2021-10-26
Il foglio verde ha fatto già cilecca ma i suoi talebani ne chiedono di più
Vaccini «bucati», casi su: anziché dedurne che il certificato è inutile, ci raccontano che senza saremmo messi molto peggio.Indetto un nuovo corteo a Trieste. I camalli di Genova: «Test gratis pure ai vaccinati».Lo speciale contiene due articoli. A furia di celebrare «La Scienza» si è ottenuto un fantastico risultato: dopo la matematica, anche la logica è ridotta al grado di opinione. Il ragionamento che comincia a serpeggiare fra i talebani del vaccino è il seguente: «Aumentano i contagi, segno evidente che serve il green pass». Cristallino: il green pass è in vigore, ma i contagi salgono lo stesso, quindi serve più green pass. Non fa una piega… Nel mondo reale, dati alla mano, le cose stanno più o meno così. Abbiamo adottato la misura restrittiva più pesante del mondo, eppure i contagi ugualmente non si fermano. Il bollettino di ieri mostra che i nuovi casi sono 2.535 contro i 3.725 rilevati il giorno precedente (poiché veniamo dal fine settimana, però, i tamponi sono stati 222.385 contro i 403.715 di 24 ore prima). Il tasso di positività è giunto all'1,1% (+ 0,2%). Sono aumentati i ricoveri nei reparti «non critici» (106 in più, ma, di nuovo, parliamo di un dato domenicale, che potrebbe ragionevolmente sgonfiarsi nei prossimi giorni). Infine, i morti sono più o meno stabili (30 contro i 24 del giorno prima). Per farla breve: la situazione è sotto controllo, però i contagi sono in lieve crescita. Ovviamente, c'è chi sostiene che ciò dipenda dalla presenza di non vaccinati. Piccolo problema: i contagi avvengono anche nelle Rsa - dove operatori e ospiti sono tutti vaccinati - e pure tra il personale sanitario. Insomma, il green pass - come ampiamente prevedibile - non blocca la circolazione del virus. Il quale, probabilmente, continuerebbe a circolare anche se chiudessimo in casa tutti i no vax o se si raggiungesse il 100% di popolazione inoculata (cosa che molti esperti, negli ultimi mesi, hanno ripetuto). Tanto basterebbe a dimostrare l'inutilità del lasciapassare. Qualcuno, tuttavia, è pronto a gridare che «se non avessimo il green pass i contagi sarebbero molti di più». Ma davvero? E su quali basi? L'unico metro di paragone che abbiamo sono gli altri Stati Ue, i quali però presentano situazioni differenti. In Spagna ad esempio, in assenza di restrizioni, ci sono molti meno contagi che nel Regno Unito. Vogliamo utilizzare i britannici come riferimento? Bene, allora utilizziamoli per tutto, non solo per il numero dei contagi. Detto questo, sarebbe anche ora di ribadire che il numero dei positivi è un falso problema. Se questi aumentano ma il numero di decessi rimane sotto controllo, il dato dei ricoveri non cresce esponenzialmente e il sistema sanitario non è sotto pressione, significa che il problema è risolto. In teoria, coloro che considerano il vaccino «la soluzione al guaio Covid» (e non sono pochi), dovrebbero concordare: se tanti si contagiano ma pochi muoiono, abbiamo vinto. Purtroppo, la mente prigioniera della aberrante logica pseudo sanitaria rifiuta di accettare tale prospettiva. Da un lato i talebani parlano solo del vaccino, lo presentano come se fosse un rimedio sciamanico e non tollerano che si parli di cure. Dall'altro, però, sostengono che non basti decongestionare gli ospedali: bisogna fermare la circolazione del virus. La quale circolazione, però, non si ferma con il green pass. Capite bene che è un circolo vizioso capace di condurre alla follia anche i santi: proseguendo lungo questa strada, dall'emergenza non si uscirà mai. Se, come tanti dicono, i contagi sono destinati ad aumentare nelle prossime settimane, rischiamo di perdere la libertà, non di ritrovarla. Una via di uscita razionale potrebbe essere la seguente: smetterla di creare allarme sui contagi e concentrarsi su chi si ammala gravemente e muore, magari investendo ancora di più sulle cure, sia quelle ospedaliere (ad esempio i monoclonali) sia quelle domiciliari precoci (ad esempio il protocollo di Remuzzi). Questa prospettiva diventa ancora più sensata se si prendono in considerazione i numerosi dati sull'efficacia dei vaccini. Sul tema ci sono indicazioni a volte contrastanti, ma pare di capire che, nell'arco di qualche mese, la protezione vada scemando. Manco a dirlo, i talebani hanno la risposta pronta: «Bisogna fare subito la terza dose e inoculare anche i bambini!». Di fronte ad affermazioni simili, viene da chiedersi: fino a quando? Quanti richiami dovremo imporre? Abbiamo qualche certezza sull'efficacia? E sulle eventuali controindicazioni? Anche se tollerassimo di sottoporci a mille iniezioni, finché non accetteremo l'idea che le persone vanno curate (come previsto dalla Costituzione) continueranno a esserci morti. In ogni caso, se l'efficacia del vaccino cala, quella del green pass è del tutto inesistente: non protegge dal contagio né lo ferma; non aiuta il tracciamento, anzi forse lo danneggia. Soprattutto, non serve allo scopo per cui è stato creato, cioè dare forte impulso alla campagna vaccinale. Persino il Corriere della Sera domenica ha dovuto ammettere che, dopo un «rimbalzo di prime somministrazioni a ridosso del 15 ottobre», ora «il pass non spinge più le prime dosi». A scorrere i numeri, sembra che la violenta imposizione del lasciapassare abbia danneggiato la campagna vaccinale. Se si dovesse estendere a tutta la popolazione la terza dose, quanti saranno disponibili a sottoporsi al richiamo? E se, come alcuni suggeriscono, si arrivasse all'obbligo di inoculazione, non si tratterebbe forse di un clamoroso fallimento della carta verde? Se qualcuno fornisse risposte sensate a queste domande, saremmo pronti a ricrederci. Ma per ora la risposta è una sola: «Più green pass! Più vaccino!». Così la logica e l'intelligenza si spengono, in compenso il virus rimane lì. