2025-11-28
Denatalità, la ricetta di Re Sergio: «Migranti, migranti, migranti»
Gli extracomunitari primeggiano nei reati, però Mattarella a un evento sulle nascite chiede che si parli dell’apporto «prezioso degli immigrati, che col loro lavoro contribuiscono al benessere della società».Sergio Mattarella ha scoperto che gli italiani sono a rischio estinzione. «I giovani sono pochi come mai prima», ha detto intervenendo agli Stati generali della natalità. Vero, tant’è che il governo ha varato un bonus da 1.000 euro per ogni bebè messo al mondo: peccato che i neonati abbiano questo vizio di vedere la luce solo dopo nove mesi e per metterli in cantiere a volte ne servano anche di più. Ma il tema dei figli non si esaurisce soltanto con l’una tantum. Serve un lavoro, occorre una casa a prezzi popolari, sono necessari i servizi, cioè asili nido, scuole materne, pediatri, eccetera.Tutte cose di cui negli ultimi trent’anni nessuno si è occupato, preferendo fare la guerra ai fascisti. Abbiamo bisogno di giovani, dice il capo dello Stato. Ma per attirare o evitare che i ventenni vadano all’estero bisogna anche fare largo ai giovani, ma se le caselle sono tutte occupate c’è poco da mettere sul piatto. Il presidente della Repubblica, che siede al Quirinale da dieci anni e promette di restarne altri quattro, cioè quando l’età sfiorerà gli 88 anni, è il primo che dovrebbe riflettere su queste cose.Ciò detto, l’uomo del Colle ha ammonito le forze politiche, spiegando che il decremento delle nascite, particolarmente grave nelle isole, nelle aree interne e nei comuni periferici «incide sui conti pubblici e sulla coesione». Ovviamente niente che non si sapesse: sono anni che si parla di spopolamento e di concentrazione nelle grandi città e l’Italia non è la sola a registrare il fenomeno. Tuttavia, il capo dello Stato non lancia solo l’allarme, dicendo che ai ragazzi manca un lavoro stabile, una casa e la possibilità di crearsi una famiglia, suggerisce anche le soluzioni: aumentare le retribuzioni. Un’idea che fino a ieri non aveva avuto nessuno e che, soprattutto, i datori di lavoro inspiegabilmente non avevano messo in agenda, sottoponendola all’esecutivo di Giorgia Meloni.Però Mattarella è speranzoso. Ieri, durante gli Stati generali della natalità, si è lasciato andare a qualche speranza, dicendo che «non siamo condannati al declino, perché il futuro è nelle nostre mani». Bene. Tutti contenti? Peccato che la ricetta del capo dello Stato sia riassumibile in uno slogan: «Più migranti per tutti». Mattarella ha infatti chiesto l’accoglienza per gli immigrati e le migliaia di stranieri che lavorano come colf e badanti. «Affrontare la natalità non è in contrapposizione con l’integrazione dei migranti e delle loro famiglie, che con il loro lavoro e la loro cura contribuiscono al benessere delle nostre comunità. Una società consapevole, che sa accogliere le persone, è una società più forte». Si può anche essere d’accordo con il presidente della Repubblica, a patto però che le persone da accogliere si facciano… accogliere. E purtroppo non è sempre così. E per rendersene conto è sufficiente sfogliare le pagine di cronaca. Non si tratta di accogliere, ma di togliere dalla circolazione i delinquenti. Prendete gli ultimi fatti accaduti a Tor tre teste, a Roma: una ragazza violentata da un branco di stranieri, che hanno circondato lei e il fidanzato e poi ne hanno abusato. I violentatori sono tutte persone… accolte. Ma non c’è solo la Capitale: a Gallarate un gambiano di 35 anni ha violentato una donna di 53, mentre a Sondrio un maliano di 24 anni, residente in un centro di accoglienza, ha stuprato e barbaramente picchiato una donna di 44. A Pisa un extracomunitario ha violentato una bambina di sei anni, mentre, a Brescia, un bengalese per il pm merita le attenuanti nonostante abbia stuprato una minorenne di 10. Poi ci sono anche le baby gang. A Milano il 20 per cento delle rapine, dei furti e delle aggressioni in strada è commesso da minori, il 70-80 per cento dei quali di origine straniera. E a proposito di ragazzini, sui social circola un video girato a Parma, in cui diversi giovani intonano «Parma è una città che sa di maranza: marocchini, nigeriani, tunisini, italiani, africani». Ovviamente nessuno si è indignato come quando quattro ubriachi una sera, sempre nella città emiliana, hanno intonato «camicia nera trionferà».Ciò detto, segnalo sommessamente uno studio del demografo Roberto Volpi, in cui si spiega che gli immigrati, una volta insediati nel nostro Paese, cominciano a fare meno figli. Scrive lo studioso: l’apporto sulle nascite da parte degli stranieri è tutto sommato piuttosto contenuto e da diversi anni in diminuzione. Insomma, gli immigrati non ci salveranno le pensioni, semmai qualche volte le rapinano.
Sullo sfondo Palazzo Marino a Milano (iStock). Nei due riquadri gli slogan dell’associazione Mica Macho