium di Isernia, come recita testualmente il nuovo progetto. Rifunzionalizzazione, sì: ma per farne che? Tenetevi forte: un museo emozionale.Ora: quando uno sente dire che arrivano i «soldi alle periferie» s'immagina di tutto, ma proprio tutto, ma non certo un museo emozionale a Isernia, non vi pare? Tanto più se si tratta di un museo emozionale che va a completare uno spreco, assai meno emozionale, che dura da oltre un decennio e che ha già succhiato via 30 milioni dalle nostre tasche. Il Comune si dice convinto che quest'opera, una volta completata, svilupperà in modo significativo il «turismo culturale», con migliaia e migliaia di persone che accorreranno da Roma e da Napoli (dove come è noto i turisti non sanno che fare e che vedere) per ammirare a Isernia il museo emozionale. Sarà. Ma almeno il museo non chiamatelo «Dalla preistoria al futuro». Viaggiare troppo nel tempo può far male. Meglio essere presenti. Almeno a sé stessi.La storia di Isernia, però, non è un caso isolato. Se si spulcia fra i progetti presentati dalle 96 città che stanno aspettando con ansia il miliardo e mezzo dello Stato, si scopre che molti di essi sembrano avere poco a che fare con il dramma delle periferie devastate. A Caltanissetta, per esempio, si punta su un'area pic nic; a Belluno sulla mediateca delle Dolomiti; a Carbonia su una serie di azioni immateriali (conferenze e master); a Siracusa su «dispositivi Beacon», cioè un'applicazione che dovrebbe servire come guida turistica. Attività interessanti, per l'amor del cielo: ma l'urgenza dei quartieri abbandonati? Prendete per esempio Palermo: con tutte le zone malandate di questa meravigliosa città, fra i progetti finanziati sapete che si trova? Un campo da baseball e la tettoia della tenenza Gdf di Cefalù. Con tutto il rispetto, sia per il baseball, sia per la tettoia delle Fiamme Gialle, ricorda un po' il famoso Johnny Stecchino di Roberto Benigni, quello che diceva: «Io so qual è il problema di Palermo. Il traffico». O il baseball.Eppure, quando si sentono i sindaci di ogni partito e i parlamentari dell'opposizione parlare in tv, sembra che il piano periferie sia un intervento organico e massiccio per risistemare definitivamente quartieri dimenticati ormai da troppi anni. Invece non è così: quel finanziamento da un miliardo e mezzo è sfarinato, polverizzato, sparpagliato in una pioggia di soldi che finiscono sulle rotatorie di Foggia, su quelle di Catanzaro, sulle cappelle votive di Caltanissetta, sulla biodiversità di Vibo Valentia, sulla resilienza urbana ad Ancona, sull'impluvio Gotrau di Aosta, sullo skate park di Biella, sulla «segnaletica aumentata» di Benevento, sugli orti didattici di Brindisi, sugli orti tematici di Caserta, sulle aiuole di Frosinone, sul marketing urbano di Arezzo, sull'Esselunga di Massa, su «Aosta recupera identità», e su «io sto con Zanni» a Pescara. Tutte cose buone e giuste, si capisce. In fondo stiamo tutti con Zanni e anche con l'Esselunga. Ma che dire, a Pisa, dello «studio di fattibilità sul multilinguismo degli spazi urbani»? Pensano davvero di sistemare così le nostre città? Per altro gli studi di fattibilità abbondano fra i progetti presentati. In effetti, più che interventi per rilanciare le periferie sembrano interventi per rilanciare gli studi di consulenza: ad Ancona si fa uno «studio specialistico per l'implementazione della resilienza urbana»; ad Aosta lo «studio di fattibilità per la sistemazione dello snodo via Clavalité/corso Ivrea»; a Matera lo «studio preliminare per il project financing dello stadio XXI settembre»; a Nuoro lo «studio di fattibilità per la costituzione di un sistema multifunzionale per l'elaborazione e la trasmissione della conoscenza»; a Potenza le «attività di pianificazione per la predisposizione di strumenti urbanistici innovativi di adeguamento alle politiche di rigenerazione urbana». Come supercazzola non sembra male, quest'ultima. L'unica cosa da capire è: con scappellamento a destra o a sinistra? Anche Milano, per dire, con tutti i problemi di periferie che si ritrova, ha presentato quattro progetti: il prolungamento di un metrò, un parco pubblico, un edificio scolastico (e fin qui tutto bene) e poi «lo studio di fattibilità relativo all'analisi dell'assetto idrogeologico finalizzato alla resilienza». Ora, con tutto il rispetto: non c'erano cose più urgenti che lo studio di fattibilità? Dell'assetto idrogeologico? Finalizzato alla resilienza? Alcune città come Pistoia e Siena riescono poi a inserire nel piano periferie persino il generico finanziamento dei «piani urbanistici e per la mobilità». Ma che vuol dire? Che se non ci fosse quell'intervento straordinario, quelle città rimarrebbero senza piani urbanistici? E senza piani per la mobilità? L'impressione è che i sindaci abbiano cercato di infilare dentro il bando periferie qualsiasi cosa avessero nelle mani in quel momento. Passa il treno dei soldi, guai a chi non lo assalta. Così il risultato è inevitabile: alcuni progetti sembrano destinati a far crescere le città. Altri soltanto a far crescere gli sprechi.A Bologna, per esempio, ha suscitato molte polemiche la decisione di inserire fra i lavori da finanziare la riqualificazione di un parcheggio multipiano, Giuriolo, che si trova oltre la Bolognina. Anch'esso, come l'Auditorium di Isernia, è un'opera incompiuta: realizzato per i campionati mondiali di calcio Italia 90, non è stato mai più utilizzato. L'idea di recuperarlo non è male, la zona in effetti è a rischio. Ma che decidono di farne? Una postazione di polizia? Un dormitorio? Una mensa? Un centro sportivo per i giovani? Macché: un archivio. Anzi, precisamente l'archivio delle pellicole di proprietà della Cineteca comunale «per il quale», spiegano in Comune, «bisogna trovare una sistemazione più funzionale dell'attuale».Capito il giochetto? Bisogna trovare una nuova sede alla Cineteca di Palazzo Accursio? Usiamo i fondi per le periferie. Dobbiamo dare un senso all'opera incompiuta di Isernia? Usiamo i fondi per le periferie. C'è da riparare la tettoia della tenenza di Cefalù? Usiamo i fondi per le periferie. C'è qualche rotatoria da fare (come se non ce ne fossero abbastanza) o qualche studio amico da far lavorare? Usiamo i fondi per le periferie. Uno studio di fattibilità non si nega a nessuno. E, per l'amor del cielo, è tutto meraviglioso, tutto regolare, tutto perfetto. Arrivo perfino a capire i sindaci che piangono sul miliardo e mezzo versato: di soldi ne hanno avuti così pochi in questi anni che qualche spicciolo fa sempre molto comodo a tutti loro. Ma non vengano a raccontarci che con quei quattrini e quei progetti si interviene seriamente sulle periferie. Perché sarebbe come credere che i problemi di Palermo sono il campo da baseball.ha collaborato Alessia Pedrielli