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-foglio-verde-ha-fatto-gia-cilecca-ma-i-suoi-talebani-ne-chiedono-di-piu-2655365810.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-antifascista-sala-vuole-i-manganelli-la-polizia-carichi-i-no-green-pass" data-post-id="2655365810" data-published-at="1635187818" data-use-pagination="False"> L'antifascista Sala vuole i manganelli. «La polizia carichi i no green pass» La storia ha senso dell'umorismo. Te ne accorgi quando Beppe Sala, quello che voleva la professione di fede antifascista da ogni aspirante sindaco di Milano, si mette a invocare i manganelli contro i no pass. Rei di aver congestionato, per 14 sabati consecutivi, il centro del capoluogo lombardo - ma come? Non erano una sparuta e imbelle minoranza? Ieri, a L'aria che tira, il primo cittadino meneghino ha lamentato che i manifestanti «non rispettano la regola d'ingaggio basilare, che è: si concorda il percorso. A questo punto diventano incontrollabili». E allora, «la polizia può fare una sola cosa: può caricarli». Peccato solo che quel tozzo di pane del prefetto, «lo capisco, non intende farlo». In un batter d'occhio, il sindaco «buono» getta la maschera: con i nemici, è lecito menar le mani e i bastoni. Randellate, ma arcobaleno. D'altronde, per citare un suo slogan invecchiato presto e male, «Milano non si ferma». E il passato della metropoli offre spunti pregevoli, quanto a repressioni: era stato Giuliano Cazzola, ad esempio, a ricordare il metodo Bava Beccaris. E pensare che, nel 2017, Sala se la prese con la Questura per un blitz in Stazione Centrale contro i clandestini, non concordato con l'amministrazione. Con quelli, guai a usare il pugno duro. Nel frattempo, le penne a rimorchio di Palazzo Chigi insistono con la demonizzazione di chi si oppone al super green pass. Ieri, sulla Stampa e su Repubblica, campeggiava l'«inchiesta sui “neonazi"», pizzicati proprio a Milano. E mescolati con l'ex Br Paolo Maurizio Ferrari. Di più: «La protesta potrebbe saldarsi con quella no global», mentre «la galassia anarcoinsurrezionalista, scavalcata dai neofascisti, cerca visibilità» (Il Messaggero). Nel dubbio su chi sia più spaventoso, si fa un cocktail «rossobruno» di tutti i Babau. Ormai, siamo oltre la semplice «onda nera». Nondimeno, il fronte delle piazze tiene botta. I portuali di Trieste hanno chiesto ai lavoratori «un altro sacrificio» e hanno indetto una mobilitazione per domani: un corteo - pacifico, raccomandano - fino all'Oleodotto Transalpino. E i loro colleghi di Genova, che ieri sono tornati a manifestare, hanno colto un punto politico sottile e arguto: invocando tamponi gratis per tutti, vaccinati inclusi, hanno rivendicato lo stesso privilegio che Mario Draghi riserva a sé stesso. Quando il premier introdusse il primo decreto sul lasciapassare verde, infatti, alcuni notarono la stridente contraddizione: l'ex banchiere pontificava sul fatto che la card offrirebbe «la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose», solo che al contempo imponeva ai giornalisti, radunati per la conferenza stampa, anche se inoculati con la doppia dose, un test negativo. Stessa precauzione che si continua a prendere negli ospedali. E allora, perché agli altri lavoratori dovrebbe bastare l'assicurazione fragile, se non farlocca, derivante dall'uso di farmaci che non hanno potere sterilizzante? All'alba di ieri, circa 200 camalli della città della Lanterna, aderenti al sindacato Usb, hanno interdetto il varco di San Benigno ai mezzi pesanti, e chiuso il passaggio Albertazzi al traffico in entrata. Josè Nivoi, dirigente Usb, ha insistito sui test gratuiti per chiunque acceda allo scalo, «camionisti compresi». Il coordinatore regionale del sindacato, Maurizio Rimassa, ha tuonato: «Il green pass, così com'è concepito, è discriminatorio e divisivo, ma la nostra è una battaglia rivolta contro l'insieme delle politiche del governo Draghi». Posizioni dure ma ragionevoli, lontane da derive no vax: «Consideriamo il vaccino», ha anzi ribadito Rimassa, «una misura fondamentale per la lotta alla pandemia». Tendano le orecchie quelle tv che, sulla scorta di Draghi, per l'accesso ai salottini catodici, dai quali gli opinionisti sparano a zero sul popolaccio complottista, prescrivono tamponi negativi universali. Che strano: proprio i pasdaran dei vaccini, a stringere, di questi vaccini sembrano non fidarsi per niente.